Cronaca

Perché aumenta il rischio valanghe

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PHILIPPE ROYER / ONLY FRANCE

Pericolo valanghe

L’aumento degli influssi caldi fa aumentare il rischio valanghe in montagna perché la neve è meno “stabile”. A sottolinearlo con l’AGI e’ il climatologo del Cnr, Antonello Pasini, dopo la notizia delle ultime slavine: una, in Val Senales in Alto Adige, che ha ucciso una donna e due bambine, e un’altra sulle Alpi Sarentine. E per questo serve “più cultura del rischio. Seguiamo i grandi vecchi che dicevano che la montagna va rispettata” invita l’esperto.

Il riscaldamento globale, quindi, torna ad essere uno dei principali imputati di eventi come questo. “La temperatura sempre maggiore e la neve molto pesante – sottolinea Pasini – fanno sì che l’assestamento di questa neve sia meno stabile. A volte succede che nevichi per un’ondata di freddo e che poi, invece, ci sia un’ondata di caldo, e questo può provocare il fenomeno delle valanghe”.

“In alcune zone ci sono eventi precedenti – ricorda il climatologo – l’anno scorso nella zona di Asiago e nel bellunese ci fu la famosa tempesta Vaia e moltissimi alberi vennero sradicati. Tutti quei versanti ora sono a rischio valanghe perché non ci sono più gli alberi che hanno un’importante funzione di contenimento”.

La tempesta di Vaia del 26-30 ottobre 2018, fu caratterizzata da un’alluvione con precipitazione di pioggia record e da un fortissimo vento di scirocco che, soffiando per diverse ore, provoco’ la morte di milioni di alberi con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. La stima fu di 14 milioni di alberi abbattuti su una superficie di 41 mila ettari.

“A volte eventi climatici di tipo diverso possono impattare – prosegue Pasini – e in generale il passaggio da eventi molto freddi a eventi molto caldi favorisce episodi di tipo valanghivo. Ci sono alluvioni nelle valli e nevica 300 metri più su, e tutta quella neve poi diventa pioggia. Aumentano gli influssi caldi in particolare nell’area del Mediterraneo, basta vedere il caldo che abbiamo avuto a Natale…”.

Come evolverà la situazione?

Pasini risponde che “sulle Alpi difficilmente, nei prossimi decenni, sarà sostenibile un turismo sciistico sotto i 2 mila metri. Ci sono e ci saranno problemi per questo tipo di turismo”. Cosa si può fare? Restando validi gli accorgimenti suggeriti ormai da anni dagli esperti del clima per ridurre le emissioni di gas serra.

Ma Pasini aggiunge: “Bisogna adattare il territorio a questa situazione, bisogna prestare attenzione al pericolo valanghe con difese di contenimento lungo i versanti delle montagne. Così come l’agricoltura pensa al cambiamento di colture, anche il settore turistico deve diversificare l’offerta. Magari – scherza, ma non troppo – pensare a portare le scarpe da trekking invece degli sci…”. Insomma, conclude: “Bisogna adattare il proprio territorio, ma anche la propria mentalità”. Rispettare la montagna, come dicevano i grandi vecchi.  

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