Cronaca

Caso procure: Palamara, estraneo a gravi ipotesi accusa

Caso Procure Palamara 

“La mia scelta è quella di difendermi nel processo per dimostrare la mia totale estraneità alle gravi ipotesi che mi vengono contestate”. È quanto afferma, in una nota, il pm di Roma Luca Palamara, già componente del Csm, indagato a Perugia per corruzione.  “Questa mattina – fa sapere Palamara – per il tramite dei miei legali, ho depositato una articolata memoria difensiva, corredata di documenti, per dimostrare che la notizia del mio procedimento penale a Perugia era già nota all’interno del mio ufficio ma soprattutto che i viaggi e i regali sono stati da me direttamente pagati”. 

“Non ho mai ricevuto favori e non ho mai preso la somma di 40 mila euro”, ribadisce Palamara. Tra i documenti che il pm, attraverso il suo difensore, ha messo a disposizione degli inquirenti umbri c’è anche “il verbale del plenum del Csm relativo alla nomina del procuratore di Gela dal quale risulta che il dottor Giancarlo Longo (all’epoca pm a Siracusa, ndr) non ha ricevuto nemmeno un voto”. Secondo la procura di Perugia, quei 40 mila euro sarebbero stati il compenso a Palamara per portare a termine quella nomina, mai in realtà andata in porto.

 “Voglio dimostrare che non sono e non sarò mai un corrotto e che non sono mai stato eterodiretto da nessuno nelle mie scelte. Chiedo però – prosegue la nota – che il mio nome non venga strumentalizzato per qualsiasi vicenda. Non sono mai stato collaterale a nessun partito politico e mai ho svolto incarichi fuori ruolo di diretta dipendenza dalla politica. Non ho mai messo in discussione il mio rispetto per la carica istituzionale del vicepresidente del Csm e più in generale delle prerogative dei singoli consiglieri”.

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