Cronaca

Perché in Italia sono morte più persone che in Cina

Più morti in Italia che in Cina? “Non mi sento di dire che abbiamo sbagliato qualcosa, direi di no. Tutto quello che al momento si può fare lo stiamo facendo. Probabilmente paghiamo lo scotto di una popolazione molto anziana. E malattie come diabete, ipertensione o problemi cardiovascolari che si possono curare, combinate con questo virus possono dare prognosi infausta. Probabilmente poi, ci sono differenze fra noi e la Cina dal punto di vista demografico e dell’incidenza delle malattie”. Lo ha detto all’AGI Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm) a commento dei dati diffusi oggi dalla protezione civile che mostrano non solo il superamento della Cina da parte dell’Italia in rapporto al numero dei decessi, ma evidenziano anche una impennata nel numero dei nuovi contagi.

Maga sottolinea che “Dobbiamo ancora aspettare per vedere gli effetti delle misure di contenimento”, ma nel frattempo meglio non abbassare la guardia su Milano e stringere ancora di più il cordone su Bergamo e Brescia.

“Oggi – ha spiegato Maga – c’è stato un aumento dei casi nuovi, sono circa 2000 in più dei casi notificati ieri e la Lombardia è sempre di più la regione che traina l’epidemia“. Anche se i dati di ieri “potevano essere dovuti ad una incompletezza dei dati – ha spiegato – quelli di oggi mostrano un aumento importante dei nuovi infetti nella provincia di Brescia e nella provincia di Milano che ha contato oltre 600 nuovi casi”.

“Questo non ci deve spaventare – ha detto Maga – nel senso che stiamo vedendo l’ondata delle infezioni che si sono verificate due settimane fa, dieci giorni fa, quindi prima del blocco totale imposto l’undici marzo. Per cui è probabile che nei prossimi giorni ci siano ancora dei picchi di nuovi casi mentre gli effetti dei provvedimenti di contenimento si potranno vedere a partire probabilmente già a partire dalla prossima settimana”.

Da tenere sotto controllo la situazione a Milano e nell’area metropolitana. “È certo – ha concluso – che un aumento deciso di nuovi casi in provincia di Milano che ha un’area metropolitana densamente popolata deve far riflettere e soprattutto è necessario mantenere il controllo più che rigoroso delle misure di contenimento proprio per evitare possa ulteriormente aggravarsi prima di vedere gli effetti positivi delle misure messe in atto. In quest’ottica si potrebbe pensare di stringere ancora di più il cordone sulle province di Bergamo e Brescia“.

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