Cultura

L’America riscopre il tremendo fascino del Tirannosauro

L'America riscopre il tremendo fascino del Tirannosauro

Ancora considerato uno dei più feroci predatori di tutti i tempi, il Tyrannosaurus Rex è anche uno dei più affascinanti oggetti di studio della scienza. 

Dalla sua scoperta, nel 1905, gli studi sul re dei dinosauri si sono intensificati, e “oggi stanno andando avanti più che mai”, ha commentato al New York Times il paleobiologo della University of Alberta in Canada Philip J. Currie.

I risultati di questi studi saranno osservabili anche dal pubblico in una serie di mostre imperdibili, per chi avrà la fortuna di essere dalle parti degli Stati Uniti nei prossimi mesi.

“In tutta la sua gloria”

L’11 marzo sarà inaugurata una nuova esposizione dal titolo “T. Rex, il predatore definitivo” nel Museo di Storia Naturale di New York.

In giugno invece, lo Smithsonian National Museum of Natural History, a Washington, riaprirà la “Sala dei fossili”, nella quale sarà esposto lo scheletro quasi completo di un T Rex “in tutta la sua gloria”, come scrive il New York Times.

A curare la mostra del Museo di Storia Naturale di New York saranno due ricercatori di lunga data nell’ambito della paleontologia: Mark Norell, che nel museo si occupa dei fossili di anfibi, rettili e uccelli, e Gregory Erickson, paleobiologo della Florida State University. Intervistati dal Nyt, gli esperti hanno precisato che c’è molto oltre l’aspetto spaventoso e affascinante dei T. Rex: c’è una storia dell’evoluzione estremamente significativa.

Solo uno fra tanti, il Tyrannosaurus Rex appartiene a una superfamiglia che risale a 100 milioni di anni prima della comparsa del suo membro più famoso e che annovera almeno altri venti dinosauri simili.

Anzi, all’inizio della loro comparsa, i T. Rex erano tutt’altro che temibili predatori: la dimensione di questo dinosauro poteva andare da quella di un cane a quella di un cervo. E così è stato per milioni di anni.

“È servito tanto tempo all’evoluzione per creare il T. Rex”, spiega al Nyt Stephen Brusette, paleontologo dell’Università di Edimburgo e autore di un recente libro sul tema, “Per la gran parte del tempo sono stati predatori di secondo o, addirittura, terzo piano”.

Sarà solo verso la fine dell’era dei dinosauri, 65 milioni di anni fa, che il T. Rex diventerà il re dei tiranni lucertola, dal significato italiano del suo nome. 

Tre utilitarie nelle fauci

Un’analisi della muscolatura del T. Rex rivela che le sue fauci avevano una forza di 3600 chili (quanto il peso di tre utilitarie) e che era in grado di spezzare le ossa di altri dinosauri, come dimostrano i parziali resti di ossa digerite nelle sue feci fossilizzate.

All’apice del suo sviluppo, il T. Rex poteva crescere di due chili e mezzo al giorno e vivere fino all’età di trent’anni.

Segni di ferite rimarginate dovute al morso di un T. Rex su altri fossili ci dicono anche che cacciava gli altri dinosauri, anche se molto probabilmente cercava anche cibo sparso, come precisa Emily Osterloff in un articolo pubblicato sul sito del Museo di Storia Naturale di Londra. 

L’antenato del serpente piumato

Un tema di dibattito che da anni appassiona osservatori e ricercatori e se il T. Rex avesse o meno le piume.

Secondo quanto riporta proprio lo Smithsonian sul suo sito, il re dei dinosauri è sempre stato immaginato ricoperto di scaglie, fino a quando non sono stati trovati indizi sul fatto che in realtà potesse avere un manto piumoso.

Era il 2012 e la scoperta, in Cina, di un antenato piumato del tirannosauro ebbe un effetto incisivo sull’immaginazione collettiva.

Tuttavia, più recenti studi hanno chiarito questo punto: molto probabilmente il T. Rex era ricoperto da scaglie, come dimostrano dei fossili trovati in Montana e studiati da un team internazionale di ricercatori (qui lo studio pubblicato dalla Royal Society).

Dal momento che il T. Rex ha vissuto esclusivamente in Nord America, è proprio qui che vengono condotti i maggiori studi e che possono essere visitati i resti meglio conservati di un T. Rex.

Il genere sconosciuto

Tra questi il più grande e completo mai esposto si chiama Sue (dal nome della sua scopritrice, Sue Hendrickson) ed è possibile vederlo nel Field Museum di Chicago.

Trovata nel 1990, Sue è costata al museo 8,3 milioni di dollari (7,33 milioni di euro), che si è ripagata attirando visitatori da tutto il mondo.

Ma se si usa il femminile in onore di chi l’ha trovata, è importante precisare che finora è stato possibile attribuire il genere a un solo T. Rex, scoperto nel Montana nel 2005, i cui resti mostravano i segni di un’ovulazione in corso. Il più grande T. Rex mai trovato invece si chiama Scotty e verrà esposto a maggio nel Museo Reale di Saskatchewan a Regina, in Canada.

Scoperto nel 1991 nella valle del Frenchman River, quasi al confine con l’Alberta, Scotty ha richiesto quasi vent’anni di duro e paziente lavoro manuale per essere completamente rimosso, in vista del suo debutto in società. L’unico aggettivo scelto dai curatori del museo per descrivere il loro nuovo ospite è “massive”, enorme.     

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