Cronaca

I senza tetto ‘in giro’ per le città e denunciati

Senza tetto ‘costretti’ a vagare per le città, denunciati per violazione dell’articolo 650 del codice penale per non aver rispettato le norme legate all’emergenza coronavirus. “Una situazione paradossale” lamenta l’Associazione Avvocato di strada presente in 55 città italiane a tutela delle persone senza fissa dimora.

“Bisogna fare in modo che il presidente del Consiglio insieme al ministro dell’Interno emani una circolare a tutti i Prefetti e Questori – ha detto all’AGI il presidente dell’Associazione, Antonio Mumolo che è anche consigliere regionale Pd in Emilia Romagna – specificando che non può essere denunciata una persona se una casa non ce l’ha, perché è costretta a stare in giro ed è dunque impossibilitata a rispettare questa norma”.

In Italia sono 50 mila i senza tetto. “Il problema è che queste persone non hanno la possibilità di curarsi perché non avendo una residenza non hanno un medico e dunque se si lasciano in strada possono diventare inconsapevolmente un veicolo di contagio”, è un altro dei temi.

Al momento non è disponibile un dato preciso sul numeri di verbali fatti ai senzatetto ma i volontari dell’Associazione hanno segnalato alcuni casi in diverse città italiane come Milano, Modena, Verona, Siena.

“Far cessare immediatamente l’irrogazione di sanzioni alle persone senza dimora per il solo fatto di trovarsi ‘fuori casa’ senza motivo; stanziare somme per consentire ai Comuni di fornire un tetto alle persone senza dimora; assegnare agli homeless un medico anche in assenza di una residenza”: sono i punti al centro dell’appello rivolto dall’Associazione al governo e ai presidenti di Regione.

Ai sindaci si chiede di “prolungare l’apertura delle strutture utilizzate per ricoverare d’inverno le persone senza dimora” e “di velocizzare le procedure per iscrivere queste persone nelle liste anagrafiche in modo da poterle anche monitorare dal punto di vista sanitario”.

Per Mumolo occorre “ricordarsi che da questa emergenza se ne esce tutti insieme. Se non ci si vuole occupare dei più poveri a titolo di solidarietà umana lo si faccia per tutelare la salute di tutti”. 

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