Cronaca

Roma indaga 7 agenti egiziani per il caso Regeni. E Fico fa la sua parte

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ANDREAS SOLARO / AFP 

Roberto Fico (Afp) 

Sette agenti dei servizi segreti egiziani saranno indagati dalla procura di Roma per sequestro di persona in relazione alla scomparsa di Giulio Regeni, il ricercatore 28enne di origine friulana sparito il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato cadavere il 3 febbraio lungo la strada che dalla capitale conduce ad Alessandria.

L’atto istruttorio, che tecnicamente il procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco formalizzeranno all’inizio della prossima settimana, sblocca lo stallo che ormai da mesi caratterizzava i rapporti tra i due uffici giudiziari, al di là delle dichiarazioni di rito di proficua collaborazione, e provoca numerose reazioni del mondo della politica.

“Un atto giusto, forte e coraggioso”, e anche “un atto dovuto: visto che la procura del Cairo non procede, è giusto lo faccia la procura di Roma”, è stato il primo commento del presidente della Camera, Roberto Fico che lo scorso settembre era andato in missione al Cairo per incontrare il presidente Al-Sisi e quello del Parlamento egiziano: “Avevo avuto delle rassicurazioni, ma ad oggi non è arrivata nessuna svolta”.

Fico sospende ogni tipo di relazione diplomatica con l’Egitto

Così Fico ha annunciato che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano, “fino a quando non ci sarà una vera svolta nelle indagini e un processo che sia risolutivo”. Unanime la condivisione di tutti i capigruppo di Montecitorio alla linea di Fico.

Il vicepremier, Matteo Salvini, ha tenuto a sottolineare che “il governo e anche il Parlamento con tutti i suoi esponenti, di maggioranza e opposizione, stanno facendo il massimo. E poi governiamo in Italia purtroppo e non in Egitto”. Ma per Luigi Manconi, la mossa dei magistrati romani segna invece di fatto un “fallimento della via diplomatica tra Italia ed Egitto”. D’accordo con lui il deputato Leu, Erasmo Palazzotto.

“Da Salvini – ha detto – la solita fiera della retorica: il governo e il Parlamento non stanno facendo niente per scoprire la verità su quello che è successo a Giulio Regeni. Ma soprattutto niente è stato fatto nei confronti dell’Egitto e del suo presidente Al Sisi”. Per il presidente di FdI Giorgia Meloni “forse alla fine anche i nostri rapporti internazionali, la nostra autorevolezza internazionale non hanno consentito di andare in fondo come si sarebbe dovuto”. 

Sul caso Regeni è intervenuto anche Mohamed Abdallah, il presidente del sindacato degli ambulanti del Cairo che, stando alle indagini, ha venduto il ricercatore agli 007 egiziani: “Sono stato io a denunciare il ragazzo – ha dichiarato all’Agi – e lo farei di nuovo perchè ho avuto rapporti con lui, ho visto e sentito cose che mi hanno convinto che lui fosse una spia. Regeni è stato ucciso da membri di servizi stranieri, probabilmente britannici”, ha aggiunto Abdallah rimasto fedele a quella sua versione che non ha mai retto alla prova dei fatti.

Lui continua a non mettersi a disposizione degli inquirenti italiani: “Con loro ho già parlato”, ha spiegato. “Il caso non è ancora chiuso e gli egiziani continueranno a indagare fino a quando non arriveranno alla verità”, ha garantito Abdallah che conduce la vita di sempre, la stessa di tre anni fa quando incontrò per la prima volta il ricercatore italiano. “Sono sempre il presidente del sindacato degli ambulanti, non è cambiato nulla da allora”, ha concluso. 

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