Nel 2017 solo 16 comuni capoluogo su 115 (il 14%) sono stati in grado di identificare casi di corruzione al proprio interno; gli altri 99 (l’86%) non ne hanno rilevato nemmeno uno. È quanto emerge dallo studio “L’anticorruzione nei comuni italiani” curato da Civico97, Transparency International Italia e Riparte il futuro in coincidenza dell’assemblea Anci in programma a Rimini fino a giovedì.
Secondo lo studio – basato sulle Relazioni dei responsabili anticorruzione negli anni 2015-2017 – l’85,2% delle amministrazioni monitorate (98 su 115) non ha raccolto – sempre nel corso dell’anno passato – alcuna segnalazione di corruzione da parte dei dipendenti dei Comuni e delle società partecipate, segnando un calo del 10% rispetto ai dati rilevati nel 2016. A tal riguardo, le tre associazioni evidenziano come vi sia ancora “una inequivocabile difficoltà a segnalare gli illeciti con i mezzi attualmente a disposizione per la tutela dei whistleblower“.
“Gli enti pubblici devono adottare quanto prima dei sistemi informatici di segnalazione in grado di garantire la sicurezza e l’anonimato del segnalante – afferma Davide Del Monte, direttore esecutivo di Transparency International Italia – purtroppo viviamo in un Paese in cui chi segnala un caso di corruzione e’ ancora identificato come ‘spione’, viene discriminato e rischia addirittura il posto di lavoro”. Trasparenza e accessibilità della pubblica amministrazione migliorano ma molto lentamente: l’anno scorso, 100 enti pubblici su 115 hanno dichiarato di aver ricevuto una o più istanze di accesso civico generalizzato, ovvero richieste da parte dei cittadini di accedere agli atti detenuti dalle amministrazioni: “la normativa introdotta nel 2016 (FOIA) ha chiaramente aumentato il livello di responsabilizzazione degli enti pubblici, ma il processo risulta ancora molto lento”.
Il nodo del conflitto di interessi
Anche il tema del conflitto di interessi resta problematico: solo il 42% degli enti locali monitorati presenta un sistema di rotazione dei dipendenti per prevenire questo rischio, e appena il 43% delle grandi amministrazioni ha definito regole chiare di inconferibilità per i dirigenti in conflitto d’interessi.
“Emerge con chiarezza come i responsabili anticorruzione si trovino disarmati e non possano autenticamente vigilare con attivià’ ispettive – sottolinea Federico Anghelé, responsabile relazioni istituzionali di Riparte il futuro – lanciamo quindi un invito ai sindaci italiani perché dotino i propri enti di strumenti validi per la lotta contro la corruzione permettendo a chi ne è preposto di poter effettivamente operare”. “Civico97 – ricorda il vice presidente Nicola Capello – ha scelto di dedicarsi all’analisi delle Relazioni in un momento in cui anche da parte dei responsabili della prevenzione della corruzione vi è scarsa fiducia nei confronti di questo strumento, in realtà utile ed efficace in termini di trasparenza e accountability. La Relazione, infatti, permette a chiunque di avere un riscontro immediato degli sforzi attuati dall’ente pubblico in tema di anticorruzione. Dove molti hanno visto l’ennesimo inutile adempimento burocratico, Civico97 ha riconosciuto uno strumento che, assieme ai Piani di prevenzione della corruzione, permette di comprendere i punti di forza e di debolezza delle strategie di contrasto”.
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