Cronaca

Che cosa devono fare le aziende quando vogliono sanificare gli ambienti

​Un documento tecnico dell’Inail di fine aprile, un recentissimo studio del Politecnico di Torino, le linee di indirizzo del ministero della Salute e un documento dell’Istituto superiore di Sanità. Sono queste le ‘basi’ da cui aziende di ogni tipologia devono trarre spunto per avviare la procedura di pulizia e sanificazione degli ambienti in vista della ripresa della cosiddetta Fase 2.

“Se io fossi un’azienda – spiega all’AGI il professor Americo Cicchetti, ordinario di economia all’Università Cattolica del sacro Cuore e direttore di Altems, Alta scuola economia e management dei sistemi sanitari – e dovessi sanificare gli ambienti di lavoro per riprendere l’attività con il rientro in sede del personale per prima cosa prenderei come riferimento le indicazioni fornite dall’Inail, soggetto quindi istituzionale, che illustra le misure di contenimento e prevenzione nei luoghi di lavoro”.

“L’Inail – chiarisce Cicchetti – sulla base di tre variabili (esposizione, prossimità e aggregazione) ci dice ad esempio che gli ambienti o le categorie professionali ad alto rischio contagio sono le farmacie, le forze dell’ordine, la sanità, gli atleti professionisti, le agenzie funebri e i parrucchieri. A rischio medio-alto sono le aziende che fanno attività di manutenzione, e poi i corrieri, chi lavora nella ristorazione, nel mondo dello spettacolo, badanti e colf”.

“Quello che magari Inail non dice nel dettaglio, e mi riferisco all’organizzazione spicciola del lavoro in un’azienda, lo spiega molto chiaramente il Politecnico di Torino che fornisce una serie di raccomandazioni sulle procedure operative da adottare in questa fase 2, settore per settore. Viene illustrato come scaglionare gli ingressi, come studiare i flussi di passaggio delle persone interne ed esterne alla sede lavorativa, come regolare gli spostamenti interni dei lavoratori, come gestire le riunioni (visto che quelle in presenza sarebbero da evitare), come usare gli spazi comuni (dagli ascensori alla mensa, all’area ristoro con le macchinette che distribuiscono bevande e snack), più tutta una serie di suggerimenti sull’utilizzo dei dispositivi di prevenzione e protezione”. 

Sul tema della sanificazione degli ambienti, in particolare, secondo il professor Cicchetti “sono importante le linee di indirizzo rese note dal ministero della Salute, secondo cui la procedura di pulizia aziendale deve essere affidata a società specializzate che debbono avere determinate caratteristiche e requisiti ben precisi, così come prevede un decreto del 1997. E’ invece l’Istituto superiore di Sanità a indicare quali sono i prodotti migliori da utilizzare per pulire gli ambienti di lavoro o anche quelli di casa. Ogni azienda avrà ovviamente un suo referente, di solito è quello che si occupa di prevenzione e sicurezza, e sarà il servizio di igiene delle Asl competenti per territorio a controllare eventualmente se le procedure di sanificazione ambientali siano state seguite in modo corretto dalle singole aziende”. 

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