
Usciranno dalla sartoria del carcere di San Vittore e saranno a disposizione delle donne in cura all’Istituto nazionale per i tumori, nella stessa Milano: sono turbanti colorati, trasformati in accessori alla moda e nel simbolo di un’alleanza fra detenute e malate.
Il progetto si chiama “La vita Sotto il turbante” ed è nato dalla collaborazione tra l’associazione Go5-Per mano con le donne, una Onlus dedicata alle pazienti del reparto di Ginecologia Oncologica dell’Istituto dei Tumori di Milano, e la Cooperativa Alice per Sartoria SanVittore.
L’idea è venuta alle volontarie di Go5 e si è poi concretizzata fino ad ottenere, grazie all’attenzione dell’assessorato alle Politiche Sociali, il patrocinio del Comune di Milano e della Camera Penale di Milano. Circa un anno fa la stilista di Sartoria SanVittore, Rosita Onofri, ha studiato un modello semplice e innovativo, costruito con tessuti naturali e abbinati a stoffe colorate provenienti da India, Marocco, Mauritania.
Dopo essere stati testati dalle stesse pazienti che hanno suggerito qualche ritocco, nei mesi scorsi ha preso il via la produzione dei turbanti “made in carcere”: le detenute hanno confezionato capi che saranno disponibili dietro una donazione con lo scopo di raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica per la diagnosi precoce del tumore ovarico.
Allo stesso tempo, commissionando i turbanti a Sartoria SanVittore si potrà offrire lavoro a coloro che, pur lontane da casa, con il loro stipendio cercano di sostenere il bilancio familiare. L’iniziativa, inoltre, propone un messaggio di solidarietà tra donne che soffrono, seppure per motivi diversi. Il turbante infatti, può portare le donne che si trovano in carcere fuori dalla cella, consentendo loro di instaurare un dialogo, sebbene ideale, con la città e e anche tra le carcerate e le pazienti.
“Il cancro è uno dei tabù della nostra società – spiega in una nota Francesco Raspagliesi, direttore dell’Unità di Oncologia Ginecologica della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – e rappresenta simbolicamente l’aspetto oscuro della vita. Nonostante i fantastici progressi della terapia, sono ancora gli insuccessi che colpiscono maggiormente l’attenzione e ne definiscono l’immagine pubblica”.
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