Una strage infinita. Siamo un paese “nemico” della bicicletta e chi ogni giorno sale in sella e pedala continua a farlo a rischio e pericolo schivando incroci mal segnalati o buche e avventurandosi nel traffico dei motori o su piste ciclabili impraticabili. Non solo ciclisti professionisti, basta cercare “ciclista” sul web e nella sezione notizie ci s’imbatte in un vero e proprio bollettino di guerra, con nomi di persone comuni accomunate dalla passione per la bici e da un destino drammatico.
I numeri parlano chiaro: in media ogni 32 ore sulle strade italiane muore un ciclista. L’utilizzo della bicicletta per i percorsi urbani si sta diffondendo sempre di più, ma non sempre prestando attenzione alle regole del codice della strada e, anche per questo, gli incidenti mortali che coinvolgono ciclisti sono aumentati secondo l’Istat del 9,6% in un anno.
Dietro il macabro conto di morti e feriti ci sono vite spezzate di amanti delle due ruote rimasti schiacciati da auto o da mezzi pesanti, superati a distanza ravvicinata e scaraventati sull’asfalto o investiti a un incrocio. Oggi è successo a un sessantenne morto sul colpo dopo essere stato travolto da un pulmann in via Merulana a Roma.
Ogni anno oltre 250 decessi
Morti e feriti sono all’ordine del giorno tra chi pedala sulle nostre strade: nel 2017 (stando alle stime Aci/Istat) i morti in sella a una bici sono stati 254 su un totale di 17.521 incidenti. Secondo la Treccani il rischio di mortalità per chi va in bicicletta è di 2,18: si tratta del più alto in assoluto dal momento che per i pullman è pari a 0,48, per i camion a 0,67, per le automobili a 0,78, per i motorini a 1,06 e per le moto a 1,96.
Per chi pedala la media è di un morto e quaranta feriti al giorno. È come se ogni anno scomparissero, a causa d’incidenti stradali, tutti i ciclisti che partecipano al Giro d’Italia e al Tour de France. Un dato davvero allarmante e paradossale se si considera che l’utilizzo della bicicletta viene incentivato in quanto si tratta del mezzo con il minor impatto ambientale.
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E mentre l’Italia piange ogni giorno i suoi ciclisti, la politica – spiega Repubblica – non riesce ad affrontare compiutamente l’argomento. Se è vero che gran parte degli incidenti avvengono per comportamenti indisciplinati alla guida da parte degli automobilisti è altrettanto vero che spesso chi è in sella alla bici non rispetta delle accortezze che sarebbero in grado di salvare tante vite. La stragrande maggioranza di coloro che pedala quotidianamente non ha mai letto neanche una volta l’art.182 del nuovo codice della strada, approvato all’inizio del 2016 e dedicato proprio alla circolazione dei velocipedi. Insomma, oggi più che mai, occorre un serio dibattito per tutelare i ciclisti sulle strade e punire chi trasgredisce le regole.
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