Cronaca

Una tecnica chirurgica mininvasiva migliora la qualità della vita dei pazienti con tumori al retto

AGI È tornata a casa dopo otto giorni di degenza in ospedale la prima paziente in Sardegna, una donna di 67 anni affetta da un tumore del retto, operata a fine luglio con un’innovativa tecnica mininvasiva. La metodica consente di evitare la demolizione della zona perineale dell’ano, quindi la stomia definitiva che costringe a dipendere da un sacchetto per tutta la vita.

La TaTme, acronimo inglese per Transanal total mesorectal excision, è stata impiegata per la prima volta nell’isola all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari su due pazienti, uno dei quali ‘fragile’. Entrambi avevano un tumore del retto medio-basso e sono stati operati a distanza di un giorno l’uno dall’altro. Per il secondo, un uomo 78 anni che presentava una situazione clinica più complessa, la permanenza in ospedale si è prolungata ed è in via di dimissione.

L’incidenza dei tumori al colon retto

Ogni anno sono circa 43 mila le nuove diagnosi di tumori del colon retto in Italia, malattia poco diffusa prima dei 40 anni: la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è pari al 65%, senza differenze fra uomini e donne. Superato il primo anno dalla diagnosi. la sopravvivenza per ulteriori cinque è del 76% negli uomini e del 77% nelle donne.

L’introduzione della nuova metodica chirurgica mininvasiva in Sardegna si deve alla collaborazione con Andrea Muratore, direttore dell’Uoc di Chirurgia generale del presidio ospedaliero ‘E. Agnelli’ di Pinerolo (Torino), ritenuto fra i massimi esperti di TaTme in Italia, dopo un periodo di esperienza all’estero.

Gli altri centri di riferimento in Italia, in cui questa tecnica è praticata, si trovano a Roma, Milano, Napoli, Siracusa e Acquaviva (Bari).

“L’alternativa chirurgica ‘classica’”, spiega all’AGI Raffaele Sechi, responsabile dell’Area chirurgica dell’Asl di Cagliari, “è la demoliziane della zona perineale dell’ano. Questa tecnica, invece, consente una stomia temporanea, della durata di un mese-due dopo l’intervento, e, quindi, un’ottima qualità della vita a conclusione del decorso operatorio. Abbiamo utilizzato un approccio combinato addominale laparoscopico e transanale mininvasivo”.

Due équipe chirurgiche al lavoro

I due interventi, della durata di 4-5 ore, sono stati eseguiti ognuno da due équipe chirurgiche in contemporanea, coi chirurghi Antonello Deserra e Nicola Cillara, ciascuno con un set dedicato (addominale operante in videolaparoscopia e transanale in videoendoscopia) e un team anestesiologico.

L’opzione chirurgica, caso per caso, viene prima discussa da un’equipe multidisciplinare, di cui fanno parte, fra gli altri specialisti, radioterapista, oncologo e radiologo interventista. “Così otteniamo migliori risultati nel trattamento del paziente”, precisa Sechi, che è anche primario dell’Unità operativa complessa di Chirurgia generale del Santissima Trinità, primo Covid hospital in Sardegna all’inizio della pandemia. Per tre volte, durante l’emergenza, la Uoc è stata trasformata in reparto Covid, con conseguente riduzione di posti letto. “Ma questa circostanza, anche se ha ridotto il numero di interventi chirurgici com’è accaduto nel resto d’Italia, non ci ha impedito di continuare a perseguire l’innovazione nel trattamento chirurgico della patologie tumorali”.

La Chirurgia generale del Santissima Trinità è fra i centri di tirocinio scelti dall’Acoi-Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani per i corsi di Alta specializzazione delle Scuole nazionali ospedaliere di Chirurgia.

Sechi, che fa parte anche della commissione regionale per i ricoveri all’estero, auspica che si riducano i viaggi della speranza dei sardi per sottoporsi fuori dall’isola a interventi chirurgici: “La maggior parte – assicura – si può eseguire in Sardegna”. 

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