Cultura

Morta la scrittrice Hilary Mantel, l’anti-monarchica che raccontò i Tudor 

AGI – Con la scomparsa di Hilary Mantel, la letteratura britannica e mondiale è orfana di una delle più brillanti firme contemporanee del genere del romanzo storico, ma non solo, resa celebre per la sua epica trilogia dedicata all’Inghilterra dei Tudor, di Enrico VIII, di Thomas Cromwell, tradotta in 41 lingue e con più di 5 milioni di copie vendute.

A causare il decesso della famosa scrittrice 70enne è stato un ictus, come confermato da Bill Hamilton, suo agente letterario di lunga data, e dalla sua casa editrice, HarperCollins. “Ha visto e sentito cose che a noi comuni mortali mancavamo”: sono state le prime parole pronunciate da Hamilton, dando la notizia che Mantel si e’ spenta “improvvisamente e pacificamente”.

Dopo Jane Austen e Virginia Woolf, viene spesso presentata come la terza donna più importante della letteratura inglese. Nata a Glossop, nel Derbyshire, il 6 luglio 1952, Dame Hilary Mary Mantel è stata una delle scrittrici più premiate in patria: è la prima ad essere stata insignita ben due volte dal prestigioso Booker Prize.

Nel 2009 lo ha ricevuto per “Wolf Hall”, biografia fittizia della rapida ascesa al potere di Thomas Cromwell, I conte di Essex nella corte di Enrico VIII d’Inghilterra, ambientato tra il 1500 e il 1535.

Lo stesso titolo ha vinto anche il National Book Critics Circle Award nella sezione “Narrativa”.

“Wolf Hall” è il primo titolo della sua trilogia sui Tudor – in Italia pubblicata da Fazi Editore – seguito da “Anna Bolena, una questione di famiglia” (Bring Up the Bodies) del 2012, anch’esso vincitore del Booker Prize, ed infine nel 2020 da “Lo specchio e la luce”.

Quest’ultimo titolo è stato subito il best-seller di narrativa numero uno, selezionato per il Booker Prize 2020 e vincitore del Walter Scott Prize for Historical Fiction. Alle spalle ha una formazione da giurista, con un percorso di studi alla London School of Economics e all’Università di Sheffield, oltre ad una lunga esperienza come assistente sociale in un ospedale geriatrico.

Nel 1972 ha sposato il geologo Gerald McEwen, dal quale ha divorziato nel 1981 per poi risposarsi con lui l’anno successivo. Nel 1974 ha iniziato a scrivere un romanzo sulla “Storia segreta della Rivoluzione francese”, pubblicato poi nel 1992, stessa annata di “Un posto piu’ sicuro” e “I giorni del terrore”.

Nel 1977, Mantel e il marito si sono trasferiti in Botswana, dove hanno vissuto per cinque anni. Successivamente la coppia ha trascorso quattro anni in Arabia Saudita, per poi rientrare in Gran Bretagna a meta’ degli anni ’80. In tutto Mantel ha firmato 17 opere, tra cui “Every Day is Mother’s Day” (1985), “Vacant Possession” (1986), “Otto mesi a Ghazzah Street” (1988), “Padre Fludd” (1989). A seguire nel 1994 “A Change of Climate”, l’anno successivo “Un esperimento d’amore”, nel 1998 “Il gigante O’Brien e nel 2005 “Al di là del nero”.

Nel 2006 è stata insignita del titolo di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico “Per i servizi alla letteratura” e nel 2014, con la stessa motivazione, ha ricevuto il titolo di Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico.

Una cosa è certa: per Mantel successo e riconoscimenti si sono fatti attendere, fino all’età di 60 anni, dopo una lunga serie di libri che verranno certamente riscoperti e dopo una malattia che le ha provocato lunghe sofferenze: l’endometriosi. Mantel ha alzato il sipario sulla propria vita nel 2003, anno in cui sono uscite le sue memorie dal titolo “I fantasmi di una vita”, pubblicate di recente anche in Italia.

Per una volta al centro della sua scrittura non sono le saghe storiche ma la storia della sua vita, condensata in 234 pagine di gioie, dolori, sofferenze, ambientazioni, età, ostacoli, nostalgie e traslochi, dall’infanzia alla malattia appunto.

Di endometriosi la scrittrice ha parlato in diverse interviste, la prima volta nel 2012 in una rilasciata al Times, in cui ha raccontato anni di lotta contro atroci dolori, incomprensioni, cure sbagliate, invalidanti effetti collaterali.

Una lunga sofferenza che ha approfondito nelle sue memorie: il momento in cui i ‘suoi’ fantasmi divennero concreti, dolorosi e spietati fu l’intervento al quale si sottopose al St George’s Hospital di Londra, che ancora giovanissima le tolse la possibilità di diventare madre.

Una scrittura empatica e profonda la sua sia quando narra della storia del suo Paese che della sua storia personale, ma Mantel non è mai rimasta nella sua torre d’avorio da scrittrice.

Spesso si è esposta in prima persona con dichiarazioni ai media forti e dirette su tematiche e problematiche che la toccano da vicina, come essere umano, come cittadina.

Così, dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha detto di voler diventare irlandese per restare europea.

Forte il suo posizionamento contro la Brexit e, in più occasioni, contro la monarchia britannica, stabilendo parallelismi storici tra l’Inghilterra dei Tudor e quella dei Windsor.

In effetti nel settembre 2021 Mantel ha affermato di credere che il principino Giorgio, figlio maggiore del principe di Galles William e della moglie Kate, non sarà mai incoronato re in quanto la famiglia reale potrebbe essere defunta entro due generazioni. Di sicuro con la morte di Elisabetta II, lo scorso 8 settembre, si è chiusa un’era dopo un regno durato 70 anni.

E oggi con la prematura scomparsa di Mantel si chiude un capitolo molto importante della letteratura britannica che lascia una preziosa eredità, storica e umana. 

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