Cronaca

L’anno nero di Roma

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Francesco Fotia / AGF

Rifiuti a Roma

Rifiuti in strada, rivolte popolari nelle periferie fomentate dall’estrema destra, omicidi efferati legati al mercato dello spaccio di fiumi di stupefacenti. E poi nuove indagini sulla classe politica, con l’arresto a marzo con l’accusa di concorso in corruzione del presidente dell’Assemblea Capitolina, il 5 Stelle Marcello De Vito, tornato in libertà a novembre quando ha ripreso il suo posto in Aula.

Per Roma il 2019 ha riservato ancora un volta poche gioie collettive, dispiegando quotidianamente gli effetti nocivi dei nodi irrisolti nella gestione urbana, a partire dal deficit dei servizi pubblici. Non sono mancate alcune novità positive nel corso dell’anno – come la messa in strada di oltre 200 nuovi bus Atac o l’assegnazione degli Europei di Nuoto nel 2022 – ma si disperdono nel mare di inconvenienti che romani e turisti devono attraversare ogni giorno.

La questione rifiuti ha tenuto banco tutto l’anno, con una crisi di raccolta e smaltimento tra giugno e luglio che ha fatto sfiorare l’emergenza. La causa: il ciclo cittadino non autosufficiente, che dispone di soli 3 Tmb e smaltisce al costo di 170 milioni di euro annui rivoli di lavorazione in numerose Regioni. Con la differenziata scesa nel 2018 al 42,9%, in calo per la prima volta dopo 6 anni.

Dopo un anno di contrasti, a dicembre Campidoglio e Regione Lazio hanno trovato un compromesso. Verrà aperta una discarica, presumibilmente nelle cave di Tragliatella, al confine con il territorio di Anguillara. Ma per allestire l’invaso – contestato dai residenti – serviranno circa 18 mesi, con la possibilità che l’apertura sarà uno dei primi atti del nuovo sindaco. A marzo si conosceranno i nuovi impianti previsti dal piano industriale Ama. la certezza è che il nuovo piano regionale rifiuti non prevede altri inceneritori.

Di marginalità sociale e servizi pubblici carenti si sono alimentate le violente proteste divampate tra aprile e maggio, prima a Torre Maura contro il trasferimento di un nucleo di rom in un centro di accoglienza e poi a Casal Bruciato per l’assegnazione di case popolari a famiglie provenienti dai campi. Nel primo caso il Campidoglio ha ceduto alla piazza, con il trasferimento dei rom, nel secondo la sindaca Virginia Raggi ha coraggiosamente tenuto il punto visitando la famiglia assegnataria della casa popolare a Casal Bruciato, tirando dritta anche di fronte alle critiche dei vertici M5s.

Anche il 2019 non è stato l’anno buono per completare l’iter di legge per la costruzione dello stadio dell’As Roma. La ‘telenovela’ attorno all’opera – sulla carta l’investimento privato più sostanzioso atteso in città, 1 miliardo di euro – si trascina dal 2014. Cinque anni, due sindaci e altrettanti progetti dopo manca ancora l’approvazione in Assemblea Capitolina della variante e della convenzione urbanistica.

Dopo l’inchiesta della Procura di Roma – con l’ipotesi di corruzione, che ha coinvolto a vario titolo consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, il costruttore Luca Parnasi e l’ex presidente di Acea Luca Alfredo Lanzalone – nell’ultimo anno e mezzo si è vistosamente raffreddato l’interesse politico per l’opera della giunta M5s di Virginia Raggi. A gennaio 2020 pero’, una volta superate le criticita del dossier rifiuti, è atteso un annuncio della sindaca per sbloccare l’iter amministrativo, magari una volta perfezionata la compravendita del club giallorosso per cui si tratta da settimane. ​

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