Cronaca

Sanremo, dopo le polemiche ora la Rai rischia una class action 

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Anna Stella / AGF

Amadeus, Festival Sanremo

Le polemiche sul Festival di Sanremo si tirano dietro anche il rischio di una class action contro la Rai per le frasi di Amadeus in conferenza stampa e per la partecipazione del rapper Junior Cally. A quanto apprende l’AGI è stato affidato dalla Rete per la Parità il mandato all’avvocata Antonella Anselmo di avviare l’atto di diffida propedeutico alla class action, che verrebbe attivata nel caso di inadempienze a quanto previsto dal contratto di servizio, dalla concessione e dalla normativa.

C’è infatti divieto di discriminazioni, di incitazioni alla violenza e all’odio, di messaggi lesivi dei diritti e della dignità della persona. E come già ricordava ieri il presidente della commissione di Vigilanza Rai, ci si richiama in particolare al contratto di servizio 2018-2022: questo ha tra gli obiettivi dell’offerta radiotelevisiva quello di “superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parita’ e di rispettare l’immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione”.

L’avvocata Anselmo spiega che l’atto viene fatto avere dapprima agli organi di vigilanza – Agcom, la stessa commissione di palazzo San Macuto e il Mise, questo in quanto azionista di maggioranza – e alla stessa Rai. Nel caso la situazione resti, a parere della Rete per la Parità, immutata, allora scatta la richiesta di class action al Tar.

“Le frasi di Amedeus in conferenza stampa – prosegue l’avvocata Anselmo – fanno apparire la donna in funzione quasi ancillare, con un valore solo estetico della donna, stereotipato, senza alcuna personalizzazione del profilo artistico o professionale”.

Eppure – commenta ancora l’avvocato – “la Rai aveva fatto grandi salti in avanti su questo tema, ora invece eccoci al passo indietro. Fatto dalla Rai, questo sì…E poi Sanremo ha un grande valore simbolico nelle fasce sociali. Riteniamo sia giusto che la donna sia presentata nelle sue diverse sfaccettature. Qui registriamo una distorsione nel rapporto uomo-donna, pensiamo anzi che quanto accaduto sia un danno per gli stessi uomini che non credo siano appassionati all’idea dell’harem”.

L’avvio della pratica non significa che subito possano esserci risposte, ci sono 90 giorni di tempo, “ma vedremo già durante il Festival se qualcosa sarà cambiato”, conclude Anselmo. 

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