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Spesso la tecnologia prende rivoli inattesi. Internet era nato come applicazioni militare, Percy Spencer si occupava di radar e si ritrovò per le mani il forno a microonde. Le auto a guida autonoma potrebbero cambiare l’industria del sesso. Sì perché, secondo uno studio inglese pubblicato su Annals of Tourism Research, si farà più spesso a bordo.
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Guida autonoma e prostituzione
Più spazio nell’abitacolo, sedili come piccoli salotti, privacy e nessuna necessità di badare alla strada: sono tutte caratteristiche che potrebbero moltiplicare gli amplessi in movimento. Niente più camporella, ma soprattutto alcuni effetti “commerciali”, tra prostituzione e scappatelle. “È probabile – afferma lo studio – che gli hotel a ore possano essere sostituiti dalle vetture autonome”. Un trasferimento che vale sia per la prostituzione da strada sia per quella più controllate: i grandi quartieri a luci rosse, come quello di Amsterdam, potrebbero ad esempio fornire auto senza guidatore come optional. Lo studio valuta, in generale, l’impatto delle vetture autonome sul “turismo urbano”.
Cosa c’entra il sesso? Lo ha spiegato alla Nbc il ricercatore che ha guidatore lo studio, Scott Cohen alla Nbc: “Il sesso fa parte del turismo urbano, così come ne fa parte la sua commercializzazione. È quindi probabile che la prostituzione, legale o illegale, tenderà a spostarsi su veicoli autonomi”. Niente di sconvolgente. È la logica a dirlo: in fondo sessant’anni fa il sesso in macchina praticamente non esisteva, mentre – secondo uno studio di Citroen del 2016 – gli over 15 italiani hanno trasformato l’abitacolo in alcova (in media) 8 volte nelle loro vita (il doppio della media europea). Si tratta, ad ogni modo, di uno scenario non immediato: lo studio ha valutato un orizzonte ventennale, da qui al 2040.
prostituzione prostituta prostitute – foto mediamanager
Immaginare un futuro su orizzonti così lontani è piuttosto azzardato. Bryant Walker Smith, professore dell’Università della South Carolina, apprezza l’approccio dello studio, perché sesso, privacy e tecnologia sono sempre stati intrecciati. Ma sostiene che, da qui a vent’anni, il panorama potrebbe essere radicalmente diverso: “Il sesso in realtà virtuale potrebbe essere così immersivo che alla persone non interesserà chi c’è in macchina”.
Hotel? Dormo in auto
In fatto di “turismo urbano”, è chiaro che gli effetti della guida autonoma non si fermano al sesso. L’impatto più intuitivo è probabilmente quello su taxi e servizio di trasporto pubblici (dove si prevede una perdita di posti di lavoro). Secondo Cohen, però, potrebbero esserci ripercussioni negative sugli alberghi (in generale) e quelli su quelli dei centri città in particolare. Lo studio ipotizza infatti che, in caso di lunghi trasferimenti, i clienti potrebbero preferire dormire in auto (continuando il viaggio) anziché fermarsi a riposare in un albergo.
Sapere che a guidare è l’auto (con sistemi di navigazione sempre più evoluti) potrebbe poi indirizzare verso hotel meno costosi, fuori mano ma raggiungibili comunque con poco sforzo. Persino i ristoranti lungo il percorso potrebbero perdere qualcosa: le auto potrebbero avere strumenti per preparare cibo espresso, senza scendere dall’abitacolo per andare in autogrill. Un po’ come avviene con il vagone ristorante dei treni. Anche se, prima o poi, si dovrà pur scendere per andare in bagno.
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