Cronaca

Come è stato il match al Senato tra Conte e Salvini

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Filippo MONTEFORTE / AFP

Matteo Salvini

“Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Monti e Renzi. Con tutto il rispetto”. Questo l’incipit dell’intervento di Matteo Salvini al Senato che è stato interrotto, per gli applausi dei suoi sostenitori, ben ventisette volte in venti minuti. Un discorso che, oltre a non risparmiare aspre critiche al nuovo esecutivo, ha etichettato il premier con l’appellativo “il presidente Conte-Monti” ricordando “l’immagine dell’uomo che sussurrava alla Merkel”. Un tentativo di evocare qualcosa di passato e superato, rinforzato da un altro epiteto: “Una vecchia mummia da Prima Repubblica”. 

La risposta di Conte

Una disfida, quella con l’avvocato, che sembra far riecheggiare gli scontri di agosto. Conte, infatti, ha di nuovo risposto a tono, colpo su colpo: “Assegnare ad altri le proprie colpe è il percorso più lineare per essere deresponsabilizzati a vita, un modo certo, non il migliore, per salvare la propria leadership. Errare è umano, ma dare agli altri le proprie colpe è il modo migliore per conservare la leadership del proprio partito”. 

Il premier non arretra ritornando su quella richiesta di “pieni poteri” che tante critiche era stata in grado di creare e sul passaggio da “amici” a “nemici”: “Con una certa arroganza una forza politica unilateralmente ha deciso di portare l’Italia alle elezioni, di volerci arrivare da ministro dell’Interno e sempre unilateralmente e arbitrariamente di concentrare definitivamente nelle proprie mani tutti i poteri: pieni poteri. Se questo era lo schema, l’obiettivo e il progetto è comprensibile che chiunque lo abbia ostacolato, tutti coloro che lo hanno ostacolato per senso di responsabilità e nel rispetto della costituzione, che tutti costoro siano diventati nemici”

Dignità

Evocata, discussa, rinfacciata. Insieme a “onore” è la parola più gettonata in queste settimane di confusione e nascita di un nuovo esecutivo. E Conte ha voluto dire la sua su questa parola riempiendola di un significato specifico: “La dignità, per quanto riguarda le funzioni del presidente del Consiglio, non si può valutare in base al fatto che sia o meno con voi al governo. La dignitàderiva solo dal fatto di servire con onore e massimo impegno il Paese nell’interesse degli italiani. Mi direte cosa c’e’ di dignitoso nei repentini voltafaccia che ci sono stati nelle ultime settimane…”

I nemici pentastellati e democratici

Ma Salvini si è rivolto anche agli esponenti del Movimento 5 Stelle, accusandoli di non aver voluto dare la parola agli elettori per timore dei risultati: “Io stasera parlerò con i miei figli a testa alta. Con una poltrona in meno, ma con tanta dignità in più. L’unica paura è quella del voto. Noi rispondiamo con il sorriso, amando i nostri avversari e i nostri nemici”. E non dimentica la questione giustizia, la cui riforma è stata oggetto di tensione con il guardasigilli Alfonso Bonafede: “Speriamo che non si arrivi ad una repubblica giudiziaria”. 

L’attenzione del leader della Lega, del resto, è già rivolta alle prossime elezioni regionali che si svolgeranno nei prossimi mesi dove “la liberazione dal Pd potrà diventare realtà”. Un partito, quello guidato da Nicola Zingaretti, attaccato ancora attraverso quello che nelle ultime settimane è diventato un vero mantra: “Dove c’è profumo di poltrone c’è il Pd”.

Per Salvini l’obiettivo del nuovo governo giallorosso è chiaro e si smarca da quello del partito uscito vincitore dalle ultime elezioni europee: “Per voi l’importante è fermare la Lega, per noi far ripartire l’Italia”. E anticipa: “Faremo una sana opposizione ma porteremo anche delle proposte”.

Lealtà 

L’ex ministro dell’Interno ha teso la mano anche al suo successore al Viminale, Luciana Lamorgese: “Può contare sulla mia leale collaborazione. Mi auguro che non si pieghi ai ricattucci della sinistra, cancellando i decreti sulla sicurezza. Farebbe il male di questo Paese”.

Per Conte la palla però è stata portata su un altro campo da gioco, quello del Quirinale: “Questo governo è stato chiaro: raccoglierà le osservazioni del Presidente della Repubblica”. E ribadisce di voler andare oltre: “Chiedo a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini di evitare di concentrarci ossessivamente sullo slogan ‘porti aperti-porti chiusi’. Lavoreremo con i paesi di origine, di transito, per contrastare i traffici illeciti, per contrastare l’immigrazione clandestina perché riteniamo che uno stato sovrano abbia diritto a regolamentare l’accesso nei propri confini, dobbiamo rafforzare il meccanismo dei rimpatri. In questo momento abbiamo pochi accordi e dobbiamo concluderne molti altri. Va gestito anche a livello europeo e dobbiamo lavorare al più presto per modificare il trattato di Dublino”

La “sola” 

L’attacco non risparmia neanche il neo-commissario europeo Paolo Gentiloni: “Aspettate a festeggiare perché tutto può fare Gentiloni fuorché avere un occhio di riguardo nei confronti dell’Italia. Presidente Conte le hanno rifilato una sola…” e i senatori a vita, che andrebbero aboliti: “La casta della casta della casta della casta. Lasciare la possibilità che a decidere sulla nascita di una maggioranza possano essere i senatori a vita proprio no…”. 

Salvini chiude il suo discorso promettendo che quella in atto è solo una parentesi destinata a finire: “Buon divertimento. Noi torneremo a governare questo Paese per amore dell’Italia e non per l’amore delle poltrone”. Ma è proprio quella parola, fine, a non dipendere più dalle sue azioni. 

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