
AGI – Si è avvalso della facoltà di non rispondere l’aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Michele Prestipino Giarritta, invitato a comparire a Caltanissetta dopo che il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati per rivelazione di segreto d’ufficio. L’interrogatorio era stato fissato in relazione, spiega la procura nissena, “al delitto previsto dagli artt. 326 commi 1 e 2 c.p. e 416 bis.I c.p.”. Avrebbe rivelato, secondo chi indaga, gli esiti delle indagini sui clan calabresi e sulle infiltrazioni nelle imprese del Nord. Il procuratore nazionale antimafia gli ha revocato le deleghe e ha informato il Csm. La difesa parla di “accuse lunari”.
Sommario
Origine delle indagini
La procura nissena ricostruisce che l’ipotesi d’accusa trae origine dalle indagini eseguite dalla Sezione anticrimine dei carabinieri del Ros di Caltanissetta nell’ambito di uno dei filoni di inchiesta sul periodo delle stragi del 1992, e, “in questa prima fase delle indagini preliminari”, sarebbe emerso che il magistrato, “nella qualità di pubblico ufficiale”, quale procuratore aggiunto presso la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, con delega al coordinamento delle sezioni ‘ndrangheta‘ e Cosa nostra, “in violazione dei doveri inerenti la funzione e abusando della relativa qualità”, avrebbe rivelato notizie “che dovevano rimanere riservate” a Giovanni De Gennaro, presidente del consorzio di imprese Eurolink, “incaricato della realizzazione di opere pubbliche note, come il ponte sullo Stretto di Messina“, e a Francesco Gratteri, consulente della società We Build, socio di maggioranza del consorzio.
Rivelazioni e accuse
Secondo la procura di Caltanissetta “tale rivelazione” avrebbe riguardato “rilevanti particolari delle indagini in corso da parte di alcune direzioni distrettuali antimafia“, anche con riferimenti “all’uso delle intercettazioni”, nonché “della funzione di coordinamento svolta sin dalle prime battute dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo“. Secondo l’ipotesi accusatoria, dunque, sono state rivelate notizie “gravemente pregiudizievoli per le indagini di più uffici distrettuali”; peraltro, vi sarebbero “concreti elementi per ritenere che il dottore Gratteri, anche per conto del dottore De Gennaro, avrebbe già avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda.
Reazione della Dna
Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo è stato informato dall’ufficio di Caltanissetta sin dall’inizio delle indagini; e “ha assicurato personalmente, oltre alla massima collaborazione per lo sviluppo degli accertamenti, anche il necessario coordinamento con altre indagini svolte da altri Uffici distrettuali“. Lo stesso Melillo ha revocato le deleghe di coordinamento a Prestipino: “Fermo il rispetto della presunzione di innocenza, nell’esercizio dei miei doveri di garanzia dell’immagine stessa e del buon andamento delle attività della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ho provveduto a revocare con effetto immediato le deleghe di coordinamento investigativo attribuite al dottor Prestipino Giarritta e ad adottare le ulteriori misure necessarie a tutelare le esigenze di riservatezza ed efficacia delle funzioni della Dna, dando di ciò comunicazione al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione“.
Impegno delle procure distrettuali
L’Ufficio “che dirigo e le procure distrettuali che conducono le indagini relative a ogni tentativo di condizionamento mafioso delle attività d’impresa collegate alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina – sottolinea Melillo – continueranno ad assicurare il loro comune impegno e la loro immutata dedizione per la completezza e la tempestività delle investigazioni e l’effettività del loro coordinamento”.
Difesa di Prestipino
“Il procuratore Prestipino, in un clima di grande serenità, si è presentato avanti al procuratore della repubblica nisseno”, afferma il legale del magistrato, l’avvocato Cesare Placanica: “Su mia espressa indicazione si è avvalso, allo stato (come da atto il verbale), della facoltà di non rispondere poiché, come argomentato nella memoria difensiva depositata, riteniamo ci siano dubbi sia in ordine alla utilizzabilità del materiale probatorio su cui si fonda la provvisoria incolpazione, sia rispetto alla competenza territoriale del tribunale di Caltanissetta.
Superati tali passaggi, fondamentali al corretto esercizio della giurisdizione, saremo noi a chiedere di essere interrogati perché riteniamo sia agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo a una conversazione intercorsa non con imprenditori o, peggio malavitosi, ma con il prefetto De Gennaro, già capo della polizia e investigatore di punta nella lotta alla criminalità organizzata e un suo storico collaboratore – aggiunge – non servirebbe neppure aggiungere come appaia lunare e privo di ogni aderenza alla realtà anche solo ipotizzare un accostamento tra Prestipino a realtà criminali con cui non risulta, difatti, alcun collegamento”.
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