I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Roma hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 300 mila euro, emesso dal gip di Civitavecchia, nei confronti dell’ex dirigente dell’ufficio Appalti del Comune di Ladispoli. Il provvedimento si inserisce sugli sviluppi delle indagini che, ad agosto del 2017, avevano condotto all’arresto di 9 persone, di cui 8 in carcere e una ai domiciliari, per il reato di turbata libertà degli incanti nei confronti del dirigente pubblico infedele, di un imprenditore romano, dei suoi stretti congiunti (madre, moglie e figli) nonché di altri fiduciari, opportunamente utilizzati, quali prestanome, in altrettante società.
I finanzieri della compagnia di Civitavecchia, sotto il coordinamento della locale procura della Repubblica, hanno quindi posto il vincolo cautelare a tre unità immobiliari – un locale adibito a ristorante, un magazzino e una porzione di villa – a Cerveteri, località Borgo San Martino, intestati a R.L., 62 anni, responsabile, nel periodo dal 2001 al luglio 2017, dell’ufficio comunale.
Il patrimonio immobiliare sequestrato, del valore di circa 300 mila euro, corrisponde al prezzo del reato di corruzione contestato al dirigente pubblico indagato il quale ha favorito il costruttore romano V.S., 55 anni, nell’aggiudicazione delle gare indette per la costruzione del nuovo stadio comunale di Ladispoli.
Gli investigatori hanno riscontrato che, in cambio dei favori ottenuti, l’imprenditore tramite società a lui riconducibili ha dato al pubblico ufficiale materiali edili e prestazioni di servizio quantificati, appunto, in circa 300 mila euro, utilizzati per la costruzione di un importante complesso edilizio dalla superficie complessiva di oltre 1.100 mq e dal valore stimato (a opera conclusa) di 1,4 milioni di euro – sorto in completo abuso edilizio e, pertanto, gia’ sottoposto interamente a sequestro preventivo – che l’infedele dirigente avrebbe verosimilmente adibito a “centro sportivo” privato.
La misura cautelare reale ora eseguita chiarisce definitivamente la natura corruttiva del rapporto intercorso tra il pubblico dipendente e il costruttore romano. Infatti, all’esito della complessa disamina della copiosa documentazione acquisita e del contenuto delle audizioni, le Fiamme gialle hanno appurato come il “centro sportivo” fosse in corso di realizzazione a cura dell’imprenditore capitolino, il quale, per rientrare delle spese ivi sostenute, addebitava, attraverso l’emissione di fatture false, i costi dell’opera ai lavori per la realizzazione dello stadio comunale.
In definitiva, l’attività svolta dalla Compagnia di Civitavecchia ha permesso di denunziare, complessivamente, dodici soggetti ritenuti responsabili del reato di corruzione aggravata, favoreggiamento personale e abuso d’ufficio. Sono state altresì segnalate all’Autorità Giudiziaria per responsabilità amministrativa degli enti le tre società aggiudicatrici degli appalti e impiegate per la costruzione dell’opera edile.
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