AGI – Clamoroso colpo di scena nella vicenda dell’esclusione dal Giro d’Italia di Marco Pantani. Oggi, dopo 25 anni, la Federazione medico-sportiva italiana (Fmsi) ha affermato che “nessun controllo ematico su Marco Pantani fu effettuato da medici Doping control officer (Dco) della Fmsi e i campioni non furono mai analizzati dal proprio laboratorio antidoping Fmsi all’Acqua Acetosa, unico in Italia accreditato dall’Agenzia mondiale antidoping”.
La stessa Fmsi ha riferito che il controllo antidoping sul ciclista romagnolo effettuato quella ‘maledetta’ mattina del 5 giugno del 1999 all’hotel Touring di Madonna di Campiglio, è stato operato dall’Uci, ovvero l’Unione ciclistica internazionale. Il responso che porto’ all’immediata esclusione dalla Corsa Rosa era stato ematocrito troppo alto rispetto al consentito, 52 anziché 50.
La Direzione distrettuale antimafia (Dda) della Procura di Trento ha riaperto il caso e, al momento senza indagati, il capo d’imputazione è l’articolo 416bis del Codice penale, ossia associazione di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata alla morte del ciclista.
La morte
Marco Pantani venne trovato morto la sera del 14 febbraio del 2004 in una stanza del Residence ‘Le Rose’ di Rimini: un decesso, oltre vent’anni dopo, è ancora avvolto nel mistero. L’indagine condotta dalla pm trentina Patrizia Foiera dovra’ far luce anche sul possibile intervento della camorra: la criminalità campana avrebbe scommesso miliardi sulla sconfitta di Pantani, ovvero che ‘il Pirata’ non sarebbe mai arrivato da vincitore a Milano. Sul ‘caso Pantani’ aveva parlato anche l’ex re della mala milanese, Renato Vallanzasca, che dieci anni fa rivelò, “mi dissero di scommettere contro il Pirata perche’ non avrebbe finito il Giro”.