Cronaca

Anastasia e tutti gli altri personaggi coinvolti nel caso Sacchi

 omicidio luca sacchi anastasia 

Alessandro Serranò / AGF

Il luogo dove è stato ucciso Luca Sacchi

Doveva essere un’operazione di compravendita di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente (70 mila euro, in mazzette da 20 e 50 euro, per 15 chilogrammi di marijuana). È diventata invece una rapina degenerata in omicidio. Quei soldi erano nello zaino rosa di Anastasia Klyemnyk, 25enne ucraina, unica protagonista femminile di una storia culminata con la morte del suo fidanzato, il personal trainer Luca Sacchi, di 24 anni, ucciso davanti a un pub dell’Appio Latino, la sera del 23 ottobre scorso con un colpo di pistola alla testa.

A sparare è stato uno dei fornitori che, nonostante fosse stato raggiunto l’accordo, ha preferito rapinare la coppia della grossa somma di denaro, senza consegnare più la droga. Ma ecco come procura, carabinieri e gip (che oggi ha firmato sei provvedimenti cautelari) delineano i vari ruoli ricoperti in questa vicenda da indagati e non.

LUCA SACCHI

È il fidanzato, innamorato, di Anastasia, che perde la vita perché raggiunto alla testa da un proiettile calibro 38 sparato da distanza ravvicinata da Valerio Del Grosso. Quella sera davanti al pub interviene in difesa della ragazza, prima strattonata con violenza e poi colpita più volte da Paolo Pirino con una mazza da baseball perché mollasse lo zaino con i soldi.

Abbatte Pirino con un pugno e per proteggersi il viso dalle bastonate riporta due grosse ecchimosi agli avambracci. Nulla può però quando Del Grosso gli spara in faccia per “porre fine alla sua resistenza”. La procura precisa che non ci sono elementi per dire che Luca fosse “coinvolto, partecipe o anche consapevole” dell’antefatto della compravendita di stupefacenti. “Non abbiamo mai avuto dubbi su nostro figlio, lui non c’entra assolutamente nulla con il mondo della droga”, aggiungono i genitori.

ANASTASIA KLYEMNYK

Baby sitter e modella, in Italia dal 2003, la sua posizione, sin nell’immediatezza dei fatti, appare traballante. Agli investigatori si limita a dire che l’aggressione subita davanti al locale non fosse una storia di droga e che non sapesse nulla di soldi nello zaino. L’analisi dei tabulati telefonici e le dichiarazioni di alcuni testimoni, tuttavia, contraddicono il suo racconto. La procura, pur sollecitando per la ragazza una misura cautelare mite (come l’obbligo di presentazione ai carabinieri) in virtù della sua incensuratezza e del fatto che il reato contestato (violazione della legge sugli stupefacenti per il tentato acquisto) può portare a un patteggiamento della pena, è convinta che Anastasia “abbia mentito, negando contro ogni evidenza lo sfondo delittuoso della vicenda”.

Anastasia, sostengono gli investigatori, “dimostra, con la sua sorprendente chiusura ad ogni collaborazione per assicurare alla giustizia gli autori del delitto nei confronti del fidanzato, la chiara, predominante, volontà di preservare le relazioni criminali acquisite nel mondo della droga con il quale non intende recidere i legami”.

Ancor più duro il parere del gip secondo il quale Anastasia “ha agito con freddezza e professionalità nella gestione della trattativa con l’incarico affidatole di detenzione del denaro e di partecipazione alla delicata fase dello scambio”. L’ucraina riveste “un ruolo centrale” in questa storia perché “ha preso parte attiva alle fasi finali della trattativa portando con sé lo zaino con i 70mila euro destinati alla parte venditrice, mostrandolo a Del Grosso e rimanendo poi in attesa della consegna della droga e pronta alla cessione del corrispettivo”.

VALERIO DEL GROSSO e PAOLO PIRINO 

Entrambi di 21 anni, del quartiere di San Basilio, già in carcere, poco dopo i fatti, per concorso nell’omicidio: avrebbero dovuto consegnare la droga al gruppo di amici della vittima, ma sapendo dei 70 mila euro custoditi nello zaino di Anastasia, cambiano idea e si presentano all’appuntamento davanti al pub a bordo di una Smart e armati di una pistola e di una mazza da baseball.

GIOVANNI PRINCI

Ventiquattro anni, amico di infanzia della vittima, da oggi in carcere, fa parte del gruppo dell’Appio Tuscolano con il ruolo di “mediatore dell’acquisto” dello stupefacente. Già introdotto nel mondo della droga, il gip esalta del ragazzo “la sicurezza e la professionalità con cui ha portato avanti la trattativa con soggetti appartenenti ad un diverso contesto spaziale e criminale (quello di San Basilio) per l’acquisto della droga destinata al mercato locale”.

MARCELLO E ARMANDO DE PROPRIS 

Figlio e padre rispettivamente. Il primo, 22 anni, è accusato di concorso in omicidio, cessione di droga, rapina e porto e detenzione di arma: anzitutto, ha fornito materialmente la calibro 38 a Del Grosso e Pirino. Anche al padre è contestata la detenzione della pistola ma l’arresto dell’uomo in flagranza di reato è scattato solo a seguito di una perquisizione domiciliare che ha portato al ritrovamento di un kg di hashish.

Intercettando Marcello nell’ambito di un altro procedimento, gli investigatori vengono a conoscenza di tutti i contatti telefonici e via sms con Del Grosso nella giornata del 23 ottobre. E scoprono che Marcello è il ragazzo cui Del Grosso chiede la droga destinata a Princi e al gruppo dell’Appio Tuscolano. Alle 21.30 di quella sera, Valerio comunica a Marcello l’intenzione di cambiare programma. Ha appena visto lo zaino con i soldi, gli parla dell’idea nuova balenata con l’amico, quello fulminato” (Pirino) e invece della droga chiede e ottiene “qualcosa” che lui è in grado di procurargli e con cui può tornare dagli acquirenti e levargli tutti i soldi, senza dare alcuna droga in cambio. De Propris capisce al volo e lo invita a raggiungerlo.

L’esito nefasto della rapina è ben rappresentato nelle successive conversazioni tutte intercettate. “La conferma definitiva della bonta’ della ricostruzione dei fatti è giunta dalle dichiarazioni del datore di lavoro di Del Grosso che ha riferito – si legge nell’ordinanza del gip – di aver fatto la sera prima – una cazzata, ho sparato a una persona… qualcosa è andato storto. Ti giuro che non volevo colpirlo. Poi ho preso da terra lo zaino contenente il denaro e insieme a Paolo siamo scappati. Scappo in Brasile, tanto abbiamo 70 mila euro”.  

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Post simili: