Il 3 ottobre è il giorno della memoria e non solo per Lampedusa, teatro cinque anni fa del naufragio in cui morirono 368 migranti. Almeno venti i dispersi; i superstiti furono 155, di cui 41 minori, quasi tutti non accompagnati. Il barcone era a mezzo miglio dall’isola, a un soffio dalla salvezza, quando un incendio acceso a bordo a mo’ di segnalazione per chiedere aiuto, lo fece colare a picco. Si parlò allora della più grande tragedia di questo tipo avvenuta nel Mediterraneo. Di lì a poco, e poi nei mesi e anni successivi, seguirono altri drammi immani. Si fece appello all’Unione europea fin colpevolmente assente, con Lampedusa e l’Italia lasciate sole.
Sommario
Memoria e accoglienza
Anche quest’anno Lampedusa è al centro di molte iniziative promosse dal Comitato 3 ottobre, nato con l’obiettivo di far riconoscere tale data come “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” a livello nazionale ed europeo. Oggi è una realtà ben più ampia con il compito di trovare soluzioni all’apertura di corridoi umanitari e di attivare sistemi d’ingresso legali per i migranti che fuggono da condizioni disumane e disagiate. Svolge inoltre azioni di ‘advocacy’ presso le istituzioni italiane ed europee e promuove attività di sensibilizzazione e didattiche.
Mercanti di uomini
Nel settembre dell’anno scorso è divenuta definitiva la condanna a 30 anni di reclusione inflitta a Elmi Mouhamud Muhidin, il giovane somalo accusato di essere uno dei trafficanti che organizzarono la tragica traversata, contestandogli i reati di tratta di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, associazione a delinquere e violenza sessuale. L’imputato è stato incastrato da un gruppo di superstiti del naufragio che lo ha riconosciuto tra gli ospiti del centro di prima accoglienza di Lampedusa, dove era giunto con un altro barcone qualche giorno dopo la tragedia del 3 ottobre.
I sopravvissuti hanno raccontato storie terribili di sequestri in pieno deserto: l’associazione criminale di cui Muhidin faceva parte, e nella quale aveva “compiti operativi”, ha scritto la Cassazione nella sentenza, ha messo a punto il “sequestro a scopo di estorsione” e poi la “tratta di 130 eritrei intercettati nel deserto tra il Sudan e la Libia, rinchiusi in un immobile fino al pagamento della somma di 3 mila euro” versati dai loro familiari su conti correnti indicati dai trafficanti.
I migranti, ha argomentato ancora la Cassazione, sono stati “tenuti in uno stato di soggezione continuativa”, “sotto la minaccia di armi da fuoco fino al loro imbarco dalla Libia verso l’Italia”: nel corso della “restrizione nella casa”, circa 20 donne eritree “erano state costrette, con la cooperazione dell’imputato, a subire atti sessuali”.
I corpi dei naufraghi di Lampedusa
Mare Nostrum
Il 14 ottobre 2013, undici giorni dopo la tragedia, l’allora ministro dell’Interno, Angelino Alfano, diede l’annuncio: “Abbiamo dato il via all’operazione Mare Nostrum”. Lo sforzo economico, spiegò, “con cui il governo italiano si propone di dare una risposta all’emergenza immigrati nel Mediterraneo, e per cui occorreranno circa 1,5 milioni al mese, non richiederà ulteriori coperture economiche”. Alfano era convinto dell'”effetto deterrenza sui mercanti di morte” per “l’azione esercitata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura con l’arresto degli scafisti e il sequestro delle navi”.
Dove è l’Europa?
Inizio’ presto il pressing sull’Europa perché si facesse carico di un’operazione che con quelle modalità e quei costi, avvertì Alfano, “non poteva durare all’infinito. “Chiediamo che ‘Mare nostrum’ diventi un’operazione europea. E che nel grande summit euro-africano di marzo scatti un efficace piano di aiuti e prevenzione”, dichiarò ad ‘Avvenire’ – era il 25 ottobre di quel 2013 – il ministro della Difesa dell’epoca, Mario Mauro, sintetizzando le proposte avanzate nella lettera scritta con il ministro degli esteri Emma Bonino all’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e le politiche di sicurezza Catherine Ashton, “è un enorme dispiegamento di forze quello “messo a disposizione per contrastare il traffico di esseri umani”.
“Dall’inizio dell’operazione Mare Nostrum sono stati soccorsi e salvati 1.800 migranti che rischiavano di morire durante il viaggio. Il check point Lampedusa – ricordo’ Mauro – è il confine dell’Europa, e la nostra richiesta di collaborazione non è uno scaricabarile, ma un’assunzione di responsabilità finalizzata proprio a salvare vite umane”. L’Ue mise poi faticosamente in campo altri dispositivi di ricerca e soccorso in mare, ma quelle parole pronunciate cinque anni fa, restano ancora un tema attualissimo.
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