Cronaca

Storia breve di Domenico Lucano e del Modello Riace, la via alternativa per i migranti finita sotto accusa

Storia breve di Domenico Lucano e del Modello Riace, la via alternativa per i migranti finita sotto accusa

Sono le prime luci dell’alba quando i finanzieri del Gruppo di Locri bussano alla porta di Domenico Lucano, sindaco di Riace, per consegnargli l’ordinanza di custodia cautelare su ordine del Gip del tribunale locrese, che ne dispone gli arresti domiciliari per lui e il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem. Accusa: favoreggiamento dell’immigrazione.

“La misura cautelare – si legge in una nota – rappresenta l’epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico”.

Storia breve di Domenico Lucano e del Modello Riace, la via alternativa per i migranti finita sotto accusa

 Il sindaco di Riace Domenico Lucano (Afp)

Le accuse

Nome in codice dell’operazione: “Xenia” che paradossalmente in greco antico è una parola che si riferisce proprio al concetto di ospitalità. Sempre secondo la nota firmata dal magistrato “è emersa la particolare spregiudicatezza del sindaco Lucano, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell’organizzare veri e propri ‘matrimoni di convenienza’ tra cittadini riacesi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”.

Secondo la guardia di finanza, Lucano e Tesfahun avevano “architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia”.

Il modello Riace

Ma Domenico Lucano è anche l’uomo che ha inventato il “modello Riace”, un metodo di gestione dell’accoglienza cui eco è rimbalzato in tutto il mondo, arrivando perfino alle orecchie della rivista Fortune, che nel 2016 lo inserisce nella lista dei 50 leader più influenti al mondo.

Ma in cosa consiste il “metodo Riace”? Non è altro che una sorta di riciclo (ovviamente inteso nella sua declinazione più nobile), il riutilizzo dell’enorme risorsa umana derivante dai drammatici sbarchi sulle coste italiane. La trasformazione di un problema in una soluzione.

I migranti a Riace smettono di essere un peso per diventare motore di un’economia moribonda; non vengono ospitati in casermoni fatiscenti o in quei famosi hotel facile argomentazione di una certa parte, ma in case abbandonate di un borgo diventato presto una meravigliosa oasi di interculturalità.

“Borse di lavoro” e autosufficienza economica

Il metodo Riace è geniale proprio nella gestione socioeconomica dei migranti, resi cittadini impegnati e produttivi. I 35 euro procapite destinati al sostentamento di profughi e richiedenti asilo vengono trasformati in cosiddette “borse lavoro” che vengono girate a cooperative, di cui fanno parte anche riacesi, che danno la possibilità a questi uomini e donne di imparare un mestiere che gli assicuri un piccolo stipendio. Si è creata anche una rete di esercizi commerciali convenzionati che permette ai migranti di provvedere personalmente con quello stipendio alle spese domestiche.

Storia breve di Domenico Lucano e del Modello Riace, la via alternativa per i migranti finita sotto accusa

Riace paese dell’accoglienza (foto twitter)

La moneta alternativa

Il metodo funziona talmente bene ed è talmente coinvolgente che molti di loro decidono di proseguire la loro vita lì, in una zona sempre più abbandonata dai nativi, e così facendo anche la convivenza con i riacesi è pacifica e l’integrazione totale. Ma quei soldi necessari ad alimentare il motore di questa macchina arrivano con ritardi sempre più significativi e il sindaco Lucano, detto anche “Mimmo ‘u Curdo”, fa nuovamente di necessità virtù inventandosi una moneta locale virtuale, spendibile solo a Riace, fatta di banconote raffiguranti il volto di personaggi come Peppino Impastato, Che Guevara o il Mahatma Gandhi, ma si tratta di un equilibrio precario, i soldi continuano a non arrivare.

“Questo sistema – dichiara Lucano a maggio – è stato accettato per i primi cinque anni. Adesso dal Servizio centrale del sistema protezione (Sprar) ci hanno congelato oltre 700 mila euro. Noi non ce la facciamo più a sopportare l’onere economico e da tempo tutto va avanti soltanto grazie a queste banconote”.

Come ha scritto Agi allora: “Il modello finanziario sin da subito fece il giro del mondo ma adesso anche questo è finito tra gli argomenti presi in esame dalla Procura di Locri, che dallo scorso ottobre indaga sul sindaco Mimmo Lucano per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Tra le accuse c’è la mancata rendicontazione di alcune spese, ci sono i contratti con operatori e mediatori culturali, i rapporti con le associazioni locali e perfino il mancato pagamento delle imposte sulle carte d’identità”. Le indagini, che i più incalliti dietrologi considerano architettate ad hoc per fare a pezzi un modello che dimostra come un’integrazione salutare sia non solo possibile ma anche assolutamente efficace, fanno si che Riace venga esclusa dal saldo Sprar per più di un anno e a niente serve lo sciopero della fame messo in atto da Lucano il 2 agosto scorso.

La solitudine del numero Zero

Inevitabili anche gli scontri con Salvini, che appena nominato Ministro dell’Interno, in un video destinato ai calabresi (che lo hanno eletto senatore), definisce il sindaco di Riace “uno zero”. Ma Mimmo ‘U Curdo non fa una piega e risponde sereno: “È vero che appartengo alla classe degli ultimi, praticamente zero. In tutti questi anni abbiamo unito le nostre debolezze con tanti altri disperati di ogni parte del mondo. Abbiamo condiviso un sogno di una nuova umanità libera dalle mafie, dal razzismo, dal fascismo e da tutte le ingiustizie”.

Matteo Salvini è intervenuto immediatamente dopo la dopo la notizia dell’arresto, che tramite social ha commentato così: “Arrestato il sindaco di #Riace per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Accidenti, chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati! Io vado avanti. #portichiusi #cuoriaperti”.

Pronta la replica di Giuseppe Civati: “Un ministro indagato per sequestro di persona aggravato che festeggia per i reati contestati a quello che lui stesso ha indicato come suo nemico politico. La vergogna non ha limiti”.

La difesa di Saviano

Il riferimento del Ministro dell’Interno a Saviano non è casuale, perché anche il giornalista napoletano ad agosto ha fatto visita al piccolo borgo di Riace e ne rimane estasiato, invitando proprio Salvini ad andare a visitarlo, cosa che non avverrà mai. Oggi anche Roberto Saviano commenta dal suo profilo Facebook l’arresto di Lucano, ma in maniera opposta, chiaramente, a Salvini, ricordando che “la verità è che nelle azioni di Mimmo Lucano non c’è mai finalità di lucro, ma disobbedienza civile. […] Disobbedienza civile: questa è l’unica arma che abbiamo per difendere non solo i diritti degli immigrati, ma i diritti di tutti. […] e se il Ministro della Mala Vita, Matteo Salvini, ha subito individuato in Mimmo Lucano un nemico da abbattere, il Pd non ha mai compreso che se davvero voleva ripartire da qualche parte per ritrovare un barlume di credibilità (ora è troppo tardi), avrebbe dovuto farlo da Riace, da Mimmo Lucano. E invece Mimmo è solo, e la Bossi-Fini è ancora lì a inchiodare, a bloccare chiunque decida di accogliere e di salvare vite. Legge-obbrobrio, frutto del peggiore berlusconismo, ma che nessun governo ha osato cambiare. Mimmo Lucano lotta contro una legge iniqua, e lotta da solo. […] Vi sembra possibile che il problema della Calabria, terra di narcotraffico e corruzione criminale, sia l’immigrazione? Mimmo Lucano è stato arrestato anche per “fraudolento affidamento diretto della raccolta rifiuti” eppure mai si legge negli atti della Procura di Locri che abbia agito per guadagno personale, anzi, si sottolinea il contrario. Mi domando di quanti amministratori si possa dire lo stesso. […]il problema del Paese deve necessariamente essere l’immigrazione, deve essere Mimmo Lucano, che invece ci stava mostrando la soluzione, ovvero come rendere virtuose accoglienza e integrazione. Il razzismo usato come arma di distrazione di massa. Questo governo, attraverso questa inchiesta giudiziaria, […] compie il primo atto verso la trasformazione definitiva dell’Italia da democrazia a stato autoritario. Con il placet di tutte le forze politiche.”

Una fiction rimasta nel cassetto

Su Mimmo ‘U Curdo, eletto sindaco di Riace dal 2004 e arrivato al terzo mandato, nonché terzo classificato nel 2010 nella World Mayor, un concorso mondiale organizzato dalla City Mayors Foundation che a cadenza biennale stila la classifica dei migliori sindaci del mondo, è stata girata anche una fiction Rai dove ad interpretarlo, manco a dirlo, è il camaleontico Beppe Fiorello.Una fiction girata proprio tra le viuzze di Riace che sarebbe dovuta già andare in onda a febbraio ma che viene regolarmente rimandata, tanto da aver fatto arrabbiare l’attore siciliano che su Twitter il mese scorso commentava così: “Non è la prima volta che una mia #fiction viene bloccata, anni fa le #foibe, il governo di allora non gradì, poi la storia di #graziellacampagna, l’allora Min. della Giustizia si indignó, ora #Riace, bloccata perché narra una realtà e nessuno/a dei miei colleghi si fa sentire”.

Ma la Rai con una nota ufficiale negò qualsiasi accusa di censura: “Non esiste alcun blocco della messa in onda. La fiction è stata semplicemente sospesa dal palinsesto in quanto, come da tempo è noto, al sindaco Lucano è stato recapitato un avviso di garanzia da parte della Procura di Locri per alcuni presunti reati collegati alla gestione del sistema di accoglienza. Non appena la magistratura comunicherà le sue decisioni finali in merito all’indagine, il Servizio Pubblico adotterà i provvedimenti conseguenti”.

L’impressione è quella di un cane che si rincorre la coda. Oggi anche Rosario Fiorello, sempre tramite Twitter abbraccia virtualmente il sindaco che ha interpretato: “Crederò in te più di prima. Qualcuno si porterà sulla coscienza la vita di un uomo straordinario, io lo so che Mimmo non sopporterà questa vergogna, ora cerco parole per difenderlo ma mi rendo conto che non va più difeso, va amato come lui ama il prossimo”.

Due ore dopo torna sull’argomento invocando persino l’intervento di Papa Francesco: “Siamo tutti in pericolo, punto. Il sindaco #domenicolucano è stato arrestato per aver accolto non per aver favoreggiato, allora #arrestatecitutti. @Pontifex_it a lei la parola, la spieghi lei a questa politica la differenza tra accogliere i bisognosi e favorire le mafie”.

“Il mio è un messaggio di umanità”

Anche Lucano a suo tempo commentò la scelta della sospensione della fiction e lo fece così: “Sono assolutamente rispettoso delle decisioni che saranno prese dalla magistratura, così come rispetto le decisioni della Rai in merito alla fiction. Non riesco però a capire quale sia il collegamento tra il programma e l’esito dell’inchiesta. In ogni caso – conclude il sindaco – quello che viene da Riace, con la nostra esperienza di accoglienza realizzata in un paese povero e abbandonato dell’interno della Calabria che grazie ai migranti è rinato e si è risollevato dallo spopolamento, è un messaggio di umanità che può essere preso come esempio da tutti e può essere replicato in qualsiasi altra parte del mondo, se solo si ha la volontà di farlo e se si è spinti da un vero senso di altruismo e di solidarietà”. 

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