Cronaca

Cosa succederebbe in Italia se i cittadini fermassero con la forza un presunto terrorista

si puo sparare a un terrorista

PAOLO MANZO / NURPHOTO 

Antiterrorismo Italia (Afp) 

L’attacco compiuto venerdì da Usman Khan a Londra è costato la vita a due persone ma il bilancio non è stato più pesante solo perché i cittadini sono intervenuti per neutralizzare il terrorista islamico prima che avesse il tempo di colpire ancora.

Oggi vengono celebrati come eroi – anche se uno di essi è un ergastolano in libertà vigilata, condannato per aver ucciso una ragazza disabile. Certo il fatto che Khan sia entrato in azione in una sala in cui era in corso una conferenza sul recupero dei criminali violenti e che proprio di individui abitati alla violenza fosse circondato ha fatto sì che fosse praticamente neutralizzato prima dell’arrivo dei poliziotti, ma cosa sarebbe successo in Italia se un gruppo di cittadini avesse deciso di pestare a sangue un sospetto terrorista e gli agenti lo avessero poi finito a colpi di pistola? 

Ne abbiamo parlato con Carlo Biffani, esperto di sicurezza e autore di un manuale su come comportarsi in caso di attacco terroristico

“Alla luce di quanto accaduto a Londra, la prima cosa che appare evidente riguarda il fatto che la figura dell’attentatore era certamente fra quelle necessarie del maggior livello di attenzione che sia possibile esercitare da parte del sistema di difesa e di protezione di una nazione.  Si è trattava di un soggetto estremamente pericoloso al quale in nessun modo è stato impedito di circolare liberamente, di recarsi ad un congresso nel quale si discuteva di argomenti di criminologia e di iniziare il suo attacco da lì, fino a protrarlo successivamente in un luogo simbolo quale è il London Bridge, teatro peraltro, poco tempo fa, di un attacco dalle analoghe motivazioni”.

Ma a prescindere da queste considerazioni, non è frequente che i cittadini si difendano senza attendere l’arrivo della polizia 

Sono da sempre un convinto assertore della necessità di enfatizzare il concetto di resilienza applicato a situazioni di difesa quali quelle in cui ci si può venire a trovare nel caso si capiti nel bel mezzo di un attacco terroristico. Ma malgrado io sia totalmente convinto della necessità di fare in modo che coloro i quali si trovano a stretto contatto con l’assalitore applichino principi di autodifesa e ragionino, se ne hanno il modo, anche in termini di contrasto della minaccia, ribadisco, laddove possibile, resto dell’idea che in circostanze come quelle di Londra il nostro sistema giudiziario, avrebbe contemplato l’ipotesi di incriminare per una serie di reati chi ha solo cercato di difendersi

Quindi bisognerebbe pensare alle conseguenze penali delle proprie azioni prima di difendersi da un terrorista?

Tanto i cittadini che avessero tentato con l’uso della forza di fermare l’assalitore e lo avessero bloccato in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine, quanto gli stessi agenti si sarebbero trovati indagati per ipotesi di reato gravissime. Mi chiedo anche, conseguentemente a quanto accaduto a Londra, quale avrebbe potuto essere il comportamento dei nostri poliziotti di fronte alla necessità di fare fuoco contro una persona disarmata e ferma a terra, senza pensare prima di tirare il grilletto alle azioni giudiziarie che sarebbero inevitabilmente seguite

Ma Khan aveva indosso un giubbotto esplosivo, anche se poi si è rivelato finto…

In pochi secondi gli agenti inglesi hanno dovuto decidere di sparare a una persona a terra, soltanto perché sospettavano che potesse quindi farsi saltare in aria, agendo in maniera letale unicamente, varrà la pena ribadirlo, sulla base di un sospetto. Le nostre forze di polizia, e in special modo gli uomini delle squadre antiterrorismo hanno tutte le capacità tecnico-operative per intervenire in maniera adeguata e per porre fine ad una simile minaccia. Temo però che un “vulnus” potrebbe essere rappresentato dalla consapevolezza che, già nelle ore immediatamente successive alla eliminazione del pericolo, seguirebbero ineluttabilmente – come previsto dal nostro ordinamento – una serie di azioni che vedrebbero i protagonisti quantomeno iscritti nel registro degli indagati, sospesi dal servizio e dallo stipendio, ed in balia di tribunali e di spese processuali che dovrebbero affrontare da soli, negli anni a seguire. 

Quindi un processo invece che la celebrazione dell’eroismo?

Sono sicuro del fatto che noi tutti ben si comprenda come questo tipo di “vulnerabilità tecnico giuridica” sia assolutamente e totalmente inconciliabile con la drammaticità della situazione che viviamo e con la violenza delle azioni che costoro portano a compimento ai danni di civili inermi. La minaccia terroristica e questo genere di episodi, vuoi per fenomeni direttamente correlati al jihad che per semplici motivi di emulazione, non saranno destinati ad esaurirsi nel breve periodo. Per questo credo che sia necessario, anzi indispensabile, ragionare sulla possibilità di modificare alcuni passaggi essenziali dal punto di vista delle garanzie da riconoscere a chi interviene in circostanze simili, per fare in modo di non disincentivare la volontà dei singoli cittadini e soprattutto per non porre le forze dell’ordine in condizione di non poter fare ciò che va fatto

Cioè sparare a un uomo immobilizzato a terra?

Nessuno, che sia un privato cittadino o un poliziotto,  che abbia agito secondo logica e in maniera adeguata e proporzionale – secondo i principi che ispirano anche la norma sulla Legittima Difesa – deve doversi preoccupare delle conseguenze penali del proprio gesto e della propria azione. Rischieremmo altrimenti di fare in modo che ragionamenti di carattere speculativo ostacolino la successione delle azioni necessarie a contrastare ed eliminare la minaccia rendendo vana la tempestività della risposta, il coraggio dei singoli e la preparazione delle nostre forze di polizia.

E il fatto che un terrorista condannato fosse libero di circolare per Londra?

Il primo ministro inglese Johnson ha sottolineato come esistano falle inaccettabili nel sistema, se un soggetto così pericoloso può usufruire di uno sconto di pena e dopo la metà del periodo di detenzione prevista possa uscire ed essere libero di colpire. Sorprende poi che a mostrare un simile livello di inadeguatezza sia il sistema di sicurezza del Regno Unito, ritenuto da molti ed a ragione, all’avanguardia rispetto ad approccio, modalità di controllo e di prevenzione dei crimini.​

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