Cronaca

Come gestire le spiagge libere? Il dilemma di regioni e comuni

Se in tutta Italia gestori di stabilimenti e bagnini si interrogano su come gestire il distanziamento dei clienti e sono in attesa delle indicazioni delle autorità sanitari, la questione delle spiagge libere è ancora in alto mare. 

“Qualcosa ci inventeremo” è il laconico commento di Antonio Decaro, sindaco di Bari, e presidente dell’Anci, “Per la spiagge pubbliche non so come faremo, perché vanno contingentate le presenze ma a Bari abbiamo 42 chilometri di costa e anche schierando l’esercito sarà difficile contingentare gli ingressi

Il primo cittadino di Bari ha assistito all’avvio dei lavori di manutenzione della spiaggia di San Girolamo. “Il tema è che non sappiamo come gestiremo quest’estate” ha spiegato Decaro “perché le linee guida dell’Inail e dell’Istituto superiore di sanità danno indicazioni per le spiagge private e pubbliche: distanze tra gli ombrelloni, di 5 metri per ogni fila e di 4 tra un ombrellone e l’altro, nuclei familiari diversi devono avere sedie e sdraio almeno a due metri di distanza, inoltre persone contate e ingressi contingentati”.

Secondo il sindaco, l’applicazione di tali linee guida è più facile per le spiagge private, “di sicuro in questa città non ci saranno lidi privati aperti e spiagge libere chiuse, ci inventeremo qualcosa per consentire a tutti di andare al mare”.

Intanto, aggiunge Decaro, “anche sulle spiagge utilizzate mascherine e dispositivi di protezione individuale”. “Sono previsti oltre 30 gradi” ha detto “e verrà voglia a tutti di andare al mare, ci andremo ma senza assembramenti, utilizzando anche con il caldo e sotto il sole la mascherina e i dispositivi di protezione individuale”.

Più ottimismo in Emilia-Romagna dove “il 18 maggio tutti i cittadini potranno venire a passeggiare sulle spiagge, che saranno quindi aperte per la frequentazione” anche se “gli stabilimenti balneari potranno aprire dal 25 maggio”, come annunciato da Simone Battistoni, presidente regionale del Sindacato Italiano Balneari e vicepresidente nazionale dell’associazione. “La ratio della norma” spiega “è che così ci sia una gradualità, ma l’importante è che possiamo cominciare da lunedì a vivere la spiaggia. Certo, per noi è un’altra settimana di attesa ma l’importante è che le norme siano applicate bene”.

Commentando poi il recente protocollo regionale, Battistoni sostiene come “la Regione si sia impegnata e abbia lavorato in collaborazione con noi quindi il giudizio nel suo complesso è assolutamente positivo. Ovviamente è una mediazione tra le norme sanitarie e quello che avveniva prima per cui è chiaro che perderemo un certo numero di ombrelloni e che dovremo organizzarci per l’igienizzazione e per quello che va fatto per una vacanza sicura. È indubbio che sarà impegnativo ma – sottolinea – il punto critico non è quello regionale ma il fatto che ogni giorno esce un contributo nuovo di un nuovo ente che ci mette in difficoltà e di cui non sappiamo chi è il referente”.

Perplessità del sindacato balneari invece in Sardegna la prossima settimana. “In teoria, dal punto di vista logistico saremmo pronti a ripartire, ma il problema è applicare tutte queste norme che, tra l’altro, non sono neppure certe”, ha spiegato il presidente regionale del Sib Sardegna, Claudio Del Giudice, contattato dall’AGI a proposito dell’apertura dei litorali ai bagnati annunciata dal presidente della Regione, Christian Solinas. “In base alle disposizioni dell’Inail, come operatori balneari abbiamo una spada di Damocle sopra la testa, perché siamo sempre e comunque responsabili di un eventuale contagio”, sottolinea inoltre Del Giudice.

In Veneto, la regione più turistica d’Italia con 18 miliardi di fatturato e di questi 9 fatti con le spiagge, 32 milioni di presenze in spiaggia, “parlare di spiagge è questione di vite o di morte dell’economia” dice il governatore del Veneto Luca Zaia, “Con un distanziamento tra gli ombrelloni di 5 metri ci possiamo anche far entrare un camion tra le file”.

“Così come sono, le regole del Governo per la riapertura al pubblico sono inattuabili”, quindi per il momento “preferiamo attendere che vengano attenuate, prima di decidere se e come ripartire” dice all’AGI Raffaele Esposito, presidente per la Campania della Federazione italiane imprese balneari

Il protocollo sanitario varato dall’Istituto superiore di sanità e dall’Inail lascia perplessi i balneari, che lo considerano troppo rigido, soprattutto per alcune zone della Campania. “Bisogna tenere conto della morfologia del territorio, ci sono spiagge che hanno pochissima profondità, per esempio quelle della Costiera. È impossibile lì garantire 5 metri di distanza tra una fila di ombrelloni e l’altra o 4,5 metri tra quelli sulla stessa fila. I gestori non riuscirebbero a recuperare neanche le spese”.

Discorso diverso, invece, per gli stabilimenti che possono sfruttare una maggiore ampiezza e che non avranno grossi problemi a seguire questo protocollo. La Fiba promuove e condivide, invece, le misure relative alla sanificazione, all’utilizzo dei dispositivi di protezione fino al raggiungimento dell’ombrellone e la raccomandazione di preferire la prenotazione del posto in spiaggia.

 Dall’incontro con la Regione è emersa la possibilità di ripartire il 18 maggio con la cosiddetta fase 3, ma Esposito predica calma. “Aspettiamo le prossime ore per capire se ci sono i margini per limare l’attuale protocollo e adattarlo alle caratteristiche del nostro territorio, anche perché la fretta in questa situazione non serve. Non avremmo comunque un boom di clienti, quindi è meglio aspettare per avere le idee chiare su come ripartire”.

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