Cronaca

Il papà di Fortnite è diventato più ricco di George Soros

Il papà di Fortnite è diventato più ricco di George Soros

 Twitter – Fortnite

La domanda è: che balletto avrà usato per festeggiare? Sì, perché Tim Sweeney di motivi ne ha qualche miliardo, proprio grazie alle danze diventate simbolo di Fortnite, il gioco dell’anno. Sweeney è fondatore e ceo di Epic Games, la società che lo sviluppa. E grazie al suo successo è entrato dritto dritto tra i primi 200 uomini più ricchi del pianeta. Secondo il Bloomberg Billionaires Index è 192esimo, con un patrimonio stimato di 7,16 miliardi di dollari. Cioè un centinaio di milioni in più rispetto a George Soros e Silvio Berlusconi. E 600 milioni in più rispetto a George Lucas. Ecco: Fortnite ha permesso di fare più soldi di Guerre Stellari.

Il patrimonio di Sweeney

Chiaro: Epic Games non è solo Fortnite. Però il gioco ha senza dubbio contribuito parecchio al conto in banca di Sweeney. Si tratta, è bene sottolinearlo, di una stima. La società non è quotata: il suo valore non fluttua in base a scambi pubblici, non è noto, così come – di conseguenza – non si sa quanto pesi la quota di Sweeney. Bloomberg ha indicato il patrimonio sulla base del presunto valore assegnato a Epic Games nell’ultimo round di ottobre: un gruppo di imprenditori guidato dal private equity KKR ha sborsato 1,3 miliardi. L’investimento avrebbe valutato la compagnia 15 miliardi di dollari. Sweeney non è l’unico azionista (tra gli altri, c’è la cinese Tencent) ma ha in tasca una quota consistente.

Il successo di Fortnite

Fortnite ha cambiato passo quando ha introdotto la modalità “Battle Royale”: un tutti contro tutti a ingresso gratuito e partite a tempo. Il gioco guadagna dagli acquisti in app compiuti dagli utenti. Fortnite ha ottenuto grande successo grazie alla sua malleabilità: è adatto a giocatori incalliti ma è anche molto intuitivo, si può giocare da singoli, coppie o squadre, è disponibile su diverse piattaforme (mobile, pc, console). E ha saputo attingere dalla cultura popolare (tanto da essere accusata di aver copiato alcune famose danze). Così è diventato un fenomeno, anche di costume grazie agli sportivi (da Antoine Griezmann a Marc Marquez) che hanno adottato i balli celebrativi dei personaggi di Fortnite per festeggiare gol e vittorie. Risultato: il titolo ha incassato 3 miliardi di dollari nel 2018, 1,6 dei quali sono finiti nelle tasche di Epic Games.

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Non solo Battle Royale

Fortnite non è stata l’unica idea vincente di Tim Sweeney: nel 1998, Epic Games ha pubblicato Unreal, gioco di grande successo. Anziché tenere tutto per sé ha battezzato Unreal Engine: è l’impalcatura software con cui sviluppare centinaio di titoli. Epic Games offre questo motore grafico in licenza e incassa una quota ogni volta che uno sviluppatore vende un gioco costruito con Unreal Engine.

Con lo stesso meccanismo (una tariffa del 12% per ogni incasso), il 4 dicembre Sweeney ha annunciato la nascita di un negozio digitale. Epic Games diventa così anche un distributore, in concorrenza con Stream e – in parte – con Apple e Google. Una mossa che potrebbe consentire alla società di diversificare e di non dipendere dal successo di un solo titolo. Sweeney sa bene che un Fortnite non si sforna una volta l’anno, ma può guardare con ottimismo alla sua società e al suo portafoglio.   

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