
Colorato, festoso, pluralista. Per il venticinquesimo anno consecutivo torna a sfilare per le vie del centro il corteo del Roma Pride per rivendicare i diritti della comunità Lgbtq. Migliaia di persone si sono radunate a piazza della Repubblica, luogo della partenza, assiepate dietro ai carri con le dance hall delle varie associazioni che organizzano l’iniziativa.
Il #RomaPride è partito. pic.twitter.com/329MIVEuc4
— Gaypost.it (@gaypostit) 8 giugno 2019
Le note di una serie di canzoni di Madonna, artista da sempre attiva in queste battaglie, hanno accompagnato l’avvio del corteo. In testa lo striscione del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, che organizza la manifestazione, con la scritta ‘La nostra storia le nostre lotte’. Per le vie di Roma molte mani colorate di rosso si sono alzate al cielo “contro omofobia e transfobia”. Numerosi i cori che hanno intonato “Bella Ciao”.
Come sempre spazio sui carri alle drag queen: c’è quello del Muccassassina, quello dell’Ambasciata inglese, quello degli studenti e quello della Cgil. E poi ci sono le bandiere arcobaleno, tantissime. Così come i cartelli contro “omofobia e transfobia”. In piazza è stata portata anche una statua della Madonna che con un piede tiene ferma la testa del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“Questo è un Pride speciale a 50 anni da Stonewall, che è stata la scintilla della rivoluzione del movimento e a 25 anni dal primo grande Pride moderno e unitario a Roma”, spiega il presidente del Circolo Mario Meli Sebastiano Secci. “Non possiamo prenderci il lusso di spegnere solo le candeline – ricorda – ma dobbiamo continuare a lottare in prima linea perché i tempi che abbiamo davanti sono sempre più scuri: il movimento lgbt è sempre più bersaglio di odio e violenza. I nostri figli e le nostre figlie vengono dichiarati inesistenti e dunque c’è ancora tanto da fare”.
Quindi guardando alla compagine di governo Secci aggiunge: “Prendere di mira una minoranza è un’arma di distrazione di massa per distrarre dai reali problemi del Paese. L’anno scorso un ministro della Lega ha detto che le famiglie arcobaleno non esistono, il vicepremier dei 5 Stelle ha detto che la famiglia è fatta solo da un padre e una madre. Se già un governo nega la nostra esistenza e quella dei nostri figli, che sono la parte più debole, vuol dire che c’è tanto da fare”.
“L’attacco alle famiglie arcobaleno è stato fin da subito, con il ministro Fontana, con il decreto sul ripristino di ‘mamma e papa” sui documenti. Sicuramente c’è la volontà di cancellarci”. Lo ha detto il presidente delle Famiglie Arcobaleno Gianfranco Goretti, presente al corteo del Roma Pride. “Noi non chiediamo diritti ma doveri – ha aggiunto – i nostri bambini non hanno riconoscimento, noi invece vogliamo essere inchiodati alle nostre responsabilità genitoriali”.
Tra i tanti politici, in rappresentazione del Campidoglio, il vice sindaco di Roma Luca Bergamo: “La mia presenza qui è per dichiarare che c’è bisogno di progredire nel riconoscimento dei diritti delle persone, senza discriminazioni. Sono testimonianze e prese di posizioni che vanno fatte anche quando i diritti si realizzano”.
L’iniziativa di Google
Molti sono stati i profili social, soprattutto su twitter, che hanno rilanciato l’iniziativa di google maps in occasione del corteo. Il colore che evidenzia il percorso seguito dalla manifestazione è stato sostituito da una linea arcobaleno, in linea con la giornata.
su maps hanno tracciato il percorso del Pride di oggi pomeriggio a Roma goood applausi per Google #RomaPride pic.twitter.com/PxKdoKBx0Q
— n¡cole tanca (@thjswound) 8 giugno 2019
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