Cronaca

Il giro della Sardegna a nuoto in due mesi con Amelia nel cuore

AGI  Primo al mondo, ha nuotato per 715 chilometri e 700 metri attorno alla Sardegna, un periplo da record in senso antiorario completato in 59 giorni domenica 28 agosto, nel rispetto della tabella di marcia annunciata due mesi fa: 57 tappe di 12 chilometri ciascuna in media, in ogni tratto affiancato da un gommone che gli ha assicurato assistenza.

Ma per il pluricampione di nuoto Corrado Sorrentino, 48 anni, il ‘Giro di Sardegna’ cominciato il 1 luglio scorso, documentato giorno per giorno sui social e alimentato dal crescente affetto della gente, è molto più di uno straordinario risultato sportivo, sostenuto da centinaia di persone e amministrazioni comunali in tutta l’isola: assomiglia a un viaggio interiore, che mai, giura Sorrentino, neppure nei momenti più difficili, quando è incappato in onde alte fino a 3 metri, ha pensato di interrompere. E per una ragione che si chiama Amelia.

‘Mia figlia è in me’

Nella mente e nel cuore, il campione di nuoto ha portato con sé la figlia di 7 anni che ha perso nel 2018 per una malattia rara. “Ho pensato tutto il tempo a lei e quando ieri ho concluso l’ultima tappa mi sono detto: ‘Ce l’ho fatta, l’ho fatto per te. Ce l’abbiamo fatta. Credo che sia lei ad aver mosso tutto questo, fin dall’inizio. Le persone, delle volte, possono pensare che io sia un po’ matto, ma lei è in me, ne sono certo”, racconta all’AGI il nuotatore, ancora stanco ed emozionato, davanti a un piatto di pasta, ordinato al Poetto di Cagliari, dopo aver riportato in città il camper in cui ha dormito tutto questo tempo. Un pranzo quasi fuori tempo massimo, dopo le 15, assieme alla sua compagna Sonia che l’ha seguito quasi lungo tutto il percorso concepito per raccogliere fondi e finanziare progetti pediatrici all’ospedale Microcitemico di Cagliari.

“Non sono ancora in grado di fare un consuntivo delle tante donazioni”, spiega Sorrentino che, però, ha già firmato un preventivo di 19 mila euro per un sistema di monitoraggio multiparametrico da destinare al reparto di oncoematologia pediatrica.

‘Ho pianto mentre nuotavo’

“Solo io so quante volte ho pianto mentre nuotavo pensando ad Amelia e ai bambini che soffrono o che come lei sono passati nella nostra vita per darci uno scopo“, ha scritto Corrado su Facebook, a 24 ore dalla conclusione delle impresa. “Tutte le volte mi ripetevo che avrei dovuto avere pazienza, che non avrei dovuto mollare e che quel dolore sarebbe durato molto tempo, ricordando i 5 giorni assurdi in ospedale in cui mi guardavo allo specchio e mi dicevo ‘non è finita, non mollare, dai il massimo per lei e aiutala ad uscire da questa situazione'”.

“Quando mi sono preoccupato”, ha aggiunto, “è stato solo per i temerari a bordo del gommone: loro sono degli eroi, uomini e donne come pochi ne esistono ma per me stesso non sono mai stato preoccupato. Come tante volte ho detto, se dovessi morire oggi ognuno di voi dovrebbe andare a comprare la migliore bottiglia di champagne per festeggiare perché per me significherebbe andare da Amelia o comunque smettere di soffrire, nel frattempo vivo per lei e con lei”.

Le onde dell’Isola Rossa

Fra il 26 e il 27 luglio le pessime condizioni meteomarine nelle acque davanti all’Isola Rossa, nel Nord Sardegna, hanno imposto uno stop. “Avrei messo a repentaglio l’incolumità delle due persone sul gommone”, ricorda Sorrentino.

La sua impresa è stata sostenuta da sponsor privati e dalla generosità di chiunque abbia incontrato nell’itinerario: “Non mi permettevano di pagare, ero costantemente invitato a pranzo e cena”, rivela il nuotatore. “Sono stato ospitato quasi sempre nei campeggi, le poche volte che non ho trovato posto col camper nei porti. Così anche parte dei soldi degli sponsor destinati alle spese contribuiranno, invece, alla raccolta fondi”.

Il momento più duro

La tappa più difficile, anche se la più esaltante a livello tecnico, è stata quella di Buggerru, davanti alla costa sud-occidentale della Sardegna, fra Capo Pecora e Canale Grande, uno dei tratti più insidiosi. “Ho penato moltissimo, c’erano 37 nodi di scirocco, nessuno sarebbe uscito con quel mare“, racconta Sorrentino. “C’erano onde alte due metri. Per completare i 12 chilometri, distanza che di solito copro i due ore e mezzo, ne ho impiegate quasi 4 e mezzo. Non ero preoccupato per me, ma per i ragazzi sul gommone, per loro era una situazione davvero rischiosa. Al momento del rifornimento ho chiesto loro come stavano, se volevano fermarsi: mi hanno risposto di continuare a nuotare”.

La cuffia di Amelia

Al suo arrivo, al termine di un’ultima tappa molto emozionante, l’ultima domenica di agosto a Marina piccola, al porticciolo di Cagliari, Sorrentino è stato accolto da decine e decine di persone che l’hanno acclamato e abbracciato. Tra loro anche la piccola Luna, sua figlioccia, figlia di una sua ex atleta, che il nuotatore, ora allenatore, ha tenuto fra le braccia dopo aver tagliato il traguardo virtuale in porto e alzato al cielo una piccola cuffia azzurra da nuoto con la scritta Amelia.

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© Rossano Mameli

Corrado Sorrentino festeggia la conclusione del suo ‘Giro di Sardegna’ a nuoto sollevando la cuffia da piscina della figlia Amelia

“È proprio la sua, quella che usava quando andava in piscina”, precisa il nuotatore all’AGI. “Lei è il baricentro di ogni cosa che possa essere anche solo pensata in questo progetto. Alzare la cuffia è stato come cercare di renderla presente agli occhi degli altri. Il protagonista non sono io, ma lei”.

“Torno a casa con una ricchezza interiore pazzesca“, confida atleta. “Ho avuto la fortuna di guardare le persone negli occhi e vedere davvero oltre. Ce ne sono tante che non avevo mai visto prima, ma mi sono sentito come se avessi vissuto con loro da sempre”.

Due sguardi – gemelli, così li ricorda – gli sono rimasti impressi: quello di Mauro, che noleggia gommoni all’Isola Rossa, e quello di Filippo, il barbiere che gli ha tagliato i capelli nella tappa di Pula (Cagliari). “Hanno gli stessi occhi, la stessa profondità, anche se sono del tutto diversi l’uno dall’altro: ho avuto l’ennesima conferma di quanto siamo legati gli uni agli altri, al di laà dell’aspetto fisico. Tante volte il caos della quotidianità ci porta a guardare solo come siamo vestiti e che aggiornamento di stato abbiamo nei social, dimenticandoci, invece, che siamo ben altro”.

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