Cronaca

Cosa è successo nell’ultimo giorno del processo Raggi. Domani la sentenza 

Cosa è successo nell'ultimo giorno del processo Raggi. Domani la sentenza 

Andrea Ronchini / NurPhoto
 

 Virginia Raggi

Virginia Raggi preferì dichiarare il falso con una nota del dicembre del 2016 all’allora responsabile dell’Anticorruzione in Campidoglio Mariarosa Turchi sulla nomina di Renato Marra alla Direzione Turismo e sul ruolo ‘pedissequo delle sue determinazioni’ ricoperto dal fratello Raffaele che era capo del Personale perché se avesse detto la verità si sarebbe innescato un procedimento penale per abuso d’ufficio e, in base al codice etico dei Cinque Stelle all’epoca vigente, la sindaca si sarebbe dovuta dimettere dall’incarico.

Lo ha sostenuto il procuratore aggiunto Paolo Ielo che ha chiesto al giudice Roberto Ranazzi di acquisire agli atti del processo, che vede Virginia Raggi imputata di falso documentale, proprio quel codice etico che i grillini poi modificarono nel gennaio del 2017. “Se la sindaca avesse detto la verità – ha sottolineato Ielo – riconoscendo che Raffaele Marra aveva ricoperto un ruolo decisivo nella scelta del fratello, l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. E lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata, ndr) avrebbe rischiato di perdere il posto perché era quanto prevedeva il codice etico. È questo il movente della sua bugia”.

La sentenza attesa per domani 

In aula, secondo quanto riporta Il Messaggero, c’erano cinque consiglieri comunali M5S: Daniele Diaco, Angelo Sturni, Pietro Calabrese, Giuliano Pacetti e Donatella Iorio.

Domani, sabato 10 novembre, il tribunale di Roma annuncerà la sentenza. Se dovesse essere condannata, Virginia Raggi rischia da uno a sei anni di prigione. Secondo il codice etico del Movimento 5 stelle la sindaca in caso di condanna dovrebbe dimettersi. E già diversi profili di primo piano del Movimento, come Luigi Di Maio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, hanno fatto capire che se dovesse essere condannata non ci sarà alcuna eccezione per Raggi, che dovrebbe quindi dimettersi.

Raffaele Marra e Salvatore Romeo, secondo l’ex capo di gabinetto del Campidoglio Carla Romana Raineri, che venerdì ha deposto come teste nel processo per falso a carico della sindaca Virginia Raggi, “si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato”.

La deposizione di Ranieri e la replica di Raggi

Raineri nella sua deposizione ha sostenuto: “Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco. Stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca”.

Quindi la Raineri ha aggiunto: “Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un colonnello dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto. Di li’ a poco il sindaco si fece venire dubbi sulla legittimità della mia nomina”.

“La deposizione di Carla Raineri a tratti mi è sembrata surreale. In questo processo si parla di un mio presunto falso e per quatto ore abbiamo ascoltato parole simili a gossip. Non ho mai risposto alle interviste rilasciate, a volte mordendomi la lingua, per le cose palesemente false affermate”, ha affermato, secondo quanto riporta Repubblica, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel corso di dichiarazioni spontanee fatte nel corso del processo che la vede indagata per falso per la nomina di Renato Marra.

La sindaca ha preso la parola dopo la lunga audizione dell’ex capo di gabinetto del Comune. “Non conoscevo la dottoressa Raineri e mi era sembrata una persona molto preparata – ha aggiunto – per me era una opportunità avere un magistrato di primaria importanza come capo di Gabinetto. Anche se trovai subito strano il fatto che quando chi hanno presentate disse, ‘non ti preoccupare starò qui al massimo 1 anno, 1 anno e mezzo'”.

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