Cronaca

I due magistrati siciliani che si contendono la Procura di Roma

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La nomina del nuovo procuratore di Roma rischia di trasformarsi in un ring senza esclusione di colpi. Un piccolo tuffo nel passato, quando all’ufficio venne affibbiata l’etichetta di “porto delle nebbie” per l’alto numero di inchieste insabbiate o archiviate. Tra i papabili ci sono due siciliani che spesso hanno incrociato le loro carriere ma adesso, dopo alcuni esposti anonimi, la successione all’ex capo Giuseppe Pignatone (in pensione dall’8 maggio) interseca anche un’indagine della Procura di Perugia, che ha la competenza per le indagini sui magistrati romani.

La notizia è emersa a pochi giorni dalla votazione della quinta commissione Incarichi Direttivi del Csm che giovedì scorso si era conclusa con 4 voti per Marcello Viola (attuale procuratore  generale a Firenze) e uno a testa per Francesco Lo Voi (capo della Procura di Palermo) e Giuseppe Creazzo, attuale procuratore capo di Firenze. I pm di Perugia ipotizzano un “patto” tra il magistrato Luigi Palamara, ex presidente Anm, e il collega Cosimo Maria Ferri, al momento in aspettativa e attuale deputato Pd, per decidere a tavolino la nomina del procuratore capo di Roma.

L’episodio è emerso ai margini di un fascicolo noto dallo scorso settembre in cui recentemente Palamara è stato iscritto nel registro degli indagati, per l’ipotesi di corruzione a causa dei suoi rapporti con un lobbista arrestato nel febbraio 2018.

“Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti”, ha detto ieri Palamara in una nota stampa. “Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato”, ha aggiunto e “mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte e in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti”.

Tra gli elementi raccolti dal Gico della Guardia di Finanza ci sarebbero le prove di un asse tra Palamara (leader della corrente Unicost e già presidente dell’Anm e consigliere del Csm) e Ferri (ex segretario di Magistratura indipendente) per “assumere il controllo degli equilibri e delle maggioranze del Consiglio e stracciare, riscrivendolo, l’accordo già “fatto” che vuole tutte le correnti pronte ad appoggiare per la successione a Pignatone il procuratore di Palermo, Franco Lo Voi”, dicono fonti del Csm citate da Repubblica. Secondo cui Il ribaltone vedrebbe avvantaggiato “il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, magistrato per bene, a sua volta espressione della corrente di Magistratura indipendente e ritenuto dalla coppia caratterialmente controllabile”.

“L’appoggio al tradimento di Lo Voi e il consenso della sua Unicost alla nomina di Viola – scrive Repubblica a proposito di Palamara – gli garantiranno un posto da Procuratore aggiunto a Roma”. La nomina di Lo Voi per mesi è stata data per certa dagli addetti ai lavori, soprattutto prima che Viola venisse prosciolto dal Tribunale di Caltanissetta da un’indagine partita proprio dalla Procura di Palermo. Al magistrato, che all’epoca era a capo della Procura di Trapani, venne contestata l’acquisizione informale di alcuni verbali resi da un collaboratore sui contorni della latitanza di Messina Denaro. La Procura di Caltanissetta chiese l’archiviazione per “insussistenza del reato” mentre il magistrato Teresa Principato, poi condannata a 40 giorni per “rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale”, definì tutte le indagini partite da Palermo come “un atteggiamento persecutorio”. 

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