AGI – La migliore sintesi possibile di tre anni di indagine l’ha fatta oggi il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi: “Attraverso l’assessore Boraso la gestione della pubblica amministrazione è stata nel tempo a disposizione di soggetti privati in cambio di denaro“.
Quello che ha scosso oggi il Comune di Venezia è un vero terremoto. Un sisma politico-amministrativo che ha visto l’arresto dell’assessore alla mobilità Renato Boraso, misure cautelari per imprenditori e dirigenti della pubblica amministrazione, 18 indagati e la consegna di un avviso di garanzia al sindaco Luigi Brugnaro.
L’attività di indagine ha preso il via da un esposto del 2021 e ha tentato di far luce, ha proseguito Cerchi, “in relazione alla strutturazione di gare in cui venivano favoriti alcuni privati rispetto ad altri, alcuni imprenditori in cambio di denaro”. Fatti durati anni, che hanno visto l’arresto di Borato con l’accusa di corruzione, auto-riciclaggio, fatturazione per operazioni inesistenti in concorso e creazione di rapporti con privati per la gestione degli appalti in modo non corretto.
E l’arresto dell’assessore è tanto piu’ clamoroso per chi conosce la politica veneziana. Boraso è da sempre “mister preferenze”, capopopolo della rivolta contro il tram (divenuto poi assessore chiamato a difendere quello stesso tram contro cui si era opposto per anni), enfant prodige della destra con la prima elezione vinta a Favaro Veneto (quartiere veneziano dove vive ancora oggi) a soli 23 anni.
Oltre a lui e’ stato portato in carcere anche un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese. Indagati anche funzionari comunali e di alcune partecipate pubbliche tra cui l’azienda dei trasporti comunale Actv. Tra gli indagati compare infatti anche il direttore generale dell’Actv Giovanni Seno e il responsabile del settore appalti del Comune di Venezia Fabio Cacco. Le perquisizioni hanno interessato tra gli altri anche il manager che gestisce in Italia gli interessi di Ching Chiat Kwong, magnate cinese con base a Singapore. La presunzione di innocenza è doverosa per tutti, ci mancherebbe, ma il quadro accusatorio è pesante.
E il ruolo del sindaco Luigi Brugnaro? Per ora appare completamente estraneo alla vicenda (tanto da non essere stato oggetto di alcuna perquisizione) ma si è visto comunque recapitare un avviso di garanzia. “Stiamo valutando la correttezza della gestione del ‘blind trust’ – ha spiegato il procuratore capo, Bruno Cherchi – quindi l’avviso è stato emesso a suo favore, per correttezza nei suoi confronti. Forse poteva anche non essere necessario ma per trasparenza rispetto all’attività della Procura abbiamo ritenuto che fosse giusto metterlo a conoscenza del fatto che stiamo valutando la sussistenza, la correttezza e la gestione del blind trust”.
Il blind trust era stato annunciato dal sindaco nel dicembre 2017 e prevedeva la cessione a un trust newyorkese della gestione delle azioni delle aziende possedute dal sindaco e raccolte nella ‘LB holding’. Il ‘Blind trust’ indica infatti un trust costituito allo scopo di separare in modo netto il titolare dal patrimonio apportato al trust, rispetto al quale il disponente non ha piu’ alcuna informazione, se non cio’ che e’ di pubblico dominio.
“Sono esterrefatto. In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunita’, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici” ha commentato in una nota il primo cittadino.
Post simili:
- Il palestinese arrestato progettava attacco con antrace
- Urne deserte. Fallisce il referendum per la separazione tra Mestre e Venezia
- La polemica sulle carte processuali distribuite ai giornalisti a Milano
- Per Costa “quello che sta accadendo a Venezia è gravissimo e allarmante”
- Tre indagati per l’esplosione sulla Salaria