Cronaca

Dopo il deragliamento di Lodi sono i  pendolari i più penalizzati

Il deragliamento del treno ad alta velocità che all’alba del 6 febbraio ha provocato la morte dei due macchinisti e il ferimento dei passeggeri, fortunatamente non molto numerosi a quell’ora, continua a provocare conseguenze sul trasporto locale, molto più che su quello dei TAV Milano-Roma.

Come ha spiegato all’AGI il presidente dell’Osservatorio trasporti, Dario Balotta, “I ritardi dei treni della linea ad alta velocità Milano-Roma si sono attestati su una media di 20 minuti. Ciò fa supporre che non ci sia stato un grande spostamento su altri mezzi di trasporto, come confermano sia le Fs che Italo che gli operatori di Linate”. In compenso, a risentirne sono i treni del trasporto locale, che si trovano a viaggiare su una linea insolitamente affollata: quelli ad alta velocità hanno la precedenza assoluta quando passano sulla linea tradizionale nel tratto da ripristinare. I voli Milano-Roma non hanno invece registrato nessun aumento significativo di passeggeri. Oltretutto, ha osservato Balotta, “febbraio è un mese tranquillo per i trasporti e poi il Coronavirus ha avuto un impatto sugli spostamenti delle persone, quindi una piccola riduzione dei passeggeri anche sui treni è da considerare fisiologica”.

 Mentre la magistratura indaga sulle responsabilità dell’incidente e i responsabili della rete ferroviaria avviano i lavori di ripristino di quella tratta, chi viene “esageratamente penalizzato” dalla scelta di minimizzare i problemi per i treni veloci sono i pendolari. “Su quel tratto di linea ferroviaria, dove ora corrono anche i TAV, viaggiano tutti i treni delle linee Codogno-Pavia, Mantova-Cremona-Milano, Parma-Piacenza-Milano e l’S5 che da Lodi fa tutte le fermate del passante ferroviario milanese, tutti i treni merci di quei percorsi e anche diversi Intercity della linea Milano-Bologna – spiega Balotta – Ora sono tutti rallentati dalla precedenza assoluta data a Freccia Rossa e Italo, subendo quindi ritardi fra i 20 e i 60 minuti e molte soppressioni”.

Quanto ai lavori di ripristino, pare che i tempi si allunghino, secondo quanto riferisce Balotta. “Oltre alla spiegazione dei cablaggi invertiti, ho trovato sorprendente la notizia che bisogna gettare una piattaforma di cemento per poter posizionare una gru per rimuovere i vagoni che pesano meno di 70 t. In RFI non hanno un treno soccorso con una gru ferroviaria per rimettere sui binari per esempio una locomotiva di piu’ di 100 t? Le DB (ferrovie tedesche) ne hanno 5 distribuite sul territorio (nuove di zecca in sostituzione di quelli vecchi, che riescono sollevare 109 t senza piattaforma di cemento. Se non ne hanno, perchè non ne noleggiano una?”.

Ancora, si chiede Balotta, “quanto tempo ci vuole per fare questa piattaforma, quanto deve essere lunga e quanto tempo ci vuole per rimuoverla?”. Inizialmente si era parlato di un paio di settimane di disagi, ma ora Balotta stima che i lavori dureranno “almeno un mese – un mese e mezzo”. Il presidente dell’Osservatorio trasporti ritiene infine “non completamente giustificabile che tutti gli effetti tecnici negativi del deragliamento ricadano sui pendolari, con la precedenza assoluta ai Tav: forse si potevano ridurre i viaggi di Frecciarossa e Italo e limitare qualche percorso. So di molte persone costrette a utilizzare l’auto per percorsi medi come Piacenza-Milano, aumentando la congestione stradale, anche per l’aumento dei bus sostitutivi, ad esempio nel tratto fra San Donato e Lodi”. 

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