Cronaca

Tutte le tappe del processo per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio

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SILVIA LORE / NURPHOTO

Sara Di Pietrantonio

Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minorata difesa, distruzione di cadavere e incendio. E, a chiudere, il reato di stalking da considerare autonomo, proprio come ‘suggerito’ dalla Cassazione, rispetto all’omicidio.

Si è chiuso con un esito praticamente scontato il processo d’appello bis per Vincenzo Paduano, l’ex guardia giurata condannata oggi all’ergastolo per aver tramortito, strangolato e dato alla fiamme la ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, studentessa 22enne. Il fatto avvenne a Roma, nel quartiere della Magliana, il 29 maggio 2016.

In primo grado l’imputato era stato condannato al carcere a vita, pena ridotta a 30 anni di reclusione nel giudizio di appello, poi annullato con rinvio dalla Suprema Corte che aveva disposto un nuovo processo solo per la rideterminazione della pena (con aumento) perché, come sollecitato dalla procura generale, lo stalking non andava assorbito nel reato di omicidio. Secondo la ricostruzione investigativa, l’uomo agì accecato da una gelosia che si era trasformata in persecuzione.

Un delitto orribile risolto dagli inquirenti nel giro di pochissimo tempo: recuperando alcuni post, piuttosto espliciti, scritti da Paduano su Facebook due ore prima dell’omicidio (“quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale”) e tutti messaggi che i due ragazzi si sono scambiati fino all’ultimo giorno, i pm hanno ricostruito un contesto di minacce e vessazioni psicologiche subite da Sara che l’ex pretendeva di controllare a distanza, nella speranza di poter esercitare un dominio possessivo anche se la relazione sentimentale era da tempo conclusa. 

Queste, comunque, le tappe principali della vicenda giudiziaria:

  • 19 novembre 2016: il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Maria Gabriella Fazi chiudono l’inchiesta. 3 marzo 2017: Paduano, davanti al gup Gaspare Sturzo, chiede di essere giudicato con il rito abbreviato. 7 aprile 2017: la procura chiede la condanna all’ergastolo. “L’imputato – dicono i pm – non ha mai chiesto perdono per quanto commesso”.
  • 26 aprile 2017: Paduano chiede scusa e dice ‘non voglio sconti di pena’. ‘Le sue sono scuse strumentali’, è il commento della procura.
  • 5 maggio 2017: l’ex guardia giurata viene condannata al carcere a vita senza isolamento diurno.
  • 8 maggio 2018: nel processo di secondo grado, Paduano prende la parola: “Non posso meritare la pace. Mi vergogno di quello che ho fatto. Non riuscirò mai a perdonarmi di aver tolto a Sara la possibilita’ di diventare grande”.
  • 10 maggio 2018: la prima corte d’assise d’appello riduce a 30 anni la condanna per Paduano. Concetta Raccuia, mamma di Sara Di Pietrantonio, commenta cosi’ la sentenza: “Non mi pare ci sia una grossa differenza tra l’ergastolo e 30 anni di reclusione. Posso apparire cinica ma non credo che l’imputato si sia pentito per davvero”.
  • 12 aprile 2019: la Cassazione annulla con rinvio la sentenza di appello.
  • 11 settembre 2019: la seconda corte d’assise d’appello di Roma ripristina la pena dell’ergastolo. 

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