Cronaca

“Nessuna donna al convegno ‘Roma 2030′”, Ewmd attacca la Camera di commercio

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A Roma le donne sono il 52% della popolazione eppure in un incontro mercoledì scorso alla Camera di commercio per raccogliere idee sul futuro della città non si è sentito il bisogno di ascoltare questa maggioranza. La denuncia arriva da Ewmd (European Women Management Development) Roma e Ewmd Italia, un network internazionale che raduna donne imprenditrici: “Nell’incontro in vista di Roma 2030 presso la Camera di Commercio – fa notare l’associazione – il comitato organizzatore non ha sentito la necessità di coinvolgere alcuna rappresentante” della popolazione femminile.

“Dalle immagini diffuse e dal video della manifestazione – si legge in una nota – rileviamo che il comitato promotore ed i relatori hanno ritenuto accettabile escludere quella maggioranza, precludendosi un contributo fondamentale e un confronto aperto tra uomini e donne che sarebbe stato a nostro parere più produttivo e foriero di idee meglio rispondenti alle reali esigenze delle persone, tutte, che abitano la città. La miopia ed irragionevolezza di tale scelta non ha bisogno di commenti”.

“Quali siano le ‘idee per Roma’ ideate da una minoranza della popolazione lo vedremo nei fatti e nei risultati che produrranno – prosegue Ewmd – certo è fin da ora che escludere da un cosi’ importante evento di riflessione, la parte maggioritaria della popolazione, ha di fatto escluso quelle proposte e quelle idee che partendo dallo specifico di genere avrebbero potuto qualificare il lavoro”.

L’evento al Tempio di Adriano era stato l’occasione per presentare la ricerca di un gruppo di esperti coordinato dal professor Domenico De Masi dal titolo “Roma 2030. Il destino della capitale nel prossimo futuro” (edita da Einaudi) su come sarà Roma tra 11 anni se il suo governo continuerà a seguire i criteri sinora adottati.

Ewmd Roma e Ewmd Italia sottolineano che “la scelta fatta dal comitato promotore, è peraltro irriguardosa di principi costituzionali, non coglie i moniti delle alte cariche dello Stato (fra cui il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio) che chiedono costantemente una maggiore attenzione nel bilanciamento della presenza di genere in tutti gli eventi della nostra vita pubblica, di movimenti che protestano contro questa ottusità che si auto riproduce nel tempo. Vogliamo essere in Europa ma tale scelta, contraria a quello che avviene a livello europeo ed internazionale, dove la Commissione Europea e la Bce sono guidate da due donne che con la loro presenza condizionano il lavoro e il modus operandi delle istituzioni europee, ci rende il fanalino di coda”. 

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