Cronaca

Varriale era con l’uomo derubato dagli americani 1 ora prima del delitto

Carabiniere ucciso ultime parole

Alessandro Serranò / Agf 

Il luogo in cui è stato ucciso il carabiniere Mario Rega Cerciello  

Un’ora prima che Mario Cerciello Rega fosse ucciso, Andrea Varriale, il carabiniere che era con lui nel momento dell’aggressione, si trovava in piazza Mastai con l’uomo al quale  Finnegan Lee Elder Gabriel Christian Natale-Hjorth avevano rubato lo zaino. E’ un elemento che emerge dalla convalida del fermo dei due giovani americani e che aggiunge un elemento a una vicenda che di ora in ora si fa sempre più complessa. 

“Dall’annotazione del carabiniere, Andrea Varriale, emerge che poco tempo prima di ricevere l’incarico di effettuare l’operazione in abiti civili, alle ore 1.19, era intervenuto in piazza Mastai su ordine del maresciallo Pasquale Sansone che gli riferiva di trovarsi sul posto insieme ad altri operanti per la ricerca di un soggetto che si era sottratto all’identificazione dandosi alla fuga dopo aver consegnato ai militari un involucro di colore bianco contenente una compressa di tachipirina” scrive il gip di Roma, Chiara Gallo, “Sul posto veniva identificato Sergio B. che riferiva di essere stato vittima di un borseggio operato da due persone che dopo il furto si allontanavano a piedi in direzione lungotevere altezza ponte Garibaldi. Precisava inoltre che all’interno della borsa che gli avevano asportato era presente il suo cellulare, documenti ed altri effetti personali. Al momento gli operanti invitavano Sergio B. a sporgere denuncia presso un qualsiasi ufficio di polizia e riprendevano il normale servizio”. 

La convalida ricostruisce anche gli ultimi momenti di vita di Cerciello e le sue ultime parole: “Mi hanno accoltellato”. “Mario urlava ‘fermati’ al ragazzo che lo colpiva” ha riferito Varriale, “mentre quelli fuggivano, lui perdeva sangue”. Lo stesso Lee a raccontato al pm che mentre il vicebrigadiere lo teneva fermo “non ha mai estratto la pistola”. 

Per il Gip Lee non poteva non aver capito di aver a che fare con due uomini delle forze dell’ordine. “Tutte queste circostanze escludono che Elder non abbia compreso che i due (carabinieri, ndr) che tentavano di fermarlo fosse dei poliziotti (d’altro canto l’intervento della polizia durante il compimento di un’azione delittuosa come quella che gli stessi stavano ponendo in essere non poteva essere ritenuta una circostanza imprevedibile), dall’altro appaiono comunque del tutto incompatibili con i presupposti della legittima difesa, posto che le coltellate al torace sono state sferrate contro un uomo disarmato (“mentre mi teneva fermo non ha mai estratto la pistola”), che evidentemente già dopo i primi colpi era in difficoltà, in assenza di una vera e propria aggressione (come dimostrato dall’assenza di alcun tipo di segni sulle persone degli indagati) e durante il compimento di una azione delittuosa per la cui riuscita Elder si era premurato di presentarsi armato di coltello”. Lee si era portato l’arma dagli Stati Uniti, hanno fatto sapere gli inquirenti, in una valigia imbarcata nella stiva.

Sempre secondo il decreto di convalida, è “pacifico” che l’autore del delitto sia Finnegan Lee Elder, il 19enne in vacanza a Roma con il coetaneo Gabriel Christian Natale-Hjorth. Quest’ultimo, secondo la deposizione di Lee, avrebbe poi nascosto il coltello nel controsoffitto della camera del Visconti Meridien nel quale i due soggiornavano.

“Nessuno dei due indagati ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte, mostrando un’immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età e al grado di violenza che connota le condotte di entrambi” scrive il Gip, “e testimoniano la totale assenza di autocontrollo e capacità critica evidenziandone la pericolosità sociale”.

I due californiani “erano alla ricerca di sostanze stupefacenti nel corso della serata e che entrambi avevano bevuto alcol”. E, queste circostanze, valutate insieme alle condotte, “testimoniano incapacità critica dei due coindagati”, e di conseguenza rendono evidente la loro “elevata pericolosità sociale”. 

I due americani – si legge “sono stabilmente residenti all’estero, presenti in Italia occasionalmente e sorprese dalla polizia giudiziaria in procinto di lasciare l’albergo subito dopo avere commesso i delitti in contestazione, condotta quest’ultima che non può non ritenersi finalizzata a far perdere le proprie tracce”. Da qui il pericolo di fuga come uno degli elementi per convalidare il fermo

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