AGI – Quello di Sharon Verzeni è stato un omicidio “senza senso”. Lo dice chi ha indagato e fermato Moussa Sangare ma anche il suo avvocato. Cerca di darglielo Bruno, il papà della giovane donna uccisa a Terno d’Isola nella notte tra il 29 e il 30 luglio, uscendo a passi lenti sul prato dalla villetta di Bottanuco: “L’assurda e violenta morte di Sharon non sia vana e provochi una maggiore sensibilità di tutti sulla sicurezza del nostro vivere”. Moussa Sangare, trentenne italiano nato a Milano da famiglia del Mali, viveva in una casa occupata a Suisio, vicino a Bergamo, dopo che la madre e la sorella lo avevano cacciato e denunciato per maltrattamenti. “Il suo sogno era partecipare a X Factor, aveva un passato da cantante col nome d’arte di Moses Sangare nel 2016” racconta chi lo conosceva aggiungendo che “era cambiato quando era tornato in Italia dopo essere stato per un periodo all’estero”. In quell’abitazione di fortuna dove si riparava, i carabinieri hanno sequestrato una sagoma di cartone infilzata da coltelli con sembianze umane che gli sarebbe servita come “tiro al bersaglio”.
Ci aveva provato già con la sorella, ha spiegato la procuratrice Maria Cristina Rota: “Aveva cercato di accoltellarla alla schiena. Problemi mentali? Noi non siamo psichiatri, nell’azione dell’omicidio ha dimostrato una certa lucidità“. L’avvocato Giacomo May si riserva di svolgere “approfondimenti” sulle eventuali fragilità psichiatriche del suo assistito. “Durante l’interrogatorio – riferisce Rota – era provato, si è messo a piangere e abbiamo dovuto sospendere più volte. Alla fine ha detto che era dispiaciuto”. Frequentava la piazza di Terno ma non aveva mai avuto contatti con Sharon. “Non ci sono nemmeno ragioni di tipo razziale, religioso o di terrorismo e non risulta fosse alterato da sostanze. Ci ha confessato che è stato spinto da un impulso ad accoltellare”.
Sangare aveva incrociato in bici Sharon Verzeni, uscita per la sua passeggiata notturna. Aveva deciso “di fare inversione di rotta, girando attorno alla piazza di Terno d’Isola, di seguire la vittima” e di colpirla in via Castegnate, perché il suo obiettivo dichiarato era di andare a colpire qualcuno, visto che era uscito con quattro coltelli e per questo pensiamo a un delitto premeditato”. Prima di ammazzare la donna, avrebbe minacciato “due ragazzi di 16 anni” ai quali ora la Procura chiede di presentarsi per dare un contributo all’inchiesta.
L’ha aggredita “da tergo”, colpendola prima al torace e poi infilandole tre volte la lama nella schiena. Il coltello usato per uccidere l’ha seppellito vicino al margine del fiume Adda, nella zona di Medolago. I vestiti e le scarpe dentro a un sacchetto, assieme ad altri tre coltelli, sono stati recuperati dai sommozzatori. Poi è fuggito “come un siluro”, aveva dichiarato un testimone affacciato al balcone, ma non abbastanza forte per sottrarsi alle telecamere di sorveglianza. In serata anche Sergio Ruocco, mai indagato ma al centro di accertamenti e suggestioni mediatiche, prova a dare il suo significato. “Nessuno mi ridarà Sharon ma manterrò sempre vivo il suo ricordo e so che mi aiuterà a proseguire la mia vita”.
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