Cronaca

Si apre l’anno giudiziario. Cento avvocati lasciano l’aula quando parla Davigo

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Nicola Marfisi

La protesta dei penalisti

La protesta degli avvocati contro Piercamillo Davigo, combattuta a suon di comunicati nei giorni scorsi giorni, si concretizza in un gesto mai visto sulle scene della giustizia italiana quando il magistrato che rappresenta il Csm prende la parola. Oltre un centinaio di legali della camera penale, l’organismo che raccoglie i penalisti di diverse province lombarde, lascia l’aula dove si sta svolgendo la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. Ciascuno di loro espone un cartello evocativo degli articoli della costituzione che sarebbero calpestati dalla riforma sulla prescrizione: 24 (diritto inviolabile alla difesa); 27 (presunzione d’innocenza); 111 (giusto processo).

Proprio Davigo, che qui fu protagonista accanto a Saverio Borrelli del famoso ‘Resistere, resistere, resistere’ contro le ingerenze della politica su Mani Pulite, si trova ad assistere a un atto che rovescia i rigidi schemi della cerimonia. Lo fa senza scomporsi, nemmeno di fronte al “vergogna, si levi il cappello” urlato contro un avvocato rimproverato dalla platea per il suo comportamento fuori dalle righe in un momento così rituale. Davigo insiste sulla capacità di fare pulizia al suo interno della magistratura rispetto agli scandali che l’hanno travolta (“Nessuna indulgenza per le cadute di comportamento”), con implicito riferimento al caso di Luca Palamara, ma non fa nessun cenno al tema che ha scavato un solco tra lui e i legali, accusati di dilazionare i processi per guadagnare di più.

Una legge incostituzionale?

Qualcuno nota che, poi, il capo della corrente togata ‘Autonomia e indipendenza’ non assiste al discorso dell’avvocato Andrea Soliani, che guida la camera penale, forse per ‘vendetta’. Davigo, sentito dall’AGI, precisa: “Me ne sono andato quando sono uscite le autorità, dopo la dichiarazione di apertura dell’anno giudiziario”.

A sancire l’inizio della cerimonia era stato, come da tradizione per il ruolo che ricopre, il procuratore generale Roberto Alfonso. Ormai prossimo alla pensione, ha preso una severa posizione contro la riforma Bonafede, pur esprimendo “solidale amicizia” al collega Davigo: “La sospensione del corso della prescrizione non servirà ad accelerare i tempi dei processi, semmai li ritarderà senza limiti. Si tratta di una riforma che presenta rischi di incostituzionalità”.

Bonafede difende la sua riforma

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha aggiunto considerazioni ‘a braccio’ sulla prescrizione al suo intervento che non ne prevedeva, stimolato da chi l’ha preceduto: “Rispetto l’opinione del pg e le divergenze dei penalisti e sono aperto al contraddittorio. Non ho mai detto che la prescrizione è un modo per ridurre i tempi del processo, semplicemente ritengo che lo Stato arrivi a un punto in cui, dopo avere speso tempo e soldi per portare avanti l’accertamento dei fatti, non possa gettare via quel lavoro a causa del tempo”.

A Milano, fa sapere la presidente della Corte d’Appello, Marina Tavassi, l’incidenza della legge sarebbe “contenuta” perché il sistema migliora e c’è una “costante diminuzione dei casi di prescrizione”; in ogni caso, sottolinea anche lei i dubbi sulla costituzionalità della legge. Alla fine di una cerimonia in cui gli avvocati si sono presi in modo inusuale la scena, arriva la difesa di Davigo da parte del segretario dell’Anm, Luca Poniz, che definisce la protesta dei penalisti “un’iniziativa gravemente impropria che vorrebbe negare la presenza stessa e la voce a un interlocutore, persino nella sua veste istituzionale”.

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