Cronaca

Confino o eutanasia per la tartaruga palustre che minaccia la biodiversità in Sardegna 

È considerata una minaccia per la biodiversità in Sardegna la ‘Trachemys scripta’, rettile d’acqua dolce onnivoro diventato la specie di testuggine palustre più diffusa sul mercato internazionale degli animali da compagnia, a causa di un mercato incontrollato per decenni.

La Regione ha autorizzato un piano di eradicazione della tartaruga palustre americana, inserita nell’elenco delle 100 specie mondiali più invasive e fra quelle esotiche invasive (una cinquantina) di rilevanza nazionale. Sue prede sono anfibi, uccelli acquatici e pesci autoctoni. Gli esemplari possono raggiungere una lunghezza di 30 centimetri, ma in media il carapace è fra i 13 e i 20 centimetri. 

Il piano, che le Province e la Città metropolitana di Cagliari dovranno applicare a livello locale, si propone di mappare la distribuzione della specie in Sardegna e catturare gli esemplari presenti in natura. Il loro destino? Il ‘confino’ in appositi centri di detenzione o l‘eutanasia. 

​In particolare, potranno essere abbattuti gli animali catturati in province in cui non sono stati attivati i centri di confinamento o gli esemplari con malattie gravi e incurabili che provocano sofferenze all’animale. Dovranno poi essere individuati siti di stoccaggio temporanei (per esempio, congelatori) e idonei metodi di smaltimento delle carcasse. Sulle operazioni vigilerà il Corpo forestale della Regione.    

“Alcune specie invasive sono la seconda causa di perdita della biodiversità nel mondo e possono generare molteplici conseguenze negative sulle specie autoctone, come predazione, parassitismo, diffusione di malattie e modifica dell’ecosistema”, ha spiegato l’assessore all’Ambiente Gianni Lampis, che ha firmato il decreto di approvazione del piano, dopo il parere positivo dell’Ispra-Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale e del Comitato regionale faunistico.  

“Una di quelle più diffuse in Sardegna è la tartaruga palustre americana, perciò era necessario predisporre linee guida regionali con l‘obiettivo di eradicare questa specie dal territorio isolano attraverso specifiche misure di contenimento e attività di formazione e informazione capillare sul territorio regionale, anche in sinergia con gli altri soggetti competenti in materia ambientale, considerando che le attività di eradicazione ricadranno anche all’interno dei siti Natura 2000”. 

La Regione intende catturare gli esemplari con gabbie o zattera trappola galleggianti (basking traps), da piazzare in zone ombreggiate da aprile a ottobre e da controllare almeno una volta al giorno, per evitare inutili stress agli animali catturati, in particolare se appartengono ad altre specie. L’alternativa è la cattura tramite trappole-nassa a doppio ingresso, da piazzare a mezz’acqua o rasente il fondo, a cura di pescatori esperti o di ‘catturatori’ formati.

Il ministero dell’Ambiente aveva imposto ai proprietari di esemplari di questa specie di denunciarne il possesso entro il 31 agosto 2019. L’estate scorsa la Regione Sardegna ha individuato tre centri autorizzati ad accogliere le tartarughe palustri americane che non potevano più essere tenute in ambiente domestico, dato il divieto assoluto di abbandonarle in natura: due Carfs-Centri di allevamento e recupero della fauna selvatica dell’agenzia regionale Forestas a Monastir (Cagliari) e Bonassai (Sassari) e il parco di Monte Claro a Cagliari, indicati come siti per detenzine e il confinamento degli esemplari catturati.

In Sardegna la popolazione della Trachemys scripta – di cui  il decreto non cita l’entità – è concentrata nell’isola di San Pietro, in un’area della Città metropolitana di Cagliari, in alcune zone costiere dell’Oristanese, del Sassarese e della Gallura. Il piano di eradicazione si propone anche di sensibilizzare e informare le comunità sui problemi della diffusione delle specie aliene invasive.

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