Cronaca

Il Veneto fa i conti con la vulnerabilità

Qualsiasi sarà l’evoluzione del coronavirus nei prossimi giorni e mesi il Veneto sarà per sempre ricordato per il triste primato di aver registrato il primo decesso. Si è trattato di un 77enne, padre dell’ex sindaco del paese, residente nel placido e tranquillo comune collinare di Vo’ Euganeo. Tremila cinquecento anime che per ragioni al momento ancora inspiegabili appare oggi come un’enclave del virus tanto che dei 12 casi positivi al momento accertati in Veneto 11 sono stati riscontrati a Vo’ Euganeo. Gli occhi sono puntati su una comunità di cittadini cinesi che frequentavano lo stesso bar dove i primi due contagiati erano soliti giocare a carte.

La seconda catena di contagio, per ragioni altrettanto inspiegabili, la si è riscontrata a Mira, comune del veneziano che sorge lungo la splendida Riviera del Brenta.

Episodi che diventano, nei tristi e angosciosi giorni in cui anche l’Italia si è scoperta vulnerabile al virus, casi di studio. “Si tratta di casi-scuola perché nessuna delle persone coinvolte non ha avuto nessun contatto da un portatore primario quindi si può dire che questi tre casi dimostrano che il virus è ubiquitario come accade per la sindrome influenzale che non si sa da chi lo si ha preso. A questo punto immagino che avendo casi di questo tipo, senza contatto e senza caratteristiche di pazienti sospetti, siano la dimostrazione che avere altri casi di contagio sia assolutamente possibile”, ha spiegato il governatore del Veneto Luca Zaia, in prima linea fin da subito nell’emergenza.

ln tutto considerando che Vo’ Euganeo e Mira potrebbero non essere casi isolati e che se da un lato si sono isolati comuni e vietate ogni tipo di aggregazione e manifestazione dall’altro l’emergenza cade proprio nei giorni clou del carnevale di Venezia.

Mentre nella città lagunare nel weekend sfileranno maschere provenienti da ogni parte del mondo il piccolo comune di Vo’ Euganeo è infatti un comune fantasma con negozi chiusi, manifestazioni sospese, messe cancellate, ufficio deserti e scuole chiuse. Si è addirittura vietato agli autobus di fermarsi mentre si risulta letteralmente blindato l’ospedale di Schiavonia (Monselice) dove erano stati inizialmente ricoverati i due primi contagiati. L’ospedale conta all’interno ancora diverse decine di pazienti e medici che non possono avere contatti con il mondo esterno.

Davanti a questo è stata nel frattempo allestito un ‘campo base’ con tende riscaldate per portare avanti uno screening che dovrebbe interessare almeno 4200 persone (più tutte quelle che da qui in avanti si dovessero presentato in qualsiasi pronto soccorso del Veneto con sintomi compatibili con il coronavirus). 

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