
AGI – Papa Leone XIV riprende l’invito che il suo predecessore Francesco aveva rivolto agli operatori dei media nell’ultimo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, per ribadire quanto sia di fondamentale importanza dire “no alla guerra delle parole e delle immagini” e “respingere il paradigma della guerra” per essere operatori di pace.
Sommario
Comunicazione diversa e responsabile
In un’Aula Paolo VI gremita di giornalisti da tutto il mondo (oltre 5.000), arrivati a Roma per coprire il Conclave, il Pontefice ha esortato a “non cedere mai alla mediocrità” e ad impegnarsi invece in una “comunicazione diversa“, che “non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione”. Una comunicazione capace di ascolto, in grado di raccogliere “la voce dei deboli che non hanno voce“.
Niente di fragoroso o muscolare: l’ideale è una comunicazione pacata ma profonda.
Solidarietà ai giornalisti perseguitati
Un caloroso e lungo applauso ha accolto il Pontefice, e gli applausi lo hanno interrotto più volte durante il suo discorso, un vero e proprio trattato di deontologia professionale.
Leone XIV ha espresso solidarietà ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, chiedendone la liberazione. “La Chiesa – ha affermato – riconosce in questi testimoni, penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita, il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere“.
La sofferenza di questi giornalisti interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti a custodire la libertà di espressione e di stampa.
Una sfida da affrontare, non da fuggire
“Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare”, ha sottolineato il Papa, evidenziando come questi rappresentino una sfida che non dobbiamo fuggire, ma accogliere, senza mai “cedere alla mediocrità“.
“La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia“.
No quindi a una comunicazione fatta di stereotipi e luoghi comuni. No a linguaggi “ideologici e faziosi“.
La comunicazione come cultura
La comunicazione “non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto”.
Riguardo all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria. Papa Leone XIV ha evidenziato come l’intelligenza artificiale, con il suo “potenziale immenso“, richieda “responsabilità e discernimento” per orientare gli strumenti al bene comune, così da produrre benefici per l’umanità.
Questa responsabilità riguarda tutti, proporzionata all’età e ai ruoli sociali.
L’invito finale: disarmare le parole
Il messaggio finale è chiaro: “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività“.
Non serve una comunicazione fragorosa o muscolare, ma una comunicazione capace di ascolto e in grado di raccogliere “la voce dei deboli che non hanno voce“.
“Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra“.
“Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana“.
“Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà, e il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore. Per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace“, è stata l’esortazione conclusiva del Papa.
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