Cronaca

“La cultura cristiana sta svanendo”, dice l’islamista Olivier Roy

crisi del cristianesimo

In un’intervista a Il Foglio, Olivier Roy, islamista e politologo francese, sostiene che “il cristianesimo progressista e il cristianesimo identitario poggiano entrambi sulla stessa contraddizione, anche se il primo si identifica con la sinistra e il secondo con la destra: è l’idea che la fede e il dogma non siano realmente importanti ma solo i valori che vengono difesi”.

Queste sono due forme di secolarizzazione, afferma Roy, perché “affidano ai non credenti la gestione del riferimento religioso: ai partiti di sinistra o alla destra populista. La sinistra è stata raramente cristiana così come la destra non è più cristiana (Sarkozy, Berlusconi, Johnson), mentre la Lega ha un’origine pagana. Un certo cristianesimo progressista è già morto: quello del Vaticano II e della sinistra della democrazia cristiana. Ma secondo me, anche il cristianesimo identitario è già in crisi”.

Nel colloquio con il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, Roy aggiunge anche che “la secolarizzazione ha lasciato il posto a una profonda scristianizzazione, dal 1968 l’Europa ha subìto un grande cambiamento antropologico” e che per esempio “a ‘scristianizzazione’ è antica in Francia, recente in Irlanda e appena iniziata in Polonia, dove la partecipazione alla messa rimane forte ma c’è un calo nei seminari”.

Si può dire che il cattolicesimo è arrivato al capolinea? Secondo Roy, “nel 1960, c’erano ancora 110 mila monache e monaci in Germania. Venti anni fa erano 38.348. Oggi sono 17.900. ‘Abbiamo ancora trent’anni, poi è finita’, dicono. La società tedesca si sta allontanando dalla religione e soprattutto dalla chiesa. Questo sviluppo è particolarmente sentito tra gli ordini religiosi. Stanno morendo. Ovunque, monasteri e conventi stanno scomparendo”.

Quindi quel che accade non significa che “stiamo assistendo all’ascesa dell’anticlericalismo, come nel XIX secolo, ma all’ignoranza religiosa”. Ovvero, “le persone hanno perso familiarità con la chiesa” cosicché “la pratica religiosa appare oggi come qualcosa di strano, persino fanatico. Non è solo la pratica religiosa che sta diminuendo, è la cultura cristiana che sta svanendo” sostiene lo studioso.

Tanto che in Francia, ad esempio, “il gruppo di maggioranza è oggi quello che si definisce ‘senza religione’, vale a dire chi non riconosce più alcun legame culturale con il cristianesimo. Il secondo gruppo è quello dei ‘cristiani di identità’ che non praticano e ignorano i dogmi della fede cristiana; infine, i ‘cristiani credenti e praticanti’, che sono sotto al dieci per cento. Solo il 4,5 per cento dei francesi va a messa ogni domenica”.

Soprattutto quest’ultima categoria è forte tra gli ultracinquantenni, ma cala nei giovani. Il declino della pratica religiosa cristiana non è quindi terminato. E per ritornare al discorso politico cattolicesimo destra/sinistra, Roy dice che in Francia “la maggioranza dei cattolici praticanti ha votato per le liste di Macron alle elezioni” per cui “possiamo dire – aggiunge – che in Francia abbiamo, da un lato, un secolarismo intransigente che vuole scacciare la religione dallo spazio pubblico, dall’altro un cristianesimo di minoranza, militante e normativo. Questo non facilita il dialogo”.

Il cristianesimo sopravviverà? Secondo Roy “sopravviverà per due motivi: esiste un ‘nucleo duro’ che trova ancora più forza in quanto è minacciato. D’altra parte, c’è una richiesta di spiritualità nella società e la secolarizzazione non è esattamente sinonimo di materialismo”. Il problema del cristianesimo, semmai, “è che non ha più alcuna legittimità”. E deve riconoscere “di essere una minoranza e uscire dalla fortezza per offrire una risposta a questa diffusa richiesta di spiritualità nella società”.

Una richiesta che avvantaggia i fondamentalisti protestanti (evangelici), i musulmani (salafiti), le sette (testimoni di Geova) o una spiritualità diffusa (zen, autorealizzazione, medicina sommersa…). E i laicisti rispondono alla crisi “con un’estensione dei sistemi di controllo religioso, molto spesso in nome della lotta contro l’islam”. E così, “per proibire il velo si proibiscono il crocifisso e la kippah”. “Ma allo stesso tempo, questo secolarismo non promuove valori positivi”, chiosa. 

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