I detenuti del carcere di Monza si sono detti “disponibili qualora ci fosse la necessità a prestarsi come donatori di sangue”. Lo hanno annunciato al garante dei detenuti per la Lombardia Carlo Lio, che questa mattina è andato a parlare con un gruppo di loro, nel penitenziario, collegandosi, via Skype anche con il garante nazionale Mauro Palma. Per Lio, intervistato dall’AGI, si tratta di “un grande gesto, di umana solidarietà quello che arriva da Monza. Anche lì, come in tutti i penitenziari del Paese, si devono fare i conti con le celle troppo piene. Che in questo periodo di emergenza sanitaria si possono trasformare in pericolosi focolai di contagio. Durante l’incontro, alcuni detenuti si sono fatti portavoce delle richieste di tutti: fare chiarezza sulla possibilità che ci sia un indulto. Possono sperare oppure no? La risposta non è stata velata. “No” indulto e amnistia sono misure impossibili in questo periodo, “è folle”.
“Per l’indulto – spiega Lio – non ci sarebbero i numeri necessari in Parlamento e neanche la volontà politica”. La situazione non è migliorata con le misure varate dal governo con il decreto Cura Italia per ridurre il sovraffollamento carcerario e così il rischio contagio da coranavirus nelle carceri. Per Lio “sono ampiamente insufficienti, perché hanno mutuato nel decreto la vecchia legge 199, per la facilitazione dei domiciliari. Ma l’hanno appesantita rendendo necessario il braccialetto elettronico. Questa condizione non va bene perché non ci sono braccialetti disponibili. Si fa un provvedimento senza pensare che poi non ci sono gli strumenti per applicarlo”.
Il braccialetto, infatti, è indispensabile per la concessione della detenzione domiciliare a chi deve scontare pene residue sino a 18 mesi. C’è però chi lavora “nelle pieghe della norme per velocizzare le procedure”. Sono due donne: un grazie, anzi “un monumento” il garante lombardo dei detenuti lo farebbe ai presidenti del “Tribunale di sorveglianza di Milano e Brescia, la dottoressa Giovanna Di Rosa e la dottoressa Monica Lazzaroni. Stanno facilitando l’attuazione di un decreto lacunoso”.
Ma come? In pratica “stanno facilitando le uscite dei detenuti che ne hanno titolo, utilizzando la legislazione attuale ma sveltendo le procedure, perché si rendono conto che più gente esce e meglio si governa questa emergenza”. “I tempi di valutazione dei loro fascicoli sono ampiamente dimezzati. E, mi diceva ieri Di Rosa, che solo nel distretto di Milano ha già provveduto a rilasciare 340 detenuti”.
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