Cronaca

Lampedusa esplode tra sbarchi e tensioni. Il sindaco, tempo scaduto

Lampedusa resta un porto drammaticamente aperto. Circa 150 gli ultimi migranti arrivati. E il sindaco Totò Martello con l’AGI parla di “triplice emergenza: migranti, coronavirus ed economica”. Il suo è quasi un urlo rivolto al governo nazionale e a quello della Regione: “Non ci bastano più le chiacchiere e la solidarietà a parole. Alla fine di tutto i lampedusani rischiano di finire nelle mani di gente del malaffare”.

Sbarchi uno dopo l’altro, in autonomia, col favore delle tenebre. Un primo natante è giunto in porto autonomamente con 64 persone; una seconda barca con 72 e una terza con 10 migranti, questi ultimi scortati dalle motovedette. Dei nuovi arrivati, informa il sindaco, 82 sono stati trasferiti, 64 sono sul molo Favarolo, in una tenda allestita dalla Protezione civile. A loro si aggiungono i 44 collocati in quarantena nella Casa di fraternità; mentre 116 restano all’hotspot pieno oltre la capienza, sempre in quarantena in attesa degli esiti dei tamponi”.     

Ribadisce Martello in una sorta di sfogo-invettiva: “Alle emergenze migranti e coronavirus, si somma la crisi economica dell’isola. Per questo chiediamo che il governo prenda in considerazione l’allarme lanciato più volte da questa isola per impedire che alla fine del coronavirus il tessuto economico e sociale di Lampedusa finisca nelle mani di gente del malaffare”.  E avverte: “Non ci basta più la solidarietà verbale: chiediamo interventi immediati a sostegno della popolazione e chiediamo una nave per la quarantena dei migranti. Il tempo è scaduto”.

Evocato dal primo cittadino, interviene anche il governatore Nello Musumeci: “Lampedusa vive una condizione di seria preoccupazione: non è possibile che i natanti con i migranti debbano potere arrivare sull’isola e sbarcare quei poveri fratelli quando l’hotspot è assolutamente stracolmo. Abbiamo chiesto più volte che si utilizzasse una nave ormeggiata in modo da potere fare su questa la quarantena, e non sulla terraferma. Non ci vuole molto… La Sicilia ha già tantissimi problemi, e il governo non può assolutamente scaricare questo dramma sul sistema regionale, alimentando una forte tensione tra i cittadini”. 

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