Cronaca

Oltre agli stuzzicadenti Samurai a Enzo Lotti si devono anche i cotton fioc

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VOISIN / PHANIE

È morto a 87 anni, l’imprenditore mantovano Enzo Lotti, papà degli stuzzicadenti Samurai. Lotti è spirato domenica a Borgo Trento, dopo una breve malattia. Il nome di Lotti è legato alla Sis, l’azienda mantovana specializzata nella vendita di stuzzicadenti realizzati con betulla giapponese, da cui il nome Samurai. Oggi la Sis, che ha cambiato nome in Sisma, è un colosso che fattura 57 milioni, esporta il 21% del prodotto, dà lavoro a 260 dipendenti distribuiti tra i due stabilimenti mantovani di Valdaro e Villanova De Bellis e quello milanese di Bollate, comprato negli anni ’90 dal colosso americano Procter & Gamble. Tra i prodotti di punta, oltre ai Samurai, annovera anche i cotton fioc e i dischetti struccanti Cotoneve, Farmacotone e Logex.

Vedeva lontano Enzo Lotti. Aveva iniziato la sua attività imprenditoriale nel Secondo dopoguerra assieme al fratello Giovanni ma fu negli anni ’60, che arrivò la svolta. Un giorno Enzo e Giovanni si imbatterono a Milano nel signor Tanaka che vendeva betulla del suo Paese: il Giappone. I fratelli intuirono che per le sue caratteristiche poteva servire per fare ottimi stuzzicadenti. Fu un successo.

“È un simbolo della tenacia nipponica ma anche di quella del contadino mantovano”, ha raccontato tempo fa al Giorno Alessandro Lotti, figlio di Enzo e presidente del consiglio d’amministrazione di Sisma. Trascorsero una decina di anni e arrivò la seconda grande intuizione. “Negli anni Settanta durante un viaggio negli Usa per raccattare nuove idee ci siamo imbattuti nei bastoncini per l’igiene dell’orecchio e li abbiano portati in Italia, chiamandoli ‘Cotoneve’”.

E infine, “negli anni Novanta abbiamo acquisito lo stabilimento di Bollate. E ci siamo messi a produrre i dischetti struccanti, ma lo abbiamo fatto con una tecnologia di alta qualità che li rende più igienici e resistenti”.

Enzo Lotti è “il protagonista di una stagione straordinaria, quella degli anni Sessanta, che ha trasformato l’economia del nostro territorio da agricola in industriale”, ricorda la Gazzetta di Mantova. “Le persone a lui più vicine lo raccontano come dedito al lavoro: ‘Affrontava con grande entusiasmo tutte le sfide che venivano proposte dal mercato e dalla tecnologia’”. L’imprenditore lascia la moglie Bruna e le figlie Mariella e Isabella, oltre ad Alessandro. Giovanni è morto nel marzo del 2015, anche lui dopo una breve malattia.

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