Mirco Toniolo Errebi / AGF
Pegolotte di Cona, migranti in marcia verso Padova dal centro di accoglienza Conetta
Il termine “emergenza” è stato spesso associato in questi anni al fenomeno migratorio. Secondo i dati raccolti da Openpolis, il flusso di arrivi via mare ha registrato un aumento a partire dal 2014 ed è rimasto su livelli elevati negli anni successivi fino a raggiungere un massimo di 181 mila sbarchi nel 2016.
L’inversione di tendenza è iniziata nel luglio del 2017 con un brusco calo degli arrivi che si sta protraendo a tutto il 2018 tanto che a settembre i migranti sbarcati durante l’anno risultano essere poco più di 20mila. La causa di un calo così repentino è da attribuirsi soprattutto agli accordi tra Italia e Libia del 2 febbraio 2017.
La capacità ricettiva del nostro sistema di accoglienza ha avuto bisogno di un paio d’anni per adattarsi al fenomeno. Il numero di persone accolte è infatti passato da circa 66 mila nel 2014 a 176 mila nel 2016. Nel 2017 i numeri non si sono discostati di molto dall’anno precedente; i dati provvisori per il 2018 mostrano per ora un calo moderato, nonostante il numero di arrivi si sia considerevolmente ridotto. La ragione per cui la riduzione degli arrivi non è coincisa con una diminuzione equivalente del numero di persone in accoglienza è da ricercarsi nei lunghi tempi di permanenza nei centri: nel 2017 erano necessari ben 18 mesi alle commissioni territoriali per valutare le richieste di asilo.
Sommario
Sbarchi, richieste di asilo e presenze nei centri di accoglienza
Confronto tra numero di persone sbarcate, richieste di asilo e presenze nei centri di accoglienza tra il 2013 e il 2017
All’aumento degli arrivi a partire dal 2014 è stata data risposta attraverso la crescita di posti nei Centri di accoglienza straordinari (Cas) piuttosto che nel sistema ordinario, ovvero il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) che tra il 2014 e il 2018 è cresciuto di meno di 5mila unità.
Le presenze nei centri di accoglienza tra il 2013 e il 2018
Distribuzione delle presenze tra prima accoglienza, accoglienza straordinaria e Sprar
È dunque nei Cas che si concentrano la maggior parte delle persone accolte. È in discussione in questi giorni in parlamento il decreto sicurezza e immigrazione. Uno dei principali effetti del decreto è la destrutturazione del modello Sprar, eppure a sentire coloro che il sistema di accoglienza lo conoscono, si tratta dell’unico modello funzionante nel nostro paese: un’organizzazione centralizzata, procedure standardizzate e una gestione trasparente delle informazioni. Un modello che fino a poco fa si cercava, seppur con scarso successo, di far crescere e che adesso viene smantellato, lasciando come unica alternativa quella dei centri di accoglienza straordinaria (Cas), che per definizione rispondono a una logica emergenziale. Eppure è nell’emergenza e nell’amministrazione non ordinata che possono più facilmente annidarsi la cattiva gestione e il malaffare.
Il rapporto che presentiamo è la dimostrazione che si può costruire una base di dati e informazioni che poggi su fonti ufficiali, che permetta il censimento e il monitoraggio della gestione dei centri. È quindi possibile creare una base dati, aperta e a disposizione di tutti – istituzioni, media, accademia e associazionismo – che permetta di arricchire i dati ufficiali di partenza con quelli qualitativi prodotti dalle amministrazioni, da chi sul territorio svolge attività di monitoraggio, da chi fa ricerca e analisi.
Un metodo costruito in oltre due anni di lavoro, con la collaborazione indispensabile dei possessori dei dati (Anac e prefetture in primis), e il ricorso a un’infrastruttura tecnologica che consente di ricomporre e gestire fonti differenti e profondamente disomogenee. Un patrimonio a disposizione per acquisire progressivamente elementi da tutti i territori e restituire conoscenze, storie e competenze troppo importanti per tutti noi per essere spazzate via dagli slogan che dominano il discorso pubblico.
La spesa per l’accoglienza, i dati ufficiali e le prime stime sui dati Anac
La prima parte del nostro lavoro è stata la creazione di un database contenente i dati sui contratti pubblici in materia di accoglienza presenti nella Bdncp, la banca dati dell’Anac. I dati sono stati rifiniti e classificati, distinguendo dagli altri quei contratti che riguardano specificatamente la gestione dei centri di accoglienza. Dall’analisi di questi dati risulta una crescita costante degli importi messi a bando per la gestione dei centri di accoglienza tra il 2012 e il 2017.
Confrontando i dati Anac con quelli presenti nel Documento di economia e finanza (Def) e con i principali capitoli del bilancio dello stato in materia di accoglienza migranti troviamo tendenze omogenee fino al 2016 e un’impennata degli importi Anac per il 2017. Questo tipo di confronto può essere utile per verificare se e quanto i dati Anac si discostano da altre fonti, tuttavia bisogna tenere presente che si stanno paragonando dati molto diversi, sia per la metodologia utilizzata, che per la natura stessa dell’informazione che forniscono. Il bilancio consuntivo dello stato, ad esempio, si riferisce a importi impegnati a rendiconto rispetto a capitoli sui quali è impossibile conoscere il dettaglio. Nel Def poi si considerano importi a consuntivo su un macroaggregato assolutamente generico chiamato “accoglienza”. Usando i dati sui contratti invece ci riferiamo alla somma degli importi messi a bando per ogni singolo affidamento, ovvero il preventivo di spesa previsto dalla stazione appaltante per quello specifico contratto.
Confronto tra gli importi dei contratti Anac e altre fonti istituzionali
Gli importi a base d’asta dei contratti Anac a confronto con i principali capitoli di del bilancio dello stato in materia di accoglienza e le stime del Def
Per quanto riguarda gli importi del 2017 è lecito attendersi che futuri aggiornamenti possano ridimensionare le stime per quest’anno. Infatti, non tutti i contratti messi a bando arrivano poi ad essere assegnati e risultano, in data successiva, annullati o andati deserti.
Anche il numero di bandi è cresciuto negli anni ma in maniera non proporzionale all’importo, infatti a crescere è anche il valore medio dei contratti, in particolare nel 2017. La tendenza è dunque quella di fare meno bandi ma con importi più elevati.
Importo medio dei contratti pubblici per la gestione dei centri di accoglienza
Come vengono assegnati i contratti
Le stazioni appaltanti possono decidere a seconda dei casi quale procedura di scelta del contraente utilizzare per stabilire chi si aggiudicherà l’appalto. Verificare come la scelta della procedura sia cambiata nel tempo e a seconda della stazione appaltante è uno degli aspetti più interessanti che possono essere indagati attraverso l’analisi dei contratti pubblici.
Nel grafico viene mostrato, per ciascun anno, il valore percentuale delle procedure più utilizzate sull’importo complessivo dei contratti messi a bando.
Con la crescita di procedure aperte e accordi quadro aumenta il livello di trasparenza nella gestione dei contratti
Le procedure più utilizzate per assegnare i contratti pubblici in materia di accoglienza dei migranti