Cronaca

Viviamo in una società sempre più “self-service”

societa servizi self service


ARTUR WIDAK / NURPHOTO

Gli stili cambiano. E si adattano alla società in continua e rapida trasformazione. E in che direzione va? Va verso la formula self service. Che è un po’ la società fai-da-te. Non basata sull’arte dell’arrangiarsi, ma che non ha bisogno del servizio, ovvero non ha bisogno di “esser servita”. E in caso di crisi economica, come quella che stiamo vivendo ormai da più di un decennio, dopo il crollo del 2008, pertanto basata sulla necessità di risparmiare, sta diventando una vera e propria tendenza.

In principio fu il benzinaio

Avevano cominciato i distributori, per risparmiare sul personale erogatore alle pompe di benzina. Self service e servito. Due tipi di servizio, due diversi prezzi, dove la benzina al self service costa meno. Non c’è il costo della manodopera di chi deve alzare la pompa e infilarla nel serbatoio. Il self service in principio erano solo per il servizio notturno, ma poi hanno preso piede e si sono diffusi anche di giorno. Risultato? Che il 70% degli italiani sceglie mediamente il self service per rifornirsi di carburante, dai 10 euro di benzina al pieno del serbatoio, con punte che arrivano anche all’85% pur di risparmiare. E in alcuni casi il differenziale rispetto al “servito” può arrivare fino a 30 centesimi al litro.

La merenda fai-da-te  

Piccoli o grandi centri, ce siano, stanno prendendo sempre più piede, ad esempio, i self service di bibite, spuntini, pasticceria mignon. Con tanto di macchinette collocate nelle strade, all’aperto, ma in appositi spazi ricavati in stanze senza porte o sotto i porticati.

Viaggiare in velocità

Anche negli aeroporti, il check-in è sempre più self service. E stando sempre in ambito voli e aeroporti, in quello di Brindisi – per esempio – è stata stata installata una macchinetta per “viaggiatori sbadati”, che eroga slip e calzini in caso di emergenza per chi all’ultimo, prima di imbarcarsi, si accorge di non aver completato bene la propria valigia con tutto l’occorrente per il ricambio. E l’iniziativa, frutto dell’idea di un imprenditore locale specializzato in camicie e cravatte, ha avuto un largo successo.

Il parrucchiere

Così come sempre più successo hanno le lavanderie self service, a gettone o con contante. Da ultimo, c’è anche la parrucchiera self service. Un servizio dai prezzi imbattibili, in grado di competere anche con i saloni dei parrucchieri cinesi, fenomeno arrivato direttamente dalla Spagna qualche anno fa, nel 2013, e approdato a Milano dove hanno già avviato la loro attività “in proprio” una cinquantina di negozi.

Sorto per far fronte all’impatto della crisi economica, che ha spinto l’80% delle donne a farsi la tinta a casa, il Salone Self Service punta direttamente a unire i vantaggi economici a quelli più pratici del farsi applicare il colore dal parrucchiere con shampoo, maschera e piega self service a un prezzo complessivo che si aggira intorno ai 15 e non di più.

I locali self-service
 

Ma al di là degli esercizi self service della ristorazione, ora l’ultima tendenza sono i locali self service, come lo possono essere le enoteche o le paninoteche, certi negozi di prodotti commestibile a carattere artigianale. Dove il cliente entra, si siede al tavolo, si guarda intorno, si sceglie e si prende dalle scaffalature in bella vista la bottiglia di birra o di vino che più gli aggrada, va al bancone per ordinare il piatto di affettati o formaggi che più lo ingolosiscono e quando il piatto è pronto se lo va a prendere e se lo porta al tavolo.

Non c’è pertanto fisicamente il servizio al tavolo, non c’è il prezzo relativo sullo scontrino e il vantaggio è duplice, per il cliente che paga al netto e per il titolare dell’esercizio che non deve assumere personale o coinvolgere famigliari, parenti amici perché gli diano una mano. Poi ci sono i casi in cui il self service più che una tendenza al risparmio sono una scelta obbligata perché l’esercizio non ha l’autorizzazione o la licenza per la somministrazione diretta delle pietanze in base alla legge apposita.

Le nuove formule
 

Tuttavia questo settore, detto anche della neo-ristorazione, si differenzia da quella commerciale e tradizionale per alcune nuove “formule” tra loro molto diversificate che si presentano anche flessibili e agili nell’organizzazione di base, con meno manodopera e uno spiccato orientamento ad aderire alle richieste e alle necessità del mercato. Del settore della neo-ristorazione, ad esempio, fanno parte i fast-food, i self-service free flow (self-service a flusso libero composto da più punti di distribuzione chiamati isole dove i clienti si possono servire da soli liberamente), i ristoranti etnici, i ristoranti salutistici, i ristoranti agrituristici, il new pub, il wine bar, il disco bar e l’internet caffè.

Del resto, in una società come l’attuale, caratterizzata da frenetici cambiamenti da parte del consumatore, era d’obbligo l’introduzione di più moderni e attinenti “prodotti” dediti alla ristorazione, che in una qualche misura potessero soddisfare le nuove tendenze ed esigenze della clientela. Forse più esigente e anche al tempo stesso matura nei propri orientamenti verso il mercato. Anche se i ristoranti, e non è una battuta, sono oggi gli unici locali sempre pieni. E aprono a rotta di collo, uno dopo l’altro, unici esercizi che tirano nell’ambito del food&beverage.

Che poi l’idea del “fai-da-te” sia oltre che una tendenza, sempre di più un novello orientamento politico, lo testimonia un intervento di Davide Casaleggio, gran guru a Cinque Stelle, che lo scorso maggio parlando nell’ambito del Rousseau City Lab a Pescara ha detto che pure le città “devono diventare self service” e che il cittadino “deve accedervi direttamente” in modo di poter utilizzare i loro servizi il più facilmente possibile. “Aperte, trasparenti e piattaforma di servizi”.

  

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