Cronaca

L’emergenza rifiuti a Roma fa litigare Zingaretti e Raggi

L'emergenza rifiuti a Roma fa litigare Zingaretti e Raggi

La presentazione delle linee guida del nuovo piano regionale del Lazio sui rifiuti, che arriva a 7 anni di distanza dall’approvazione del precedente, ha riacceso la contesa tra la Regione a guida Pd e il Campidoglio a 5 Stelle in materia di smaltimento dell’immondizia. Una disputa che si trascina da due anni e mezzo e si alimenta a colpi di dichiarazioni polemiche, malintesi e forzature che nella sostanza non spostano di un millimetro la composizione dell’attuale fragile sistema di trattamento dei rifiuti, privo di autosufficienza e soggetto a cicliche crisi di raccolta e smaltimento.

L’eredità della mega discarica

Al centro di questo scontro c’è l’eredità irrisolta della mega discarica di Malagrotta, di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni che per quasi 50 anni ha accolto il pattume indifferenziato della Capitale. L’invaso è chiuso dal 1 ottobre 2013, nel frattempo Cerroni è stato prima arrestato, poi processato e assolto dall’accusa di essere il capo di un sodalizio criminale che si sarebbe arricchito smaltendo i rifiuti di Roma in un regime di assoluto monopolio. Ma la città non ha saputo sviluppare un sistema più moderno ed ecosostenibile di smaltimento dei rifiuti. 

Le linee guida del piano regionale prevedono la creazione di un Ato di Roma, con la Capitale che dovrà trovare all’interno del suo perimetro siti dove localizzare gli impianti per chiudere il ciclo dell’indifferenziato. Il governatore Nicola Zingaretti ha sottolineato: “Se Roma giungerà a livelli di differenziata tali per cui la discarica non sarà necessaria sarò contento di essermi sbagliato ma ai ritmi attuali ho il dovere di indicare la soluzione più congrua e cioè che una città con tre milioni di abitanti abbia un sito dove conferire”.

Una richiesta al Campidoglio di indicare dove posizionare una discarica di servizio, dove non verrebbero trattati rifiuti tal quali, ma che funzioni come sito di stoccaggio nei momenti di criticità.

La risposta della Raggi è stata piccata: “Abbiamo sentito notizie allarmati dalla Regione Lazio. Quel Pd che nel 2013 festeggiava la chiusura di Malagrotta oggi chiede la riapertura di una discarica a Roma: è gravissimo. Siamo una Regione che ha già pagato tanto, con la discarica più grande d’Europa, non serve farci la guerra”. Dopo di lei si è levato un fuoco di fila di accuse da parte del M5d contro il Pd che vorrebbe aprire “una nuova Malagrotta”. 

Ma cosa dice il testo unico ambientale?

La normativa prevede che “le Regioni, sentite le Province, i Comuni” predispongono “piani regionali di gestione dei rifiuti” che contengano “misure tese alla riduzione delle quantità, dei volumi e della pericolosità”. La legge dispone inoltre che “gli impianti per la gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi”.

Nel rimpallo di competenze tra Campidoglio e Regione sulla scelta dei siti l’unica certezza resta la fragilità del ciclo di raccolta e smaltimento che, dopo il rogo di dicembre scorso del Tmb Salario, può contare solamente su tre impianti di trattamento – uno di Ama e due del Co.La.Ri. di Cerroni – delle 3 mila tonnellate al giorno di indifferenziata. I conferimenti nei Tmb di Aprilia a Viterbo suppliscono solo in parte per le 600 tonnellate prima lavorate quotidianamente dal Salario. Da qui, secondo la Regione, la necessità di un sito di stoccaggio, dove radunare i sacchetti nei momenti in cui il ciclo subisce rallentamenti, evitando così che si accumulino in strada fuori dai cassonetti.

Il Campidoglio invece punta sulla diminuzione del quantitativo di rifiuti e sull’aumento della differenziata, attualmente poco sopra il 40%, rigettando la possibilità di nuove discariche. Mentre il prossimo piano industriale di Ama prevede la realizzazione di 13 impianti: 3 per il trattamento degli scarti organici, 3 per plastica e metalli, 2 fabbriche dei materiali in sostituzione dei Tmb e 4 per materiali specifici. Strategie di lungo periodo, insomma, che richiederanno tempo ed investimenti. Nell’immediato restano i sacchetti di spazzatura che si accumulano attorno ai cassonetti e le polemiche.

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