Cronaca

Chi sono i pirati dei libri online

pirateria libri online

Scaricare libri gratis crea un danno economico, anche in termini di perdita di posti di lavoro: ben 528 milioni di euro è il mancato fatturato che la pirateria dei libri sottrae ogni anno al settore editoriale librario, pari al 23% del mercato complessivo (escludendo il settore scolastico e l’export). Mentre per il sistema Italia la perdita é di 1,3 miliardi che si traduce per il fisco in 216 milioni in meno ogni anno. Valori che si traducono in una mancata occupazione per 3.600 persone nella filiera, 8.800 posti tenendo conto anche dell’indotto. 

Ma di quello che è a tutti gli effetti un reato, c’è poca consapevolezza tra i ‘pirati’ che sono per lo più studenti universitari e professionisti: 1 su 3 (il 36%) sopra i 15 anni ha compiuto almeno un atto di pirateria in campo editoriale nell’ultimo anno, ma la percentuale sale all’80% per gli studenti universitari e al 61% per i professionisti. In questo panorama, 1 italiano su 4 – almeno una volta nella vita – ha scaricato gratuitamente da Internet un ebook o un audiolibro in maniera illegale. 

Sono i principali dati emersi da una ricerca Ipsos per l’Associazione Italiana Editori (Aie) e presentata questa mattina al Mibact: un’iniziativa che sancisce la collaborazione tra l’associazione degli editori di libri e quella degli editori di quotidiani e periodici in una sorta di ‘alleanza’ che serve a far fronte comune contro un fenomeno sempre più diffuso. 

Le dimensioni del fenomeno

La stima, prudenziale, delle dimensioni della pirateria nel mondo del libro dice che ha compiuto almeno un atto di pirateria riguardante il mondo del libro il 36% della popolazione sopra i 15 anni, l’80% degli studenti universitari, il 61% dei professionisti. Complessivamente, nell’ultimo anno, si sono compiuti ai danni del mondo del libro 107 milioni di atti di pirateria (copie in meno vendute di libri, download in meno di ebook o audiolibri). Tradotto significano circa 300.000 al giorno (293.000 per la precisione).

I danni al settore

La pirateria è diffusa in tutto il mondo editoriale librario: le vendite perse nel settore della varia (fiction e saggistica) sono pari a 29,2 milioni di copie l’anno, per un mancato fatturato di 324 milioni di euro. Le copie (libri ma anche ebook) perse nel settore universitario sono 4 milioni, pari a un fatturato di 105 milioni di euro; quelle nel settore professionale – libri, ebook e banche dati comprese – sono pari a 2,9 milioni di copie, con una perdita a valore di 99 milioni di euro.

Se si guarda al mancato fatturato per canale di vendita, le librerie fisiche perdono ogni anno 247 milioni di euro. Gli store online hanno un mancato fatturato (carta più ebook) di 239 milioni, mentre 42 milioni sono persi dalle librerie e dagli store online che trattano anche l’usato-seconda mano. Complessivamente, quindi, l’editoria perde per i fenomeni legati a comportamenti illegali 528 milioni di euro e 3.600 posti di lavoro diretti. La perdita per il sistema Paese complessivo – stimata in base ai modelli di calcolo di Istat – però, è ben più alta: 1,3 miliardi di euro, un mancato gettito per il fisco di 216 milioni di euro. La mancata nuova occupazione complessivamente (tra diretta e indiretta) è stimabile in 8.800 unità. 

Chi sono i pirati

Oltre un italiano su tre (il 36% della popolazione sopra i 15 anni), ha compiuto almeno un atto di pirateria editoriale nell’ultimo anno. Nello specifico, uno su quattro (il 25%) ha scaricato gratuitamente almeno una volta un ebook o audiolibro da siti o fonti illegali su Internet, il 17% ha ricevuto da amici/familiari almeno un ebook, l’8% ha ricevuto da amici/conoscenti almeno un libro fotocopiato, il 7% ha acquistato almeno un libro fotocopiato. L’incidenza della pirateria è particolarmente alta tra i lettori forti (lettura giornaliera o settimanale) di libri cartacei (45%), tra quelli di ebook (68%), e tra quelli di audiolibri e podcast (66%). 

Picco tra studenti universitari e professionisti

Se guardiamo però ai settori specifici dell’editoria universitaria e degli utenti dell’editoria professionale, la situazione è ben più allarmante. Ha compiuto nell’anno almeno un atto di pirateria l’80% degli studenti universitari. Mediamente, ognuno di questi utenti ha piratato oltre 10 testi (10,1). Se prendiamo invece in considerazione l’universo dei liberi professionisti (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e altri), il 61% di costoro ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno, con una media di 9,2 atti ciascuno.

Italiani convinti di farla franca

Se è vero che la stragrande maggioranza degli italiani, ovvero l’84%, è consapevole del fatto che gli atti di pirateria sono illeciti e/o illegali, molti tendono a minimizzarne gli effetti. Solo il 15% pensa che gli atti di pirateria siano molto gravi e quindi da perseguire legalmente. Per il 46% sono abbastanza gravi e per il 39% lo sono poco o per niente. Il 23% della popolazione, inoltre, non sa che lo Stato punisce severamente ogni atto illecito e il 66% ritiene comunque poco o per niente probabile la possibilità di essere scoperti e puniti.

La ricerca Ipsos per Aie, ha spiegato Nando Pagnoncelli, è stata svolta a novembre del 2019 su un campione di 4.000 interviste così suddivise: 3338 casi rappresentativi per genere, età, area geografica, ampiezza centro, professione e titolo di studio, 452 studenti universitari rappresentativi per genere, età e area geografica e 466 liberi professionisti sempre rappresentativi per area geografica.

Per il sottosegretario con delega all’Informazione e all’editoria, Andrea Martella, questo fenomeno “incide sul concetto di democrazia stessa, la riduce” e per arginarla bisogna pensare ad una campagna istituzionale che faccia capire, soprattutto ai giovani, che la pirateria “è un furto”. Quindi, come strumento di contrasto ipotizza, oltre ai sistemi repressivi, “un nuovo sistema di incentivi fiscali a prodotti editoriali che promuova la lettura e la legalità”.

“Fare un clic, un download – ha osservato Martella – determina un colpo all’editore, al libraio, al giornalista, all’edicolante. Le tante librerie o edicole chiuse fanno capire come quel click, quel download, faccia danni a 50 metri da casa nostra…”.

Per Ricardo Franco Levi, presidente Aie, “la pirateria ruba ricchezza al paese e futuro ai giovani. Una volta – ha sostenuto – c’erano le fotocopie, ora c’è la rete e ci sono i libri gratis ovunque”. Quindi, “le piste sono almeno tre: l’educazione, per spiegare quanto forte sia il danno; il contrasto con l’affermazione della legalità e il sostegno alla forma di acquisto legale”.

Sulla stessa linea il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, che si dice d’accordo sulla campagna istituzionale che cambi l’approccio culturale al problema. “Noi ci siamo come editori. Deve essere una campagna istituzionale, di tre o quattro argomenti, che sia una goccia tutti i giorni”; e che aiuti, ha concluso, a “recuperare il gap italiano rispetto alla cultura dell’Europa del Nord, dell’Est o addirittura dei giapponesi. Oggi l’unione di editori e Fieg è un passo importante”. 

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Post simili: