Cronaca

A Lampedusa continuano ad arrivare i migranti

Lampedusa porto aperto, suo malgrado. Gli sbarchi non si fermano e l’emergenza sanitaria aumenta i problemi e le tensioni. Doppio approdo in poche ore: prima i 67 scortati dalle forze dell’ordine: gli stessi che per un giorno sono rimasti in balia del mare in acque Sar Maltesi; poi 57 giunti da soli. Tanto è bastato per accendere la protesta degli isolani. Nell’hotspot si trovano già i 34 arrivati il 6 aprile: tutti in quarantena. Questo significa che non c’è posto per gli altri costretti a rimanere sulla banchina in attesa dei trasferimenti. 

“Serve una ‘nave dell’accoglienza‘ ormeggiata di fronte al porto di Lampedusa: in questo momento credo sia l’unica soluzione possibile per evitare che altri migranti stazionino sull’isola dove non c’è più spazio per la loro permanenza”, è l’appello del sindaco Totò Martello al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. La macchina dei trasferimenti non è sempre celere. Ma il fatto è che non è possibile ospitare altri migranti poiché sull’isola non ci sono strutture adeguate. Se ci fosse una nave di fronte all’isola, ragiona il sindaco, potrebbero essere intercettati già prima di arrivare sull’isola o, in caso di sbarchi ‘autonomi’, verrebbero immediatamente trasferiti a bordo.

Di certo, assicura, non c’è nessun passo indietro sul tema dell’accoglienza e del rispetto dei diritti umani, “ma visti gli enormi sacrifici che la cittadinanza sta compiendo per contrastare l’emergenza coronavirus, non possiamo usare due pesi e due misure: ci sono regole sanitarie che bisogna rispettare per proteggere la salute individuale e collettiva, sono regole che devono valere per tutti, anche per i migranti”. E avverte: “Fino ad ora ho fatto tutto quello che potevo, assumendomi anche responsabilità non mie pur di mantenere la calma sociale. Adesso il governo ha il dovere di intervenire”. 

Questo mentre il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti conferma “l’impossibilita di garantire porti sicuri in Italia a navi battenti bandiera straniera” in merito alla richiesta di soccorso della nave Alan Kurdi. Attualmente, spiega il Mit, “a causa del Covid-19, i porti infatti non presentano più i necessari requisiti sanitari richiesti dalla convenzione di Amburgo”. Il decreto interministeriale firmato anche dal ministro Paola De Micheli aveva già assunto decisioni analoghe per le navi da crociera e le navi passeggeri battenti bandiera straniera. ​

Un decreto ispirato ai principi di tutela della salute dei passeggeri e di eguaglianza di trattamento dei cittadini italiani ai quali le attuali ordinanze hanno impedito anche lo spostamento da un comune all’altro e dettato norme stringenti per il rientro dai paesi esteri. “Al governo tedesco – continua il Mit – in qualità di stato di bandiera, è stato chiesto di assumere la responsabilità di ogni attività in mare, compreso il porto di sbarco, della Alan Kurdi”.

L’Unhcr invita il governo italiano a “garantire le richieste di asilo” per i migranti che fuggono dalle guerre, ha detto all’AGI Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati per il sud Europa. “Qualsiasi restrizione – spiega – deve comunque assicurare che le persone che fuggono da guerre abbiano accesso alla possibilità di fare richiesta di domanda di asilo”. “Le misure sanitarie – aggiunge – sono comprensibili”, ma queste “non possono avere conseguenze gravi sulle persone che fuggono dalle guerre” e “impedire che si facciano domande di asilo”. 

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