Cronaca

Cosa fece Pio XII per salvare gli ebrei. Le carte del Vaticano

“La Santa Sede si è interessata che simili accaduti non si ripetano e in favore di casi particolari”. Il messaggio è del Presseservice di Washington, la data quella del 20 ottobre 1943. Quattro giorni dopo la razzia degli ebrei del ghetto di Roma: mille deportati, dieci sopravvissuti. Pio XII accanto al resoconto scrive di suo pugno: “è prudente che Presseservice mandi queste notizie?”.

Come dire: non si dica che interveniamo, perché si renderebbe peggiore la situazione. Eccole, le prime carte rivelatrici che emergono dopo l’apertura degli archivi vaticani sul papato di Pio XII. E le pubblica il Vaticano. Sapienza della comunicazione. Per l’esattezza si tratta dei documenti provenienti dall’Archivio Storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati: una branca della Segreteria di Stato. Snodo essenziale, dunque, per ricostruire quel frenetico scambio di informative, rapporti, indicazioni e suggerimenti che girarono tra le cancellerie europee e non, e tra queste e la Santa Sede, per buona parte del ventennio in cui la Chiesa fu guidata con piglio decisionista da Papa Pio XII. Ecco, in sintesi, le prime rivelazioni che si possono leggere, in un lungo articolo, sul sito Vatican News.

GLI EBREI SALVATI – Nella serie archivistica “Ebrei” sono conservati 170 fascicoli contenenti la storia di circa 4000 nomi. Tra questi c’è una maggioranza di “richieste per aiuto da parte di cattolici di ascendenza ebraica, ma non mancano nemmeno i nomi di ebrei. Ci si trovano personaggi talvolta inaspettati”: si è rivolto alla Santa Sede il giovane ricercatore di studi umanistici Paul Oskar Kristeller, uomo di fama mondiale per gli studi umanistici, anche se poi nella sua cartella rimane oscurato/sconosciuto l’impegno dato per la sua fuga dall’Europa verso gli Usa. Ma anche Tullio Liebman, considerato il fondatore della “Scuola processualistica di Sao Paulo” e nel dopoguerra professore di fama mondiale alle Università degli studi di Pavia, Torino e Milano, “fu aiutato e trovò, grazie all’impegno dei collaboratori stretti di Pio XII, la via di fuga verso Sudamerica”.

L’ODIO NAZISTA PER LA CHIESA, IL SILENZIO DEGLI ALTRI – Nella serie Italia 1352b esiste il fascicolo “Accuse contro Monsignor Ottaviani di aver concesso documenti falsi ad ebrei e di averli ricoverati in edifici extraterritoriali”. Scrive Vatican News: “le carte evidenzieranno quanti e quali sforzi siano stati fatti per cercare di rispondere alle suppliche per la salvezza dei perseguitati e dei bisognosi in pericolo di vita, come emergerà sicuramente anche l’odio del nazismo nei confronti della Chiesa cattolica e del Papa stesso”. “Al contempo risulterà altrettanto evidente l’opposizione e la contrarietà di molti Stati di aprire le frontiere a tanti bisognosi”, aggiunge non senza una punta di perfidia.

DOPO LA RAZZIA DEL GHETTO DI ROMA – Tra le carte c’è “la commovente lettera indirizzata a Papa Pio XII da alcuni ebrei mentre erano detenuti da SS e Gestapo nel Collegium Militare nel Palazzo Salviati in Via della Lungara, già pubblicata da diversi autori (Kuhlwein, Riccardi)”. Inoltre si può leggere un dispaccio del Presseservice di Washington del 20 ottobre che informa che “nella notte del 15-16 ottobre un numero considerevole di Ebrei sono stati arrestati STOP dopo essere stati tenuti 24 ore nel collegio militare sono stati trasportati ad una destinazione sconosciuta STOP è detto qui che la Santa Sede si è interessata che simili accaduti non si ripetono e in favore di casi particolari.”

Segue la nota in margine, di un giorno dopo, con la “tipica grafia pacelliana che apre una nuova finestra interpretativa”. Si chiede il Papa: “è prudente che Presseservice mandi queste notizie?”, perché “ben consapevole che non giovava di svegliare i cani che dormono, soprattutto non i nazisti, per azioni umanitarie che partivano dal Palazzo Apostolico”. Segue un “No davvero” secco e deciso scritto da Mons. Tardini, Segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari. È la “linea dell’assoluta discrezione da parte della Santa Sede al riguardo del suo operato”.

DAL NOSTRO UOMO A BELGRADO – Le carte riguardano anche il lungo periodo in cui Pacelli gestì difficili relazioni internazionali nel nascere della Guerra Fredda. Magari attraversi dei veri e propri “insospettabili”. È il caso di Evelyn Waugh, celebre autore del romanzo “Brideshead revisited”, all’epoca capitano dell’esercito di Sua Maestà Britannica. Sarebbe stato non solo un portalettere ma una fonte di raccomandazioni per la Santa Sede circa la situazione della Chiesa cattolica nella Jugoslavia titina del dopoguerra.

MONARCHIA O REPUBBLICA? – Ancora sull’Italia: le carte toccano argomenti delicati come il referendum sulla monarchia del 2 giugno 1946; incidenti e aggressioni verbali e fisiche contro il clero, prima da parte dei fascisti poi dopo la guerra da parte dei comunisti. Ma anche l’attenzione e l’impegno spesi per la ricostruzione delle chiese e il patrimonio artistico non passano inosservati.

PRIMA DERLL’OSTPOLITIK – Cospicuo Il materiale sui paesi dell’Est: sulla devastazione e distruzione delle diocesi e del clero sotto l’occupazione dei nazisti e dopo la guerra sotto il comunismo. Colpisce nelle varie serie la quantità di carte riguardante i grandi processi-farsa contro la gerarchia ecclesiastica sotto i soviet (Cardinali Alojzije Stepinac, Card. Josef Beran, Card. Jòzsef Mindszenty). Ma anche carte che raccontano i vani tentativi da parte di Pio XII di trovare un ‘modus vivendi’, in precedenza già parola chiave della cosiddetta Ostpolitik, ora vengono alla luce.

L’OK ALLE NAZIONI UNITE – Un’idea assodata tra gli storici è quella del vago sentore di reciproco sospetto che per anni ha circondato le relazioni tra la Santa Sede ed il Palazzo di Vetro. Ma dagli archivi “spuntano talvolta carte sorprendenti, come è il caso delle lettere conservate in una cartella O.N.U. del 1944 in cui si conserva la proposta di Myron Taylor, rappresentante personale del Presidente Roosevelt presso Sua Santità il Papa, per la creazione di una ‘Nuova Società delle Nazioni'”.

Durante un’udienza, il 30 agosto 1944, Taylor ebbe la possibilità di informare Pio XII circa il progetto al quale il pontefice reagisce facendo subito sapere che “la Santa Sede, per la stessa natura della sua alta missione. è molto interessata ad ogni progetto che possa rafforzare la causa di una pace duratura”. Le carte digitalizzate sono oltre un milione di carte già digitalizzate e quasi altrettante ne stanno arrivando. Goli studiosi avranno di che sbizzarrirsi, e anche di polemizzare. Il primo round comunicativo se lo è aggiudicato, intanto, il Vaticano. Gli studiosi si accomodino ora presso la saletta loro dedicata all’interno delle Mura Leonine. Che è dedicata – chissà se a caso – proprio a lui: Pio XII.

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