Il super drone Aquila 100, di fabbricazione israeliana (costa 1 milione di euro) nato per fini di sicurezza ed anti-terrorismo è custodito in un hangar ‘anonimo’ nella zona industriale di Casalecchio di Reno, comune alle porte di Bologna. È già montato su un furgone in attesa di partire per un nuovo intervento. Sulle pareti del quartier ‘generale’ spiccano le foto delle ultime missioni: dalla visita del Papa nel capoluogo emiliano (primo ottobre 2017), ai controlli anti-clandestini a Trieste (il mese scorso), al monitoraggio dei cieli per l’esibizione delle Frecce Tricolore, fino agli interventi in montagna per prevenire le slavine.
Sommario
Un guardiano della Casa Bianca
Aquila 100 è un drone di ultima generazione; è uno dei ‘guardiani’ della Casa Bianca. Ancorato a 100 metri di altezza, ha 14 ore di autonomia, non teme neve, pioggia o vento. Il suo occhio vigila anche di notte. La sua super vista ‘passa’ attraverso il fumo grazie ad una termocamera raffreddata a idrogeno ed è in grado di ‘scrutare’ l’orizzonte fino a 14 chilometri di distanza.
Negli Stati Uniti ne esistono quattro esemplari. In Europa, invece, ne vola soltanto uno perché i soli abilitati a ‘guidarlo’ sono i quattro piloti della Eagle Sky Light, azienda bolognese che in pochi mesi è diventata leader internazionale del settore. In Italia, il volatile meccanico ‘rivoluzionario’, è stato importato da Ugo Vittori, ex agente della polizia di Stato e da anni amministratore unico della Eagle Keeper, società di investigazioni attiva nell’antifrode assicurativa.
L’imprenditore ha raccontato all’AGI come, in un solo anno e mezzo, è nata la nuova unità di business, la Eagle Sky Light, appunto, che oggi ha 23 dipendenti e prevede altre 64 assunzioni in futuro. Specializzata nei sistemi aeromobili a pilotaggio remoto, ha portato il nostro Paese ad arrivare primo, tra tanti competitor mondiali, nell’utilizzo di tecnologie di avanguardia. L’ex poliziotto, ha messo in guardia dai ‘dronisti improvvisati’ senza la cultura della sicurezza ricordando la necessità di una “conoscenza profonda” della materia e di certificazioni per i piloti perché “se cade un drone del peso di un chilo oppure un Boeing 747 è la stessa cosa, entrambi sono trattati come un incidente aereo”.
Come è nata l’idea di investire nella tecnologia dei droni?
“Dopo gli attentati terroristici avvenuti in Francia e in Europa speravo di dare un contributo importante alla sicurezza del mio Paese. Tra le soluzioni emergenti sul mercato vi erano le applicazioni di sistemi intelligenti di droni. Al termine di un lungo scouting a livello mondiale ho ritenuto di selezionare questo strumento di intelligenza aerea, Aquila 100. In questo settore siamo arrivati prima di altri Stati anche grazie alla lungimiranza di Enac”.
A Milano un passante è stato ferito in piazza Duomo da un drone, nel settembre scorso. Sono strumenti pericolosi?
“Non c’è da temere l’occhio che viene dal cielo ma sono strumenti a guida remota con una velocità molto elevata quindi bisogna avere la coscienza di quello che si fa. Ci sono purtroppo diversi ‘dronisti’ autodidatti che utilizzano il drone a scopo ludico spesso causando grandi danni. I rischi esistono e vanno mitigati e controllati attraverso la conoscenza profonda del sistema. Occorrono abilitazioni e certificazioni. Invece c’è chi si ferma in un autogrill o in un negozio di elettronica, acquista un drone e si mette a volare non preoccupandosi del fatto che questi mezzi sono nell’egida delle norme dell’aviazione”.
I droni sono utilizzati non solo nella sicurezza ma anche in tante altre attività. Possono essere una causa di diminuzione dei posti di lavoro?
“Il messaggio che spesso passa è che la tecnologia, in questo caso il drone, toglie lavoro all’uomo. Ma questo non è vero. Nel mio caso ha creato, ad esempio, nuova occupazione. Sono strumenti che ottimizzano le risorse e specializzano il lavoro. Questo è il futuro, la specializzazione in attività ben definite. In un mercato verticale partito in modo esponenziale dovremo abituarci, nel giro di due o tre anni, a vedere girare droni fuori dalla finestra. E’ chiaro che tutto questo va regolamentato. Bisogna far capire che una vendita libera non significa che i droni non siano assoggettati a regole ben precise”.
Ormai siamo controllati anche dall’alto, non c’è un problema di privacy?
“Tra strade, uffici e banche, oggi le telecamere sono ovunque e sono diventate un mezzo necessario per eventuali indagini delle forze dell’ordine. Il drone è solo un ulteriore elemento che può funzionare anche come deterrente per i reati predatori come gli scippi o i furti in appartamenti. La questione della privacy non ci riguarda perché noi forniamo solo le immagini alle forze dell’ordine. Quindi l’immagine che deriva dai droni è sotto l’egida della Procura che poi ne gestisce l’operatività”.
Droni e aerei civili possono entrare in contrasto, visto il ‘traffico’ sempre in aumento nello spazio aereo?
“Noi abbiamo sfatato un mito. Abbiamo dimostrato che il drone ‘diavolo’ e l’aviazione civile classica, ‘l’acquasanta’ possono convivere. Abbiamo operato, unici in Europa, in aeroporti funzionanti”.
Barbara, unica pilota donna al mondo
Barbara Manfredi, safety manager di Eagle Sky Light, è la prima ed unica donna al mondo ad aver conseguito il ruolo di pilota, istruttore di volo e manutentore per Aquila 100. L’abbiamo avvicinata durante una breve pausa caffè nel pieno della sua attività di insegnante, in un campo di addestramento a Zola Predosa (Bologna). Tra gli allievi molti sono professionisti, come geometri o architetti, pronti ad utilizzare i droni per scopi lavorativi.
Come ha fatto ad ottenere l’abilitazione per guidare Aquila 100?
“Per anni ho lavorato in Eagle Keeper. Poi grazie a Ugo Vittori si è aperta questa opportunità. Sono appassionata fin da piccola di aeronautica ed aviazione. Mi sono formata, insieme ai miei colleghi, in Israele. E’ stato un percorso faticoso ma volontà, impegno e passione non mi sono mai mancate”.
Lei è un esempio di quanto sia impegnativo approcciarsi in modo professionale a questo mondo. Ma i droni si acquistano ancora molto facilmente in semplici supermercati
“Lo scopo della nostra accademia è limitare il più possibile l’acquisto di un drone al supermercato perché spesso poi, viene dato in mano ad un ragazzino con la sola raccomandazione ‘stai attento’. Invece è importante ricordare che bisogna rispettare delle norme”.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it
Post simili:
- “Un drone rudimentale può diventare un’arma. A rischio anche obiettivi civili”
- I droni terranno d’occhio i torinesi in isolamento
- Il volo del drone sulla Palermo silente e inquieta
- Così i droni sottomarini aprono nuove prospettive per l’esplorazione del mare
- Il malato di Sla che pilota il drone con la mente